Conferenza – I due nemici della santità in Gaudete et Exultate (traccia)

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Conferenza – I due nemici della santità in Gaudete et Exultate (traccia)

Incontro USMI Roma – Settore centro
Casa Generalizia Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret

Elogio della vita consacrata femminile
È per me una gioia essere qui!
Partecipo della gioia del Signore per voi.
Come ho imparato la gioia per la vita consacrata
Siete preziose!
Per ciò che fate nella Chiesa
Per ciò che siete nella Chiesa: una certa invidia
Immagine della Chiesa sposa
Anticipo di quello che tutti saremo

La Chiesa non sarebbe più se stessa senza la vita consacrata: appartiene alla sua santità
Vi voglio bene! Eco del bene e dell’amore che il Signore ha per voi.

Is 43, 2-4)

“Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare;
poiché io sono il Signore tuo Dio,
il Santo di Israele, il tuo salvatore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo”.

*** Siamo consapevoli nella gioia di questa preziosità?

Il primo nemico della santità
Prima di parlare dei due specifici nemici, parliamo del suo primo grande nemico, il nemico radicale della santità. Il fatto stesso che il Papa abbia scritto un’Esortazione ci fa  capire di quale nemico stiamo parlando: pensare che la santità non abbia a che fare con la nostra vita.

Lasciamo che, attraverso questa Esortazione, risuoni per noi il “Ricordati” biblico”: ricordati la meraviglia che Dio ha preparato per te, “diventa ciò che sei” (Sant’Agostino).

Richiamo 5 atteggiamenti nei quali ritroviamo il seme di questo grande nemico della santità.

  1. La tristezza. O santi o falliti. Ecco perché spesso siamo tristi, inquieti. Andiamo al cuore vero dei nostri problemi anche umani. La ragione vera della nostra tristezza è il fatto che la santità non è più l’orizzonte del nostro cammino.
    Due riferimenti letterari:
    – Graham Green: “Lacrime corsero sul suo viso: in quel momento non aveva paura della dannazione, perfino la paura della sofferenza fisica era in seconda linea: provava soltanto una delusione immensa, perché doveva andare verso Dio a mani vuote, senza aver fatto nulla. Gli pareva che sarebbe stato così facile essere un santo! Ci sarebbe stato bisogno soltanto di un po’ più di freno e un po’ di coraggio. Si sentiva come qualcuno che per pochi secondi avesse perduto l’appuntamento con la felicità. Sapeva ora che alla fine c’era soltanto una cosa che contasse: essere un santo”.
    – Leon Blois: “Non c’è che una sola tristezza, quella di non essere santi”
  1. La mancanza del desiderio.È’ traccia della presenza del nemico della santità. Il desiderio di essere santi: coltivare i grandi desideri.
    “Se questi e queste ce la fanno, perché non anch’io?” (Sant’Agostino)
    “Chi non ha mai desiderato, almeno una volta in vita, d’essere santo, è tutt’al più una bestia” (G. Papini)
    San Giovanni della Croce: “O anime create per queste grandezze e ad esse chiamate, che cosa fate? In che cosa vi intrattenete? Le vostre aspirazioni sono bassezze e i vostri beni miserie. O misera cecità degli occhi dell’anima vostra, poiché siete ciechi dinanzi a tanta luce e dinanzi a così grandi voci sordi, senza accorgervi che, mentre andate in cerca di grandezze e di gloria, rimanete miseri e vili, ignari e indegni di tanto bene!”.
    Pregare per la propria santificazione.
    Non remissivi (il giovane agli esercizi spirituali annuali).
  1. La santità non è più il cuore dell’evangelizzazione. Quando questo avviene, il nemico della santità si sta impadronendo di noi.
    Il Beato Card. Schuster: “Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi. Ha paura, invece, della nostra santità”.
  1. Perdere di vista la bellezza della santità. La santità è una vita fiorita. Laddove entra Dio l’umanità vive. Siamo convinti di questo? Quando si affaccia nel nostro cuore la paura di Dio, quasi che Egli possa togliere qualcosa alla nostra sete di pienezza, il nemico della santità è all’opera. Di san Francesco di Sales: “I suoi pensieri, le sue parole, le sue azioni erano un perpetuo flusso e riflusso di pensare e fare tutto in Dio, per Dio e secondo Dio… Ecco perché i suoi occhi, la sua fronte, il suo parlare, il suo volere e il suo contegno esalavano il soave profumo della divina presenza: dovunque egli entrasse pareva che Dio vi entrasse con lui”.
    Del santo Curato d’Ars: “Ho visto Dio in un uomo”.
    I tre giovani monaci: “A me è bastato vederti”.
  1. La santità astratta dalla ferialità. Se ciò avviene, questo è sintomo della presenza del nemico della santità. La santità fiorisce nel quotidiano, nella ferialità. Tutto è riscattato dalla banalità e dal non senso.
    Gounod: “Una goccia di santità vale più di un oceano di genio”.
    “Un giorno san Francesco di Sales vide arrivare trafelata nel suo studio una donna, che gli domandò a bruciapelo: Come posso diventare santa? Il vescovo di Ginevra le rispose subito: Chiudendo le porte con garbo”.
    *** Qual è il nostro rapporto quotidiano con la chiamata alla santità?

I due altri nemici della santità

  1. La gnosi e il neo gnosticismo
    – Leggiamo la definizione in Gaudete et Exsultate n. 36
    Siamo in un vizio dell’intelligenza: il sapere come sufficiente alla salvezza. Un’intelligenza superba. Alcune espressioni di questo vizio.
    – Il Credo che professiamo non incide sulla vita
    La verità senza la carità
    La fede senza le opere
    La fede che non diventa cultura
    In altre parole: una fede che non incide davvero sulla vita. Avere due vite parallele. Evangelizzare il continente che siamo noi, un continente fatto di regioni ancora chiuse alla presenza e all’opera di Dio.
    – Viene meno la concretezza della vita: il mistero dell’incarnazione. Il Signore si fa carne e, quindi, ogni carne è luogo dell’incontro con il Signore.
    “Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo!” (2 Gv 7).
    Tutto è luogo dell’incontro con il Signore. “Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”.
    “Non si muove foglia che Dio non voglia”.
    – Una icona biblica: il vitello d’oro (Es 32, 1-6).
    “Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: «Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto». Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me». Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto!». Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore». Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento”.
    La costruzione di una propria immagine di Dio e di una propria immagine del prossimo. La novità e la sorpresa non sono contemplate. Tutto è definito da me.
    *** Come tutto questo avviene nella nostra vita?
  2. Il pelagianesimo e il neo pelagianesimo
    Leggiamo la definizione in Gaudete et exsultate” n. 48.
    Siamo in un vizio della volontà: la volontà come sufficiente alla salvezza. Una volontà superba.
    Un’icona biblica: il figliol prodigo (Lc 15, 25-30)
    “Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.
    La mia illusoria perfezione, le mie sole forze risultano decisive per la sequela del Signore.
    La preghiera senza effondere il cuore nella verità; la confessione e la direzione spirituale senza la vera apertura del cuore. Mi arrangio da solo con le mie forze.
    Non credere all’amore di Dio.
    San Tommaso alla sorella: “Se vuoi”. E dopo: “Puoi”.
    “La santità non consiste nel fatto che l’uomo dà tutto, ma che il Signore prende tutto” (Adrienne von Speyr).
    L’età matura della vita secondo lo Spirito: quella indicata a Pietro da Gesù al termine del Vangelo (andrai dove non vuoi).
    Viene meno il primato di Dio, della preghiera, della grazia, della relazione, a favore del fare, dell’azione, delle nostre opere ben riuscite.
    *** Come questo avviene nella nostra vita?

Ritornare al Signore e una storia di amore
In entrambi i casi siamo in presenza di una cristianesimo senza Cristo. Senza relazione viva a un amore che ci salva. I nemici della santità ci vogliono sempre distogliere dal volto di Gesù, dalla Sua presenza viva con noi e per noi. Lo vediamo anche quando parliamo di tante cose ma non parliamo di Gesù. I nostri incontri, le nostre riunioni, i nostri discorsi.

Ecco la bellezza dell’immagine di Caravaggio che avete scelto: san Tommaso mette la mano nelle piaghe di Gesù e tutti guardano con intensità verso Gesù. Le piaghe di Gesù ci salvano dai nemici della santità, perché ci riconducono sempre alla storia di amore. Perché la santità è storia di amore. Spero, purtroppo, le nostra vite non sono storie di amore.

La santità è accettare di essere amati, è lasciarsi amare, è riconoscere la propria povertà e la propria miseria. La santità è arrendersi alla grazia, è riconoscersi salvati in tutto. La santità è rimanere nell’amore del Signore, vivere in questa relazione di salvezza.

– Il racconto dei Padri del deserto: la caccia alla lepre.
“Un monaco ne incontra un altro e gli chiede: Perché dunque ce ne sono tanti che abbandonano la vita monastica? Perché dunque? E l’altro monaco risponde: La vita monastica è come un cane che insegue una lepre. Corre dietro alla lepre abbaiando; molti altri cani, sentendo il suo abbaiare, si uniscono a lui e corrono dietro alla lepre tutti insieme. Ma dopo un po’ tutti i cani che corrono senza vedere la lepre si chiedono: Ma dov’è che stiamo andando? Perché corriamo? Si stancano, si perdono e smettono di correre uno dopo l’altro. Solo i cani che vedono la lepre continuano a rincorrerla fino alla fine, fino a quando l’acchiappano”.

– Un altro racconto: Un giorno stavo parlando con uno studente nel mio studio e, sul cavalletto, avevo appena finito di dipingere un volto di Cristo di grandi dimensioni. Ho chiesto allo studente: “Secondo te, chi guarda Gesù?” “Guarda me”. Poi gli ho detto di alzarsi, di continuare a guardare Gesù e, passo passo, lentamente, venire dalla mia parte. Gli ho chiesto di nuovo: “Adesso sei da solo, hai la testa piena di pensieri cattivi, violenti. E Gesù?”. “Mi guarda”, risponde. Al passo successivo gli dico: “Sei con i tuoi amici, ubriaco, di sabato sera. E Gesù?”. ‘Mi guarda’, risponde ancora. Ancora un altro passo e gli chiedo: ‘Ora sei con la tua fidanzata, e vivi la sessualità nel modo in cui hai parlato, che ti turba la memoria. E Gesù?’. “Mi guarda con una grande compassione”. Ecco – gli dico – quando sentirai addosso in tutte le circostanze della tua vita questo sguardo compassionevole e misericordioso di Gesù, sarai una persona veramente spirituale, sarai di nuovo completamente integro, vicino a ciò che possiamo chiamare pace interiore, serenità dell’anima, felicità della vita”.