Lectio Divina – Galati 4, 1-7 (traccia)

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Lectio Divina – Galati 4, 1-7 (traccia)

Lectio Divina – Galati 4, 1-7 (traccia)

Figli di Dio ed eredi
Istituto Ravasco

Introduzione alla Lettura

  • La lettera ai Galati esprime la centralità della fede in Cristo per la nostra giustificazione, per vivere un rapporto giusto con Dio, e al contempo la relazione tra tale convinzione e la realtà della legge nell’Antico Testamento. Conosciamo così un momento conflittuale nella vita di questa comunità, ma anche un momento di crescita provvidenziale. Gli argomenti qui trattati saranno ripresi anche nella lettera ai Romani, ma il contenuto non cambierà.
  • Paolo ha scritto delle lettere. Esse erano uno strumento di comunicazione con comunità dalle quali egli era separato e per le quali sentiva la necessità di intervenire su alcuni aspetti della vita di
    Nell’antichità era conosciuta bene la distinzione tra discorsi pubblici e comunicazioni epistolari. Lo stile dei primi era molto elaborato. Eppure le lettere paoline hanno una buona elaborazione letteraria.
    Erano dettate, e quindi ideate secondo una struttura ragionata; lette in pubblico, per cui i canoni del discorso pubblico sono influenti nella stesura; volte a persuadere i destinatari e quindi elaborate secondo strategie persuasive.
  • Analizziamo ora la lettera ai Galati:
    1. Si tratta di una  Con un pre scritto e un post scritto che menzionano il mittente e i destinatari e li salutano. Vi sono poi brani in cui Paolo si rivolge direttamente agli interlocutori con toni affettivi, che sostituiscono quelli che vorrebbe utilizzare se  fosse  in loro presenza. La lettera è pensata come un sostituto del rapporto interpersonale.
    2. La lettera è veicolo di un’argomentazione. Paolo intende dimostrare che su un pinto molto importante i Galati stanno compiendo scelte che  potrebbero stravolgere il vangelo e li invita a cambiare  Tale argomentazione non riguarda problematiche astratte, ma scelte concrete della Chiesa galata.
    3. L’argomentazione è di natura  Per convincere i Galati, Paolo torna sull’annuncio del Vangelo che essi hanno ascoltato da lui e lo riformula in relazione a ciò che ora stanno vivendo. Il pensiero di Paolo è presentato in relazione a ciò che vivono i cristiani di quella comunità.
  • La lettera ai Galati è scritta per combattere la tentazione della comunità di assoggettarsi alla circoncisione, la cui necessità era predicata da alcuni missionari introdottisi, e forse anche ad altre pratiche religiose dettate dalla Legge mosaica.
    Questo significherebbe che Cristo non basta  per garantirci la completa relazione con Dio, che Gesù non è il solo Salvatore. Dal discorso teorico si passa al discorso pratico: quali implicazioni per la vita di fede avrebbe questa scelta della circoncisione?
    I destinatari della Lettera, pertanto, sono non ebrei. Essi avevano aderito all’annuncio del Vangelo senza passare attraverso la circoncisione, ma poi qualche cosa era cambiato, a motivo di missionari giudeo cristiani. Paolo deve rievangelizzare tornando sull’annuncio originario, formulato quando era presso di loro.
    Dove era ubicata la Galazia? Non è facile dare una risposta certa. E’ difficile che si tratti di un’indicazione amministrativa. E’ probabile che si intenda una designazione etnica. Paolo si rivolgerebbe ai credenti di una regione del centro-nord dell’Asia Minore i  cui abitanti erano di origine celtica (chiamati Galati). La lettera probabilmente è stata scritta dopo il secondo viaggio missionario, prima della lettera ai Romani, tra il 55 e il 56 d.C.

Lectio divina
Lettura del testo e silenzio

APPROFONDIMENTO  DELLA LETTURA

  • L’esempio paolino inizia paragonando la condizione di un erede fanciullo a quella di uno schiavo dato che, secondo il diritto romano, un padre poteva affidare il proprio figlio a dei tutori, per testamento o altra disposizione legale. E’ uno stato di tutela nel quale il bambino si trova come in una specie di schiavitù; questo periodo  di tutela  cessa alla data che il padre  ha fissato perché il figlio sia ammesso al· pieno dominio dell’eredità. L’esempio non è del tutto reale, ma a Paolo interessa mettere in luce o stato di tutela. La cessazione della tutela è la maggiore età. Il fatto che nell’esempio si dia altra passibilità vuole mettere in evidenza la decisione gratuita del Padre.
  • Il versetto 3 applica l’esempio ai credenti. Noi fanciulli eravamo schiavi sotto gli elementi del mondo.
    Chi sono i fanciulli: i giudeo cristiani, tra cui Paolo annovera anche se stesso; ma pure altri. Infatti gli elementi del mondo potrebbero  essere la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria. E i pagani osservavano un calendario religioso rigoroso, determinato dagli astri (spesso divinizzati) e dal loro movimento. Anche il giudaismo, che rifiutava la divinizzazione degli astri, in molte correnti non era estraneo a un culto determinato da particolari scadenze astrali. Paolo, pertanto, nella parola “fanciulli” accomuna, pagani e giudeo cristiani.
    L’annuncio che ne segue è che nel Figlio siamo figli e solo il culto di Gesù rende possibile l’accesso pineo alla realtà di Dio.
  • E’ più importante, però, la dimensione pos1t1va dell’esempio e l’illustrazione della identità dei credenti. Vi è un’iniziativa del tutto gratuita di Dio con un duplice invio: del Figlio e dello Spirito (vv. 4-6).

FIGLIO
Al periodo sotto tutela fa seguito un tempo di pienezza storica; pienezza determinata dalla decisione del Padre e non frutto di mutamenti storici.
La venuta del Figlio è qualificata in due maniere: la nascita da una donna e la nascita in condizione di assoggettamento alla Legge. Si tratta di una condizione non salvifica nella quale il Figlio viene ad entrare.
Questa solidarietà del Figlio con noi ottiene un duplice effetto salvifico: la liberazione dalla signoria della Legge e il conseguimento della nostra figliolanza.
In questo consiste il grande dono di Dio all’umanità.

SPIRITO
L’opera dello Spirito è vista in riferimento alla preghiera dei singoli. In virtù dello Spirito, infatti, si manifesta l’autocoscienza della figliolanza adottiva: noi possiamo rivolgerci a Dio chiamandolo Padre.
E’ lo Spirito del Figlio; è il Figlio che vive in noi; è il Figlio che prega in noi. “Cristo vive in me”.
Lo Spirito, pertanto, ci inserisce nel rapporto del Padre con il Figlio, ci fa vivere l’esperienza della vita trinitaria.

ABBA’
Il termine aramaico Abbà si può spiegare solo con il ricordo vivo nella comunità cristiana della preghiera stessa di Gesù e la coscienza dei cristiani di partecipare al rapporto unico di Gesù con il Padre. Il termine, infatti, indica un’intima relazione di paternità e figliolanza, nella dimensione della tenerezza.

MEDITAZIONE E ATTUALIZZAZIONE
Ascoltiamo questa pagina paolina proprio nei giorni del Natale. Perché?
L’identità dei credenti è espressa da Paolo con il termine “figlio”. Chi crede in Cristo è associato a Lui in tutto e per tutto. Ne consegue:

  • Dimensione trinitaria della vita cristiana
  • La preghiera cristiana
  • La gioia cristiana

Eppure è sempre presente la tentazione di ritornare alla schiavitù. A Natale, festa della nostra liberazione, ci chiediamo: “Di che cosa siamo ancora schiavi?”.
E’ una domanda che accompagna ogni nostra giornata.