Lectio Divina – Giosuè 1, 1-9 (traccia)

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Lectio Divina – Giosuè 1, 1-9 (traccia)

Lectio Divina – Giosuè 1, 1-9 (traccia)

Dio porta avanti il suo piano

Giosuè 1, 1-9
Istituto Ravasco, 8 ottobre 2016

Introduzione al libro di Giosuè
Il sesto libero della Bibbia si apre con un’affermazione, che costituisce un punto di partenza per la comprensione dell’intero libro: “Dopo la morte di Mosè” (1, 1).
In questa affermazione vi è l’introduzione alla novità che segue e la sottolineatura dell’unicità di Mosè: non è sorto e mai potrà sorgere un profeta simile a Mosè, che ha goduto di una specialissima relazione con Dio.

La collocazione del libro nel canone biblico
Qualcuno ha parlato di Esateuco: il libro di Giosuè andrebbe incluso nell’insieme costituito dai primi cinque libri della Bibbia. La promessa del possesso della terra di Canaan costituisce il filo conduttore che percorre tutto il Pentateuco. Per motivi di completezza si potrebbe considerare l’unità dei sei libri. Ma non è così semplice.

Il libro tra storia, storiografia e letteratura
Fa parte dei “libri storici”. In quale senso?
Abbiamo tre concetti fondamentali per capire un testo che parla del passato: storia, storiografia e letteratura.
La storia ricostruisace il passato sulla base di documenti e fonti.
La storiografia, senza la quale non c’è storia, rappresenta la particolare maniera di interpretare la storia a partire da un determinato ambiente, cultura o progetto comunicativo.
La letteratura è proprio questo uso personale delle fonti storiche: lo storiografo non è semplicemente il redattore di documenti di archivio, ma un vero e proprio scrittore capace di plasmare la materia secondo le coordinate indicate prima.
Il libro di Giosuè è storico perché i loro autori vollero raccontare dei fatti: ma potremo capire adeguatamente questi fatti solo riconoscendo le convinzioni letterarie che essi utilizzano e indagando sul loro stile e la loro convinzione teologica.

Per meglio capire le narrazioni bibliche
Teniamo presenti alcuni dati generali della narrativa biblica.

  1. Generalmente il narratore biblico non dimostra grande interesse per la descrizione dei paesaggi né dei personaggi, di cui normalmente ignora le caratteristiche fisiche o psicologiche, soprassedendo persino sulla descrizione dei loro sentimenti, pensieri e reazioni. Quando uno di questi elementi emerge dalla pagina biblica risulta particolarmente significativo. E va considerato con grande attenzione.
  2. Quando questi riferimenti espliciti sono assenti, i personaggi si rivelano soprattutto attraverso le loro azioni e dialoghi.
  3. Il narratore biblico si presenta come un descrittore esterno della vita e dei fatti dei suoi personaggi. E’ il lettore che deve trare le conseguenze o formulare un giudizio, anche se il narratore tende a pilotare il giudizio nella direzione da lui voluta.
  4. In base alla cosiddetta “economia della narrazione”, i narratori biblici si concentrano sull’essenziale di ciò che succede: il prodotto narrativo è stringato. I testi biblici erano scritti dando per scontato che sarebbero stati letti tante volte e con attenzione, fino a essere imparati a memoria: nel mondo antico i libri erano rari e la riproduzione difficile.
  5. I racconti biblici presentano pochi personaggi che agiscono contemporaneamente: in genere due protagonisti, al massimo tre. Solo nel momento in cui questi concludono le loro azioni viene introdotto qualche nuovo personaggio. Tutto questo dà ai dialoghi un tono di solennità e di ordine.
  6. Il narratore biblico non è mai neutrale verso quanto racconta e fa tutto il possibile perché il lettore accolga un determinato punto di vista, si identifichi con alcuni personaggi e ne respinga altri. Vi è un intento pedagogico nella narrazione: aiutare a riconoscere e seguire il bene, a rifuggire il male.

L’eziologia, per capire i libri storici
L’etimologia della parola rimanda alla parola “causa”: si intende qualificare una narrazione che getto lo sguardo sul passato per cercare l’origine o la causa di determinati fenomeni che fanno parte dell’ambiente vitale del destinatario dell’opera letteraria. E’ un modo per giustificare il presente, di spiegare fenomeni naturali, nomi di persona o di luogo, usanze o pratiche di vario genere. Questo spiega l’uso ricorrente della formula “fino a oggi”. Esempio: “Giosuè poi eresse dodici pietre in mezzo al Giordano, nel luogo dove poggiavano i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza: esse si trovano là fino a oggi” (4, 9).

La visione teologica globale del libro
E’ ipotesi che il libro risalga al tempo posteriore all’esilio: il lettore del libro, in effetti, è parte di un popolo che avverte il bisogno di riprendersi dopo il duro colpo dell’esilio in Babilonia. Israele è un popolo in grave crisi di identità: è per questo che tornare alle radici e ritrovare le proprie origini risulta fondamentale.
– Questo popolo peccatore è il vero responsabile della sua storia. Il popolo è artefice del proprio destino, avendo perduto il filo conduttore della sua storia che è Dio.
– La tragedia è occasione per guardare avanti e leggere la propria storia passata in chiave di conversione. Ricostruendo sulle proprie macerie, Israele riscopre il rapporto con Dio che perdona ed è ricco di misericordia.
Un’indicazione utile. Il CHEREM.
Questo termine ebraico indica lo sterminio dei nemici, totale o parziale, per motivi religiosi.
Anzitutto è necessario distinguere tra storia e rilettura teologica.
Poi sottolineare quale è la lettura teologica: si vuole indurre il destinatario del libro a rimanere separato dalle popolazioni straniere per evitare il rischio di contaminazioni idolatriche.

Struttura e contenuto del libro
Ha una struttura bipartita: il primo blocco, comprendente i capitoli 1-12, presenta il resoconto di quella che viene presentata come “la conquista militare” della terra di Canaan; il secondo blocco, di cui fanno parte i capitoli 13-22, contiene una serie di elenchi che indicano nel dettaglio i confini del territorio che Dio ha assegnato al popolo di Israele.
L’elemento di passaggio tra i due blocchi è indicato così: “Giosuè era ormai vecchio e avanti negli anni” (13, 1): si conclude la tappa militare della conquista e si inaugura il percorso di sedentarizzazione delle tribù.

Lectio divina

Interpretazione

  1. La rievocazione della morte di Mosè assume una grande importanza nell’economia del racconto. Il nostro brano richiama due passaggi del Deuteronomio, in cui si fa esplicita menzione di ciò che in Giosuè viene riportato come avvenimento compiuto.
    Dt 3, 28: “Trasmetti i tuoi ordini a Giosuè, rendilo intrepido e incoraggialo, perché lui lo attraverserà alla testa di questo popolo e metterà Israele in possesso della terra che vedrai”.
    Dt 31, 7-8: “Poi Mosè chiamò Giosuè e gli disse alla presenza di tutto Israele: «Sii forte e fatti animo, perché tu condurrai questo popolo nella terra che il Signore giurò ai loro padri di darvi: tu gliene darai il possesso. Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d’animo!»”.
    Il nostro testo è come il compimento di questi due brani: per bocca di Dio stesso Giosuè viene investito della missione di condurre il popolo nella terra promessa e riceve la garanzia dell’assistenza divina per portare a termine il suo compito.
  2. Nel brano vi sono due parti ben distinte: la prima parte (1-4) è incentrata sul tema del possesso della terra promessa e sul possesso dei territori che Dio ha assegnato ai figli di Giacobbe; la seconda parte (5-9) riguarda la persona di Giosuè, la sua relazione con Dio e il contenuto della sua missione.
  3. Analisi dei singoli versetti
    v. 1. Introduce i personaggi che saranno protagonisti nell’intero libro: Dio e Giosuè. Ma vi è anche un terzo personaggio: Mosè, che però è già scomparso. La sua funzione è quella di collegare il racconto che si apre con tutto quello che precede. Inoltre va a qualificare la natura della relazione tra Mosè e Giosuè. Mosè è sempre definito “servo del Signore”, Giosuè, invece, “aiutante di Mosè”. Questo dice la differenza tra i due. D’altra parte, prima della morte (24, 29) Giosuè viene definito “figlio di Nun, servo del Signore”: è suggerita l’idea di un passaggio tra Mosè e Giosuè che si compie al termine dell’esistenza di Giosuè.
    v. 2. Si insiste sulla morte di Mosè. Così si sottolinea l’importanza dell’avvenimento, ma anche si induce a voltare pagina: c’è una novità nella storia della salvezza, si compiono le promesse di Dio.
    v. 3. La legittimità del possesso della terra da parte degli Israeliti rimonta a Dio stesso, che ha affidato al popolo eletto la terra di Canaan. Nessuno potrà, pertanto, mai opporsi.
    La menzioni di Mosè ha la funzione di rimandare direttamente alle parole di Dio rivolge a Mosè la grande promessa: “Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, sarà vostro: i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale” (Dt 11, 24).
    v. 4. Si pone in continuità con il passo del Deuteronomio appena citato e descrive i confini della terra che Dio sta consegnando a Israele.Con il versetto 5 si entra nella seconda sezione e si passa dal “voi” al “tu”. Il “tu” è rappresentato da Giosuè e la sezione è incorniciata dentro un’espressione che sta all’inizio e alla fine, relativa all’assicurazione da parte di Dio che starà sempre a fianco di Giosuè, come ha fatto con Mosè; e gli viene confermata la missione. I versetti centrali riportano il contenuto della missione.
    v. 5. Per quanto potenti, i nemici non potranno resistere a Giosuè, fino al compimento della sua missione. Si sottolinea poi la particolare relazione di Giosuè con Dio: parteciperà della sua amicizia e della sua vicinanza in modo più profondo che tutti gli altri Israeliti. Il punto di partenza della missione è l’assicurazione della vicinanza di Dio. La vittoria non è in potere dell’uomo ma di Dio.
    v. 6-8. Invito al coraggio, relativo però all’osservanza della Legge che Dio ha dato a Mosè. L’accostamento tra il possesso della terra e l’osservanza della legge è importante:
    – l’osservanza della legge è impresa altrettanto ardua quanto l’impresa militare.
    – se il testo di Giosuè è successivo all’esilio, in un tempo in cui Israele non esiste più come entità geografica e politica autonoma, si capisce che la vera terra è la Legge: è la Legge che garantisce a Israele di essere un popolo
    v. 9. Suggella l’impegno divino nell’impegno di Giosuè: Dio sarà vicino e aiuterà.

Attualizzazione

  1. Dio non è estraneo alle vicende dell’uomo. La piena realizzazione di questo nell’Incarnazione.
  2. Dio, con la sua grazia, combatte a fianco dell’uomo nella sua impresa della vita: la santità. Nulla è impossibile a Dio.
  3. Il rimanere nella volontà di Dio significa l’ingresso nella Terra promessa che è la vita stessa di Dio.