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La Messa si celebra e diventa vita

Il 10 febbraio del 2014, in una sua omelia, il Santo Padre Francesco affermava: “La Liturgia è un entrare nel mistero di Dio, lasciarsi portare dal mistero ed essere nel mistero […], è il tempo di Dio, lo spazio di Dio, la nube di Dio che ci avvolge tutti”.  Quanto qui è detto della liturgia in generale, si addice certamente in modo del tutto speciale alla Celebrazione Eucaristica che, della liturgia, costituisce l’espressione più alta.

In effetti, la Messa è la celebrazione del mistero di Dio che, in Cristo morto e risorto, si dona a noi quale vero Salvatore dell’uomo e del mondo. Per questo sant’Ambrogio poteva esclamare, rivolgendosi al Signore: “Io ti trovo nei tuoi misteri”. In tal modo ci è ricordato che la liturgia, e la Messa in particolare, non è “una cosa da fare” quanto piuttosto “una Persona da incontrare” (M. Magrassi).

Entrare sempre di più e sempre meglio in questa dimensione della vita orante della Chiesa esige formazione accurata e prolungata, un cammino di approfondimento nella conoscenza e nell’assimilazione intima dei riti e delle preghiere che, al tempo dei Padri antichi, prendeva il nome di “mistagogia”.

Di mistagogia avvertiamo urgente necessità, perché la Celebrazione Eucaristica possa conservare o ritrovare la sua centralità nella vita cristiana, così che per tutti sia normale ripetere quanto, con audacia e determinazione, risposero i cristiani di Abitene, nel IV secolo, al persecutore romano, deciso a impedire il loro raduno domenicale: “Senza la Messa non possiamo vivere”.

Il testo, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, va proprio in questa direzione. La cura con la quale don Luciano Marotta ha arricchito il Messale Romano con gli insegnamenti di Papa Francesco, potrà certamente aiutare ad accostare la Messa con maggiore consapevolezza, a capire meglio le diverse parti della celebrazione, ad amare con più grande intensità il rinnovarsi del mistero della nostra salvezza in Cristo per il tramite dei santi segni, mediante i quali la liturgia trova la propria realizzazione.

Romano Guardini, a metà del secolo scorso, era già solito ribadire la necessità urgente di rendere nuovamente eloquenti i segni della celebrazione liturgica. Oggi, a distanza di tanti anni, quella necessità si ripropone a noi in tutta la sua urgenza. Rispondere a questa necessità è il compito proprio della mistagogia, nella quale proprio l’attuale Pontefice, nei commenti che accompagnano il Messale, appare maestro.

Il presente volume è animato da un’ulteriore e santa preoccupazione. È il titolo stesso a suggerirla: il passaggio dalla celebrazione alla vita. La mistagogia, in realtà, se da una parte introduce alla comprensione dei divini misteri, dall’altra accompagna a un’esperienza sempre più viva di quegli stessi misteri, perché siano orientativi dell’intera esistenza. Così si rivolgeva ai suoi interlocutori san Leone Magno, durante una Veglia pasquale: “Vi abbiamo suggerito di partecipare alla Croce di Cristo, perché la stessa vita dei credenti realizzi in sé il mistero della Pasqua, e così onori con la solennità ciò che si divulga con la vita” (Sermone LXXI).

Conoscenza e assimilazione dei riti e delle preghiere hanno sempre come approdo necessario una più viva partecipazione al mistero celebrato. E partecipazione autentica si avrà, se la vita assumerà di volta in volta una forma sempre più eucaristica, perché salvata e rinnovata dall’amore del Signore, crocifisso, morto e risorto per noi. Il cristiano non può vivere senza la Messa e la Messa dà contenuto alla vita cristiana: “La Messa si celebra e diventa vita”.

In questo senso, il testo che viene pubblicato avrà raggiunto lo scopo che si prefigge, e da tutti auspicato, se quanti avranno modo di leggerlo e meditarlo potranno affermare con verità e nella gioia, insieme a san Paolo, dopo ogni Celebrazione della Messa: “Per me il vivere è Cristo” (Fil 1, 21).

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