Contributo – Messale Festivo: Introduzione al Tempo Ordinario

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Contributo – Messale Festivo: Introduzione al Tempo Ordinario

Contributo – Messale Festivo: Introduzione al Tempo Ordinario

Domeniche – Solennità – Proprio dei Santi

Introduzioni alle celebrazioni di Francesco, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Paolo VI
Libreria Editrice Vaticana

Introduzione al Tempo Ordinario

Nel capolavoro letterario L’annuncio a Maria, Paul Claudel scrive in modo assai significativo: “Santità non è baciare sulla bocca un lebbroso o morire in terra di Paganía, ma fare la volontà di Dio, prontamente, si tratti di stare al proprio posto o di salire più in alto”.

Il Tempo Ordinario, nello svolgersi dell’anno liturgico, ha in sé questa specialissima vocazione: ricordare che la vita cristiana è per tutti una chiamata alla santità e che la santità non la si raggiunge per via di opere straordinarie ma attraverso l’ordinarietà della vita. E’ consueto, nella tradizione spirituale, affermare che la via santa è quella capace di rendere straordinario l’ordinario dell’esistenza.

Dopo la sua conversione alla Chiesa Cattolica, in John Henry Newman rimase inalterata una convinzione: che la santità si trova nel fedele compimento dei doveri di ogni giorno. In parole semplici egli compendia la sua convinzione nella cosiddetta “via breve di perfezione”. Scrive il nostro Santo: “Se tu mi domandi che cosa devi fare per essere perfetto, io ti risponderò: non rimanere a letto dopo l’ora fissata per la levata; rivolgi i tuoi primi pensieri a Dio; fà una breve visita a Gesù sacramentato; recita devotamente l’Angelus; mangia e bevi per la gloria di Dio; recita bene la corona; sii raccolto; caccia i cattivi pensieri; fà con devozione la meditazione della sera; esamina ogni giorno la tua coscienza. Fà questo e sarai perfetto” (Meditazioni e preghiere, Jaca Book, p.280).

Il primo giorno del Tempo Ordinario, corrispondente al lunedì dopo la Festa del Battesimo del Signore, la Chiesa invita ad ascoltare una pagina del vangelo di san Marco (cf 1, 14-20). Gesù, all’inizio del ministero pubblico, proclama le sue prime parole e dice: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo”. Subito dopo, mentre cammina lungo il mare di Galilea, egli vede Simone e Andrea e dice loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”.

In questo duplice passaggio evangelico è definita, da subito e con grande chiarezza, la via della santità, di cui è veicolo fedele, in liturgia, proprio il Tempo Ordinario: la conversione quotidiana al Vangelo che diviene sequela fedele del Signore Gesù e abbandono fiducioso alla Sua volontà. Con il passare dei giorni e dei mesi, per il tramite della celebrazione liturgica, siamo condotti a realizzare con sempre maggiore intensità questo programma di vita. In tal modo l’ordinario e il quotidiano appaiono il luogo concreto della personale santificazione.

E’ sempre utile ricordare, al riguardo, una bella testimonianza che ha a che vedere con Madre Teresa di Calcutta. A volte qualcuno le diceva, con grande ammirazione, che non avrebbe mai potuto fare quello che riusciva a fare lei, che non avrebbe mai potuto abbracciare le povertà del mondo come faceva lei. Rispondendo, la santa era solita dire: “Ciò che io faccio, forse lei non potrebbe farlo; ma ciò che fa lei, io non potrei farlo”.

Il Tempo Ordinario è, pertanto, un invito incessante a percorrere con determinazione e semplicità la via dell’adesione alla volontà di Dio, giorno per giorno laddove Egli conduce la nostra esistenza. In tal modo la vita intera diventa un “ricordo di Dio”, perché il Vangelo ascoltato e fatto divenire sempre più carne della propria carne segna in profondità l’esistenza, lasciandovi la propria traccia di salvezza e di gioia, di amore e di bellezza. Nel celebre romanzo I promessi sposi, Alessandro Manzoni descrive così la splendida figura del Cardinale Federico Borromeo: “La sua vita era il paragone delle sue parole”. Le sue parole erano quelle del Vangelo e la sua vita ne era un riflesso fedele e luminosissimo. Allo stesso modo trova realizzazione la santità nell’ordinario, quale trasformazione progressiva della propria vita nella vita di Cristo, Redentore dell’uomo.

Via via che i giorni trascorrono e che, per il tramite dell’esperienza liturgica, si attraversa un nuovo anno di vita nella fede, il persistente invito alla sequela del Signore si trasforma in toccante nostalgia. Quella “nostalgia di essere santi” così ben illustrata da Léon Bloy nel famoso romanzo La donna povera. Con altro tono, tipico del convertito e, pertanto, acceso e incisivo, Giovanni Papini scrive: “Chi non ha desiderato, almeno una volta in vita sua, d’essere santo, è tutt’al più una bestia”.

Sant’Agostino, alla vigilia della sua conversione, annota: “Se questi e queste ce la fanno, perché non anch’io?” (Confessioni VIII, 8, 19). Questi e queste sono i santi che il Vescovo di Ippona aveva davanti agli occhi e che suscitavano in lui ardenti desideri di vita nuova. Con fedeltà ciclica l’anno liturgico ridesta in tutti lo stesso ardente desiderio di Agostino, la medesima struggente nostalgia di santità. E questo è proprio, nella liturgia annuale, del Tempo Ordinario.

Così, forse, ogni volta che provvidenzialmente ci è dato di ricominciarne il percorso, potranno tornare alla mente le parole che, con grande umiltà ma anche profonda verità, san Francesco rivolgeva spesso ai suoi frati verso la fine della vita: “Cominciamo, fratelli, a servire il Signore Iddio, perché finora abbiamo fatto poco o nessun profitto! (Vita prima di Tommaso da Celano, Fonti Francescane, 500).