Lectio Divina – Geremia 18, 1-12 “Presso il vasaio” (traccia)

Home / Lectio Divina / Antico Testamento / Lectio Divina – Geremia 18, 1-12 “Presso il vasaio” (traccia)

Lectio Divina – Geremia 18, 1-12 “Presso il vasaio” (traccia)

Lectio Divina – Geremia 18, 1-12 “Presso il vasaio” (traccia)

Presso il vasaio

Geremia 18, 1-12
Istituto Ravasco, 29 ottobre 2018

Introduzione alla Lectio divina

Perché il profeta Geremia

  1. Geremia è un profeta non facile da capire. Pur leggendolo e meditandolo a lungo, rimane sempre un po’ misterioso. E’ importante approfondire, nella Scrittura, anche quei testi che, immediatamente, appaiono più difficili. Il Signore parla a noi anche lì.
    Cercheremo di capire un po’ di più e di pregare su questo libro che comprende 52 capitoli: è il libro più lungo della Bibbia, dopo quello di Isaia.
  1. E’ opportuno meditare sopra l’esistenza di un profeta, anche perché Geremia ha vissuto in tempi molto oscuri. In questo senso, il profeta può aiutare anche noi oggi a vivere il nostro tempo, certamente non facile.
    Un grande studioso ha detto: “Nessun profeta ha posto tanto della propria vita negli scritti”. La sua stessa tragica esistenza ci conforta e consola.

Come affrontiamo Geremia
Vediamo di rispondere in negativo.

  1. Non è possibile fare una lettura di tutto il libro. Sarebbe possibile leggerlo secondo uno schema biografico, seguendo le vicende della vita del profeta, passando attraverso le sue diverse età.
    Ma è molto difficile raccordare i dati biografici con il contenuto del testo.
  2. Si potrebbe seguire l’ordine cronologico degli oracoli, di cui alcuni sono datati. Ma quelli datati, rispetto alle centinaia di oracoli che compongono il libro, sono troppo pochi per elaborare un ordine cronologico soddisfacente.
  3. Si potrebbe anche usare una linea logica, ovvero l’ordine dei testi che compongo il libro. Ma l’unica cosa certa è che abbiamo due sezioni di oracoli, separati da due sezioni narrative.  Per il resto, un ordine logico all’interno delle sezioni è impossibile trovarlo.
    Si può paragonare il libro a un insieme di tessere di mosaico, che non sono mai state composte, per cui si trovano tessere di un colore dove ci vorrebbero quelle di un altro. Ogni pezzo, ogni tessera ha una sua bellezza, ma è difficile contemplare un disegno di insieme.
    Si potrebbe ancora paragonare i libro a una cava di diamanti ammucchiati: bisogna tirarli fuori e ordinarli.
    Di conseguenza leggeremo il libro così come si utilizza una cava di perle o di pietre preziose, prendendo via via quelle che ci attirano, che ci attraggono, che ci parlano.

La dinamico degli esercizi spirituali
Il desiderio è quello di compiere un percorso spirituale: purificare il cuore per trovare la volontà di Dio sulla vita. Vi propongo quasi un corso di esercizi spirituali spalmati nei nostri incontri mensili. Di conseguenza daremo la preferenza a quei testi che parlano della purificazione del cuore e a quelli che manifestano la volontà di Dio.
Potremmo anche immaginare il nostro cammino come una bella passeggiata in un bosco pieno di alberi sconosciuti, di uccelli di goni specie e di ogni colore; è il bosco delle immagini di Geremia e coglieremo ora un fiore, ora un frutto, ora ci fermeremo a guardare un albero o un uccello, familiarizzando a poco a poco con la vita e la figura di questo straordinario profeta.
Per parte nostra saremo attenti uditori della parola del Signore, desiderosi di capirla di più, soprattutto di pregarla e di viverla. Il Signore, siamo certi farà la sua parte. Ascoltiamo Geremia 1, 11: “Mi fu rivolta questa parola del Signore: Che cosa vedi, Geremia? Risposi: Vedo un ramo di mandorlo. Il Signore soggiunse: Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla”.

Lectio divina

Lettura del testo e silenzio

 

Lectio

  1. In quel tempo storico è avvenuto questo oracolo. Tenendo presente il v. 11 (“Ecco, sto preparando contro di voi una calamità, sto pensando un progetto contro i voi”), si ritiene che sia stato pronunciato prima del grande castigo, dell’invasione di Gerusalemme avvenuta nel 598. Appartiene al primo o al secondo periodo della vita del profeta, quando era tra i 35 e i 45 anni.
  2. Il brano è strutturato in due parti.
    – La prima (vv. 1-4) contiene l’ordine misterioso imposto al profeta e l’esecuzione dell’ordine. E’ una parte tutta simbolica, senza commenti: Dio ordina, Geremia esegue, ma non si comprende di che cosa si parla.
    – La seconda (vv. 5-12) è l’oracolo di spiegazione dell’azione ed è diviso a sua volta in tre momenti.
    * L’oracolo vero e proprio espresso in forma interrogativa, e poi in forma affermativa (leggi v. 6)
    * In un secondo momento l’oracolo viene spiegato in forma negativa e in forma positiva (leggi vv. 7.9). Come a dire: il Signore compie ciò che vuole, distrugge ed edifica.
    * Dopo la spiegazione c’è il momento dell’applicazione agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme (leggi vv. 11.12)
    Geremia deve aver descritto l’episodio come lo ha vissuto e vi si legge la forza drammatica dell’esperienza del profeta: egli deve profetare sulla sua città, a prezzo della vita; egli è profeta della sua stessa sorte e non su eventi che non lo riguardano.
    Il testo si basa tutto sull’immagine del vasaio. Geremia osserva l’artista, lo contempla come faremmo noi se incontrassimo un vasaio che la vora da artigiano, e gradualmente comprende che deve lasciarsi modellare e plasmare del divino vasaio.
  3. Il punto centrale del testo è al versetto 6: “Ecco, come l’argilla è nelle mai del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele”. Ecco l’intuizione profetica: siamo nelle mani di Dio come la creta nella mani del vasaio.
    Questa intuizione è molto diffusa nella Bibbia.
    Isaia 29, 16: “Che perversità! Forse che il vasaio è stimato pari alla creta?. Un oggetto può dire al suo autore: Non mi ha fatto lui? E un vaso può dire del vasaio: Non mi ha fatto lui?”.
    Il concetto è legato al tema della creazione. Quando l’uomo smarrisce il senso della creaturalità, impazzisce, vuole pretendere di dire a Dio come deve agire. L’uomo dimentica di essere fatto da Dio.
    Isaia 45, 9: “Guai a chi contende con chi lo ha plasmato, un vaso fra altri vasi di argilla. Dirà forse la creta al vasaio: Che cosa fai? Oppure: La tua opera non ha manici?”.
    La creatura crede di poter dettare le leggi del suo esistere.
    Genesi 2, 7: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo”.
    Ecco il principio della visione vera del mondo. Qui è la radice dell’immagine diffusa nella Bibbia.
    Romani, 9, 20-21: “O uomo, chi sei tu per contestare Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: Perché mi hai fatto così? Forse il vasaio non è padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile o un vaso per uso volgare?
    Il discorso della creaturalità è un punto di riferimento irrinunciabile per parlare dell’uomo e di Dio.

Meditatio
Siamo ora invitati a domandarci: quale è il messaggio per noi, per me? Possiamo richiamare alla memoria i testi ricordati. Ma anche farne affiorare altri. Possiamo passeggiare nella Scrittura, raccogliendo una perla dopo l’altra che, rafforzandosi a vicenda, ci aiutano ad avere il senso del mondo di Dio, a entrare nel mistero della Sua parola.
In tal modo abbiamo due piste di riflessione e di meditazione.

  1. La prima pista di riflessione la prendiamo dal Salmo 100, 3: “Riconoscete che solo il Signore è Dio, egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo”. E ricordiamo anche il Salmo 96, 5: “Tutti gli dei popoli sono un nulla, il Signore invece ha fatto i cieli. Date al Signore la gloria del suo nome…Dite tra le genti: Il Signore regna!”.
    Sono tutti modi per affermare che noi siamo di Dio, per esprimere il gesto fondamentale dell’adorazione. La differenza tra chi crede e chi non crede sta nella capacità o meno di adorare. L’adorazione è riconoscere che siamo nelle mani di Dio, di Uno che è più grande di me.
    L’adorazione davanti al Santissimo, l’adorazione davanti alla creazione, l’adorazione davanti alla vita, in cui Dio agisce e parla. L’adorazione nei gesti.
  2. Una seconda pista di riflessione è che io posso resistere all’azione di Dio, posso sfuggire alle mani del vasaio che mi stanno modellando. E’ un potere drammatico.
    Si apre il tema della paura di Dio e dell’amore di Dio che tutto muove. “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. La fede è il fondamento di una visione colma di speranza sulla vita. C’è un disegno dell’amore di Dio. C’è una misericordia che ricostruisce anche quello cha noi abbiamo spezzato.
  3. La nostra riflessione sfocia nella preghiera, nella quale possiamo passare in rassegna le nostre resistenze e le nostre paure. Davanti a Dio si sta nella verità del cuore, perché l’amore di Dio possa così guarire il nostro cuore malato.