Lectio Divina Cantico dei Cantici 2, 8-17 (traccia)

Home / Lectio Divina / Antico Testamento / Lectio Divina Cantico dei Cantici 2, 8-17 (traccia)

Lectio Divina Cantico dei Cantici 2, 8-17 (traccia)

Lectio Divina Cantico dei Cantici 2, 8-17 (traccia)

Introduzione al Cantico dei Cantici

Istituto Ravasco, 23 dicembre 2016

Breve storia delle interpretazioni

Lettura allegorica
In questa lettura l’Amato è Dio, la donna è Israele, la Chiesa e l’anima cristiana. La tradizione ebraica e la Chiesa, da Origene fino ai tempi nostri hanno adottato questa lettura. Quindi: una nuova alleanza di amore tra Dio e il suo popolo, tra Dio e l’anima.

Lettura antropologica
Vi si legge un canto di amore dell’uomo per la donna. Il Cantico sarebbe come un commento sviluppato dei primi capitoli della Genesi, mettendo in scena un uomo e una donna che si amano in un’atmosfera di nuovo paradisiaca

Lettura intertestuale
Colloca insieme le due precedenti letture: questi canti nascono forse con significato profano di canti di amore; ma dal momento che vengono inseriti nel Canone del libri della Bibbia assumono un significato nuovo.
Il Cantico è un testo del post esilio che scruta, attraverso la figura rivisitata di Salomone il mistero di Dio che, con Israele, intende stabilire una nuova alleanza, promessa in Geremia: “Ecco verranno giorni nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova” (cf 31, 31-34).
Il Cantico, pertanto, esprime la relazione di Dio con il suo popolo, tra Cristo e la Chiesa, presentando ai nostri occhi la relazione di amore tra l’uomo e la donna in un orizzonte rinnovato di bellezza e di grazia.
Lettura allegorica e antropologica stanno insieme. I due registri dell’amore umano e divino si illuminano a vicenda.

Il contesto storico
Si indicano tre epoche per la redazione.

  • L’epoca salomonica (X-IX sec. A.C.) con le sue relazioni con l’Egitto, dove già esisteva una ricca letteratura amorosa.
  • L’epoca dei Re (VIII-VII sec. a.C.) e, in particolare, il tempo di Ezechia (700 a.C.) che vide fiorire un’importante attività letteraria.
  • L’epoca ellenistica (III sec. a.C.): vi sono a favore aramaismi grammaticali e lessicali, parole straniere greche e iraniche, alcuni usi come l’incoronazione della sposa.

Composizione del Cantico
Alcuni pensano che sia composto da una raccolta di canti di amore che non hanno relazione tra di loro. Certo non si ha una concatenazione narrativa, come in un romanzo, ma un’unità lirica come in una sinfonia..
Vi si riconoscono tre blocchi: introduzione (1, 2-2, 7), prima parte (2, 8-5, 1), seconda parte (5, 2-8, 6). Il centro sarebbe in 5, 1, con un invito dello sposo (forse l’autore del Cantico) agli amici perché partecipino alla festa

Lectio divina

Osserviamo
– E’ un canto dell’amata. Sembra che parli a se stessa più che ad altre persone. Mentre nel canto precedente si evocava la felicità per una mutua presenza, qui si suppone che l’amato sia scomparso. Egli non riposa più con lei, ma “viene” (v. 8).
– Al v. 15 non parla più una singola persona. La donna, comunque, fa parte del gruppo e i destinatari non sono identificati.
All’immagine delle volpi, simbolo dell’amore incostante, l’autore contrappone quello della gazzella o del cerbiatto, richiamo di fedeltà. La natura viene idealizzata e tra amore umano e natura vi è continuità.
Anche nelle stagioni: dall’inverno si passa alla primavera, come dall’assenza alla presenza.
L’amata è inaccessibile come una colomba selvatica, pronta alla fuga, che vive nascosta tra le fenditure della roccia.

Interpretiamo
Lettura del testo
vv. 8-9
Il canto inizia con la descrizione dell’amata, mentre all’interno della casa fa attenzione a ogni minimo rumore per distinguere quello tanto desiderato dei passi dell’amato.
L’amore dona una sovrumana agilità all’amato: salta sopra le montagne e le colline che lo separano dall’amata. La rapidità della gazzella e de cerbiatto sono proverbiali nell’A.T. (Sal 18: “Mi ha dato agilità come di cerve, sulle alture mi ha fatto stare saldo”).
Vi è contrasto tra l’immobilità della donna e la corsa dell’uomo. “Eccolo”. Ora termina il movimento e inizia la contemplazione. Ma non è più l’amata che osserva l’amato saltare, è lei stessa a sentirsi osservata, ricercata senza la possibilità di difendersi dal suo sguardo. Le inferriate fanno pensare a una prigione.

vv. 10-14
Al centro di questo canto si trova l’amato, presente attraverso la parola dell’amata, la quale riporta la sua richiesta di visitare insieme le vigne. Il suo ordine è assoluto: “Vieni!” (andare verso se stessi). La donna deve uscire dalla passività e trovare l’energia per uscire dalla sua prigione. La prigione si trova dentro se stessa; il muro che la separa dall’amato è dentro il suo cuore, sono le paure venute dal profondo dell’inverno. Il coraggio di uscire è da attingere dalla consapevolezza che è sua amica, sua bella.
Il tempo è cambiato. Non è più inverno con le sue giornate fredde e la pioggia; è arrivata la primavera, descritta con notazioni visive: i fiori, in canto, la tortora, il fico, le viti, i profumi. Ritroviamo i simboli della terra promessa (le viti e il fico).
La letteratura ebraica dopo Cristo riporta che le ragazze di Gerusalemme si recavano nelle vigne il giorno dell’espiazione e la passeggiata era l’occasione di incontrarsi con altri giovani. Chi non era sposato andava là. L’amato invita l’amata presso le vigne.
Ma l’attesa delle vigne appare troppo lunga; da qui l’invito a mostrarsi subito: “O mio colomba, che stai nelle fenditure della roccia”. E’ una specie di colomba che nidifica nelle fenditure delle torri e dei dirupi ed è particolarmente fedele e prodigo di attenzione. E’ il simbolo della delicatezza dei sentimenti nella coppia umana. Vivere nelle fenditure rende la colomba quasi inaccessibile all’amato, che chiede di svelargli il volto e di fargli sentire la voce.

v. 15
E’ ancora la donna a parlare, ma è così unita all’amato che parla al plurale, rivolgendosi insieme a lui a un gruppo di altre persone.
Le volpi sono pericolose per le vigne perché golose dell’uva matura. Nell’antico oriente erano simbolo dell’amante avido di piacere. La vigna in fiore rappresenta l’amata piena di vita. La cattura delle volpi serve a proteggere l’amore. Ecco la continuità tra natura e amore umano. Le volpi sono piccole: sembra pertanto che non vi siano grande problemi.

v. 16-17
Il canto inizia con la formula della mutua appartenenza: “Il mio amato è mio e io sono sua”. Si esprime così il profondo legame. La forza di attrazione è simboleggiato dal giglio: l’amato è trattenuto presso di lei dalla sua freschezza e dal su profumo. L’amata sente anche di essere per l’amato un monte sicuro.

Lettura intertestuale

  • Tutti i simboli di questo canto manifestano che siamo all’inizio di una nuova esperienza di amore. L’inverno, infatti, è ormai passato; è passato il tempo in cui le relazioni erano interrotte. Il tema della lontananza da Dio.
    Quale il motivo: dentro il cuore umano. Si ritorna alla Genesi, al rifiuto di Dio e del suo amore, inizio di ogni sciagura.
    Ora però si ricomincia a sentire la voce del Signore, come nel giardino di Eden.
    C’è tutto il tema dell’esilio, di Babilonia e del ritorno a Gerusalemme da Babilonia, il ritorno alla terra promessa.
  • Israele con le sue sole forze non può riparare gli errori e le colpe del passato. Il Signore stesso deve prendere l’iniziativa. Come aveva detto Osea: “Perciò, ecco, la tirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (2, 16).
  • Il nuovo amore trasforma anche la natura: si ricostituisce il giardino di Dio.

Attualizziamo
Per quale motivo la Chiesa ci fa ascoltare questa pagina nella novena di Natale?
Perché nel Cantico è la descrizione simbolica delle nozze definitive tra Dio e l’umanità. Il Bambino Gesù è la comunione d’amore tra Dio e l’umanità, tra Dio e l’anima.
“Ecco, sto alla porta e busso” (Ap 3, 20).
Tutta la storia della salvezza è in questo Cantico: la lontananza da Dio a motivo del peccato; la ricerca che Dio fa dell’uomo; l’esperienza dell’amore che cambia la vita; la terra promessa come luogo dell’incontro.
Vi è la storia della salvezza di ognuno, quella che si rinnova ogni giorno.
Rimaniamo davanti al presepio leggendo questa pagina del Cantico.