Lectio Divina – Geremia 1, 4-19 “La memoria della vocazione” (traccia)

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Lectio Divina – Geremia 1, 4-19 “La memoria della vocazione” (traccia)

Lectio Divina – Geremia 1, 4-19 “La memoria della vocazione” (traccia)

La memoria della vocazione

Geremia 1, 4-19
Istituto Ravasco, 25 febbraio  2019

 

Introduzione alla Lectio divina

Come affrontiamo Geremia
Si può paragonare il libro a un insieme di tessere di mosaico, che non sono mai state composte, per cui si trovano tessere di un colore dove ci vorrebbero quelle di un altro. Ogni pezzo, ogni tessera ha una sua bellezza, ma è difficile contemplare un disegno di insieme.
Si potrebbe ancora paragonare i libro a una cava di diamanti ammucchiati: bisogna tirarli fuori e ordinarli.
Di conseguenza leggeremo il libro così come si utilizza una cava di perle o di pietre preziose, prendendo via via quelle che ci attirano, che ci attraggono, che ci parlano.

La dinamico degli esercizi spirituali
Il desiderio è quello di compiere un percorso spirituale: purificare il cuore per trovare la volontà di Dio sulla vita. Vi propongo quasi un corso di esercizi spirituali spalmati nei nostri incontri mensili. Di conseguenza daremo la preferenza a quei testi che parlano della purificazione del cuore e a quelli che manifestano la volontà di Dio.

La memoria della vocazione
Abbiamo richiamato diverse immagini della predicazione di Geremia: la bottega del vasaio, la brocca spezzata, la cintura di lino, il boccale di vino, la tenebra e la luce, gli spaventapasseri.
Occorre dire, però, che tra le immagini ricordate e le altre numerose l’icona più forte, più straordinaria del mistero di Dio nella storia è lo stesso Geremia: lui stesso è predicazione, la sua vita è profezia. Vogliamo, pertanto, rivolgerci direttamente alla sua figura.
Chi era quest’uomo?
Rispondiamo partendo dal testo fondamentale in cui egli ha espresso la propria autocoscienza.
Se avessimo chiesto a Geremia: “Perché ti comporti così? perché predichi in questo modo? perché soffri tanto?”, egli ci avrebbe detto:
“Perché Dio mi ha chiamato”. La vocazione è la forza costante che lo sostiene nelle prove e nelle delusioni.

 

Lectio divina

Consideriamo, dunque, un brano del primo capitolo, che si potrebbe intitolare “La memoria della vocazione”. Non è un racconto immediato; è stato scritto dal profeta molti anni dopo e testimonia quanto fosse impressa in lui la Parola che il Signore gli aveva rivolto quando aveva circa 18 anni.

Lettura del testo e silenzio
Lectio

 La struttura del brano
E’ utile spendere una parola sulla struttura del brano per meglio comprenderne il messaggio.

 

  1. Dal v. 5 al v. 10
    – Una parola è costitutiva e fondamentale: Da sempre ti ho chiamato (leggere il v. 5). Vi sono tre versi, quasi una poesia, che ripetono lo stesso concetto: da sempre sei mio, per essere chiamato.
    – Segue una parola di resistenza (leggere v. 6). Ma il Signore conferma la parola precedente (leggere v. 7).
    – Questa parola di conferma viene specificata con un gesto simbolico (leggere v. 9)
    – Segue l’oracolo che riprende la missione (leggere v. 10).
  2. Dal v. 11 al v. 19
    Sono descritti quattro simboli e quattro oracoli, che ritmano la spiegazione della missione di Geremia: a ogni simbolo segue l’oracolo.
    – Il primo simbolo è il ramo di mandorlo, e l’oracolo assicura che Dio vigila su di lui
    – Il secondo simbolo è la caldaia sul fuoco, e l’oracolo afferma che dal settentrione si rovescerà la sventura.
    – Il terzo simbolo è quello del cingersi i fianchi e dello stare in piedi, e l’oracolo ripete di non aver paura.
    – Il quarto simbolo è la fortezza, il muro di bronzo, e l’oracolo avverte che Geremia non sarà vinto perché il Signore è con lui.

Quando fu scritto il testo?
Sicuramente esprime un’esperienza pensata, non quella primitiva. Tuttavia la data precisa di questo evento la leggiamo al capitolo I (leggere il v. 2): è circa l’anno 627 a.C.
Non è indicata l’età del profeta, ma dall’affermazione “sono giovane” (v. 7) si deduce che avesse tra i 18 e i 20 anni. Se fissiamo la nascita di Geremia al 645, se ne deduce appunto il 627 circa.
Quindi la vocazione risale probabilmente al 627, all’età di 18 anni.

– Ma quando è stato scritto il capitolo I? Gli studiosi dicono circa 20 anni dopo l’evento. L’occasione della stesura potrebbe essere descritta al capitolo 25, 3 e al capitolo 36, 1-2. La data della scrittura di questo oracolo è il 604, e perciò dal 627 sono passati poco più di vent’anni.
Geremia sta vivendo un momento di totale fallimento della sua missione (per 23 anni ha inutilmente parlato e profetato) e avverte l’ispirazione di richiamare alla memoria la grazia iniziale, per trovare nuova forza nelle delusioni: Dio lo ha chiamato e lui non ha fatto altro che obbedire alla Sua voce. E’ una pagina drammatica.

Messaggio per la vita

  1. Meditazione analitica
    Riprendiamo il messaggio fondamentale: “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto” (v. 5).
    – Si tratta di una parola. Per Isaia la vocazione corrisponde a una grande visione, una visione gloriosa: il Signore è seduto su un trono e i serafini proclamano la santità di Dio 6, 1). Anche Ezechiele ha una visione, quella del carro della gloria del Signore che abbandona Gerusalemme (1, 1)
    Geremia riceve dal Signore una parola che dona alla vocazione di Geremia una nota di interiorità. Si tratta di una parola interna, un po’ come quella di Elia sul monte Oreb. In questo senso Geremia è molto vicino a noi. E’ nel silenzio che Dio parla e si rivela. Geremia è l’uomo della parola ascoltata nel silenzio del cuore.
    – Geremia risponde a quella parola con il senso della sua inadeguatezza (leggere v. 6). Inadeguatezza reale perché attorno a lui c’erano adulti molto autorevoli.
    – Il Signore però insiste. L’autorevolezza viene dal Signore che chiama e invia, non dalla capacità di colui che è chiamato. Ciò avviene nella Scrittura in tante altre occasioni. Mosè, Amos.
    – Al v. 9 è descritta la consacrazione. Lo stendere e imporre le mani è un gesto di trasmissione del potere. Ma a Geremia non viene toccato il capo (come accade oggi per il sacerdote), ma la bocca: “Io metto le mie parole sulla tua bocca”. Geremia non sarà sacerdote, guida del popolo, ma profeta.
    – Il programma della missione è terribile (leggere v. 10). Sei verbi di cui 4 negativi e 2 positivi, a indicare che la missione sarà soprattutto di critica, di minaccia. Sarà un compito pesante e faticoso. Non siamo noi a decidere, ma è Dio che decide quale missione affidarci.
    – Geremia è rimasto il simbolo dei profeti di sventura. Ma egli deve profetare disgrazie per sostenere la fede in Dio che tiene in mano le stesse vicende sventurate del popolo. Egli deve annunciare che anche nelle disgrazie Dio tiene in mano il destino di un popolo. Anche nella sofferenza Dio realizza il Suo disegno di salvezza: Egli è il Signore della storia. In questo senso quella di Geremia è anche una grande parola di consolazione.
    – Al v. 17: “Di’ loro tutto ciò che io ti ordinerò”. Il profeta è stato lanciato nel buio. Non sa che cosa dovrà dire, lo scoprirà momento per momento. Viene in mente la chiamata di Abramo. La vocazione non è un’illuminazione rassicurante, ma è una richiesta di buttarsi e di fidarsi del Signore.
  2. Meditazione sintetica
    Vediamo di capire quali esperienze ha fatto il profeta nella sua vocazione. Tra le tante, ne ricordiamo sette.
    – Sperimenta di essere da sempre nelle mani di Dio.
    – Sperimenta che, pur non avendo alcuna influenza  motivo della giovane età, è chiamato a una missione universale.
    – Sperimenta i propri limiti
    – Si accorge che questi limiti possono essere superati quando ci si affida al Signore.
    – Sperimenta la forza di Dio nella debolezza: Dio mette le parole sulle sue labbra, gli dona occhi per vedere.
    – Vive per la prima volta l’esperienza del discernimento: legge il messaggio di Dio in un mandorlo fiorito, in una caldaia.
    – Prende coscienza che in lui, debole e fragile, è cambiato qualcosa: c’è in lui una forza prima sconosciuta.
    Geremia sperimenta la vocazione come una rinascita. Per questo 23 anni dopo avverte il bisogno di ricordare quell’evento, così da recuperare forze e riprendere il cammino. Torna alla chiamata per riprendere con slancio la missione.
  3. Meditazione comparativa
    Geremia è l’esempio di tante vocazioni. Anche noi possiamo in lui comprenderci meglio. Anche Paolo si è letto nella chiamata di Geremia. Pensiamo a Galati 1, 15: “Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia…”.
    Come Dio si è mostrato fedele nella vita di Geremia, così anche ella nostra, nella nostra chiamata a essere immagine del Suo Figlio.