Lectio Divina – Marco 1, 16-20; 2, 13-14; 3, 13-19 (traccia)

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Lectio Divina – Marco 1, 16-20; 2, 13-14; 3, 13-19 (traccia)

Lectio Divina – Marco 1, 16-20; 2, 13-14; 3, 13-19 (traccia)

La chiamata di Gesù
Istituto Ravasco

Meditazione

Una breve premessa
Quella di san Marco è il Vangelo del catecumeno. L’evangelista propone un itinerario catecumenale che conduce alla scoperta e all’approfondimento del mistero di Gesù. Si pensi: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”, “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio”.
In questo itinerario una parte del tutto particolare l’hanno i Dodici apostoli. In effetti vi sono sette brani che possiamo chiamare “brani dei Dodici”: qui la via del discepolo, che gradualmente giunge alla conoscenza di Dio, è descritta come segnata dalla presenza dei Dodici. Possiamo affermare che i Dodici accompagnano il cammino di Gesù dalla sua prima affermazione fino alla prova finale.
Nei testi che abbiamo ascoltato, consideriamo le chiamate di Gesù. Le possiamo dividere in due parti, così come lo stesso evangelista mostra di dividerle. La prima parte, che comprende i primi due testi, la chiameremo: le vocazioni presso il lago. La seconda parte, costituita dal terzo capitolo, sarà intitolata: la vocazione sul monte.

Le vocazioni presso il lago
Le prime due chiamate avvengono presso il lago. Ci pongono una serie di interrogativi. Vediamoli.

  1. Dove Gesù chiama?
    Marco insiste chiaramente su questo particolare, che ripete per ben tre volte. Il lago è il luogo dove vive la gente di Galilea e dove vi lavora: Gesù cerca e trova gente nella propria abituale situazione di vita. Marco ci presenta Gesù che va per le strade del mondo a cercare la gente dove vive.
  2. In quale situazione Gesù chiama?
    L’evangelista insiste nel sottolineare la situazione del lavoro. In questo senso, Gesù interpella la gente perché lo segue là dove si trova, nella situazione concreta, che può essere onesta come quella dei pescatori, oppure disonorata e moralmente difficile come quella dell’esattore delle tasse.
  3. Come chiama Gesù?
    Viene sottolineato l’aspetto personale: attraverso un colloquio familiare. Egli si presenta, parla, chiama.
  4. A che cosa chiama?
    Questo non viene specificato se non in maniera generica ma al tempo stesso globale: egli infatti invita a seguirlo. Gesù chiama ad andare dietro a lui8, a percorrere la sua via, chiedendo quindi soprattutto una grande fiducia.
    Il catecumeno, che ha visto qualcosa di Gesù e della sua chiesa e ha sentito un’attrazione, deve decidersi a impegnarsi, a consegnarsi con fiducia totale: non a una causa ma alla persona di Gesù. Gesù non chiama a fare questo o quest’altro, chiama a seguirlo.
  5. Con quale risultato Gesù chiama?
    Marco sottolinea l’urgenza della risposta: tutti acconsentono subito

Questa prima serie di chiamate invita ognuno di noi a prendere coscienza di quanto la nostra vita sia stata trasformata dalla chiamata di Gesù. Per il catecumeno, come per tutti noi, si tratta della chiamata battesimale, della via cristiana sulla quale l’amore del Signore ci ha condotto.

La chiamata sul monte

  1. Il testo è chiaramente distinto da ciò che precede e da ciò che segue, almeno scenograficamente. Al v. 13 e al v. 20 troviamo infatti un cambio di topografia. Nel v. 13 Gesù sale sul monte,  nel v. 20 Gesù va verso una casa. Il protagonista è sempre Gesù, ma è indicato un luogo del tutto particolare nel quale egli sta per compiere qualche cosa di speciale.
  2. Qual è lo sfondo ambientale? Non più la vita quotidiana con la gente al posto di lavoro, ma l’immensa moltitudine dei bisognosi. Situazione molto diversa dalla precedente. Prima un incontro in un ambiente limitato; adesso nel contesto di una moltitudine che ha sete e fame della Parola di Gesù e della sua persona, che desidera essere da lui salvata.
    L’evangelista, che è sempre molto conciso, qui descrive la situazione in modo molto suggestivo. Si mette in rilievo il premere dell’umanità dolorante, in tutte le sue miserie, da ogni parte e non soltanto dalla Galilea e dalla Giudea, verso Gesù. E’ un grande scenario di convergenza dell’umanità verso la persona di Gesù che parla.
  3. In questo scenario Gesù sale sul monte. Che cosa significa?
    Dall’Antico Testamento sappiamo che salire significa separarsi, entrare nella solitudine, vivere un momento speciale di preghiera. In questo senso  san Luca parla di Gesù che sale sul monte.
    Con Marco, però, ci troviamo davanti a un quadro diverso. Non siamo davanti a un Gesù che lascia tutta quella gente per entrare nella solitudine. Gesù, invece, è presso il lago e vicino al lago ci sono delle colline. Egli lentamente va verso quelle colline mentre la gente lo segue. Poi comincia a gridare e a chiamare per nome. Dalla massa di persone che lo segue, Gesù chiama misteriosamente e solennemente alcuni.

Alcuni dettagli della chiamata sul monte

  • “chiamò a sé”
    Esteriormente è uno scandire con solennità alcuni nomi. Ma dal punto di vista degli atteggiamenti questo verbo contiene in sé l’idea di subordinazione. Chiama in questo modo chi ha potere su un altro (in Mc 15, 44 Pilato chiama il centurione per sapere se Gesù è morto da tempo). Oltre all’idea di subordinazione vi è quello di preferenza: uno speciale rapporto con Gesù, insito in questo chiamare che sceglie.
  • “quelli che voleva”
    La preferenza qui è chiarissima. In quel “voleva” possiamo avvertire “avere a cuore” (Mt 27, 43: lo liberi lui ora, se è vero che gli vuole bene). L’aspetto del “volere” indica che non c’è nessuna qualità, nessuna bellezza, nessuna attrattiva in chi è chiamato. E’ Gesù che li ha a cuore e li sceglie.
  • “andarono da lui”
    Qui l’evangelista non usa il termine delle prime chiamate, il verbo “seguire”. Qui usa il termine “andare da lui”, “stare con lui”. Il termine greco indica non solo un andare verso, ma anche un andare verso un’intimità che si vuole creare. Significa “mettersi dalla parte di”, lasciando una posizione per andare in un’altra. Gli apostoli lasciano la loro posizione in mezzo alla gente per mettersi più strettamente dalla parte di Gesù.
    E’ interessante anche notare che Marco non usa un verbo che indica l’atteggiamento interiore, ma un verbo che indica uno spostamento fisico, concreto.
  • “ne costituì Dodici”
    Il significato è forte. Vi è come la creazione di una identità collettiva nuova.
  • “perché stessero con lui”
    Qui è posto l’accento di tutto il brano. Ed è sorprendente che scopo di tutta la scena sia proprio questo.
    Quella dei Dodici è anzitutto una presenza fisica (Mc 14, 67: la portinaia di Caifa che accusa Pietro di essere con Gesù).
    Ma vi è anche qualcosa di più. In quelle parola vi è la formula tipica dell’alleanza: Dio con noi e noi con Dio. Dunque, vi è una stabilità interiore, di cuore.
  • “per mandarli a predicare”
    Non si dice che stiano con lui e predichino, ma che stiano con lui e sarà lui che li manderà a predicare. Nel rapporto con il Signore è sempre in rilievo la sua iniziativa.
    Il contenuto del predicare sarà il vangelo, il regno di Dio. Dunque, perché possano parlare di lui e testimoniare lui, devono stare con lui. Si noti, pertanto, la sottolineatura della testimonianza personale.
  • “con il potere di scacciare i demoni”
    Questa frase ha in Marco una grande importanza, perché indica la lotta che Gesù conduce contro il male. I Dodici sono associati alla Sua opera, dove parola e opera si intrecciano, perché la parola opera con potenza.

Chi sono i discepoli?
Sono Gesù stesso che prolunga la sua azione. Non sono coloro che ripetono parole e gesti di Gesù, ma coloro nei quali Gesù continua a parlare e a operare.

Contemplazione e azione

  1. La chiamata e le tante chiamate ci riconducono a una fede che si caratterizza come “storia di amore”.
  2. In questa storia di amore esiste un primato dello “stare”, che si realizza nella preghiera e si diffonde nella vita.
    Quanto alla preghiera, sia in quella personale che comunitaria.
    Ricordo il senso più vero della liturgia:
    “Io ti trovo nei tuoi misteri” (sant’Ambrogio)
    “Ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei sacramenti” (san Leone Magno)
  3. Dallo stare con il Signore deriva l’esigenza di esserne testimoni nel mondo.
    “Resta con me,
    e allora inizierò a risplendere come Tu risplendi,
    a risplendere fino a divenire luce per gli altri.
    La luce, o Gesù, verrà tutta da Te.
    Sarai Tu che risplenderai sugli altri attraverso me.
    Dà loro la luce come a me;
    illuminali con me, attraverso me.
    Fa che io ti annunci senza predicare;
    non per mezzo di parole,
    ma con l’esempio e l’influsso delle mie azioni,
    con la mia visibile somiglianza ai Tuoi santi
    e l’evidente pienezza dell’amore
    che il mio cuore Ti porta”
    (san J.H. Newman)