Ascoltiamo la parola di Dio dal secondo libro di Samuele: “Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d’aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: «È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Urìa l’Ittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla”. Il testo biblico racconta il grande peccato di Davide: egli porta a compimento il desiderio cattivo di “entrare in possesso” di Betsabea, moglie di Uria. Ma non basta. Per nascondere il misfatto, Davide manderà a morire in guerra lo stesso Uria. Che cosa ci insegna l’episodio? Ci ricorda che peccato chiama peccato, che il peccato rende schiavi del peccato, che è necessario essere sempre vigilanti perché il male non tocchi mai la nostra vita. Cadere è facile, rialzarsi difficile.
La parola del giorno “È Betsabea, figlia di Eliàm…”
