Lectio Divina – Giovanni 3, 14-21 (traccia)

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Lectio Divina – Giovanni 3, 14-21 (traccia)

Lectio Divina – Giovanni 3, 14-21 (traccia)

Gesù e Nicodemo
Suore Ravasco

Il Vangelo della IV Domenica di Quaresima

Lettura del testo

Analisi del testo

Preambolo

  1. Un brusco e improvviso scarto sembra spezzare il testo. Dopo il vivace dialogo tra Gesù e Nicodemo subentra improvviso uno straordinario monologo di Gesù.
    I nessi pare non siano presenti. Invece vi sono.
    Ciò che è stato discusso fino a ora deve essere approfondito, chiarito. Il monologo va in questa direzione di chiarimento ulteriore.
  2. Il monologo appare una sintesi del disegno della salvezza. E’ bello leggere come il traboccare del Cuore di Gesù (cf. v.32: “Egli attesta ciò che ha visto e udito”)
  • Due soggetti:
    – il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo e deve essere innalzato (vv. 13-14)
    – Dio che ha tanto amato il mondo da mandare il suo unico Figlio (v. 3, 16)
  • Queste rivelazioni sfociano ambedue sulla vita eterna ottenuta mediante la fede nel Figlio (v. 15-16)
  • A questo punto viene esposta la nuova situazione dell’uomo: la fede nel Figlio è condizionata dall’atteggiamento fondamentale di ciascuno di fronte alla rivelazione di Dio

→ Il movimento del pensiero è simile a quello del Prologo: dopo la rivelazione sul Logos creatore, venivano menzionate le reazioni degli uomini, cioè il rifiuto o l’accoglienza della luce.
Qui si indica la loro decisione di fronte al Figlio di Dio incarnato e innalzato (la Cappella Sistina e la scena del Giudizio)

I tre grandi momenti del monologo

L’elevazione del Figlio dell’uomo
L’itinerario del Figlio dell’uomo è annunciato mediante una costruzione tradizionale: “bisogna”.
Lo usano anche i Sinottici per dire che il Figlio dell’uomo deve morire e risorgere (cf. Mt 16, 21; Mc 8, 31: prima della trasfigurazione).
In Giovanni però è formulato in modo originale. Il termine “essere innalzato” richiama l’idea di glorificazione-esaltazione, non più come tappa successiva all’umiliazione, ma come coincidente con l’umiliazione. Morte e risurrezione vengono a coincidere (cf. i racconti della Passione in Giovanni).
D’altra parte nel quarto vangelo Gesù questo lo dice in varie riprese:
“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io sono…” (8, 21)
“…quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (12, 32)

La fede nel Figlio di Dio

  • Il pensiero risale a Dio che è all’origine del disegno di salvezza.
    Dio ama il mondo e questa verità precede ogni cosa. Si risente il tema del prologo quando si afferma che la luce di Dio esiste per ogni uomo prima della tenebra.
    L’evento della croce fa penetrare più in profondità il mistero di Dio in quanto Amore. Vi si scorge una relazione con il sacrificio di Isacco: l’unico figlio.
  • A fronte di questo disegno in Cristo, Figlio di Dio incarnato, Gesù di Nazaret, sta l’uomo con l’alternativa: dire di sì o di no.
    L’alternativa è tema tipicamente vetero testamentario. Si pensi al Deuteronomio 30, 15-19: “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva… Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti… oggi io vi dichiaro che certo perirete”.
    La rivelazione però progredisce. L’amore di Dio è pienamente compiuto nel Figlio incarnato, il desiderio di Dio per la salvezza del’uomo è condensato in Lui. E la condizione non è più l’osservanza; si tratta di credere nel Figlio, ovvero all’amore rivelato.

L’uomo di fronte alla luce
Ora la grande domanda: “Perché il rifiuto mortale? Il Prologo non se l’era posta.
La risposta è in due frasi articolate attraverso un duplice perché.

  • “perché le loro opere erano malvagie” (v. 19)
  • “perché le sue opere non vengano riprovate” (20)

Per capire la risposta contenuta in questi due perché dobbiamo intendere bene il termine “opere”.
Immediatamente ci viene da pensare a una valutazione di carattere morale. Ma le “opere” in Giovanni che cosa indicano?
“Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo” (8, 39). Quali sono le opere di Abramo? Le opere di Abramo sono la fede, il credere.
Così il rifiuto dell’uomo è dettato dalla mancanza di fede, dal non accogliere la Rivelazione di Dio nella creazione, nella Parola e ora nel Figlio

Tempo di silenzio

Dalla Parola alla vita

  1. La croce di Gesù rivela in modo mirabile l’amore di Dio per l’uomo.
    E’ questo il tempo della contemplazione del Crocifisso.
    La preghiera davanti al crocifisso.
    I misteri dolorosi del Rosario.
    La Via Crucis.
    La centralità della Croce nelle nostre chiese e nella celebrazione della Messa.
    Potremmo imparare di nuovo la bella preghiera: “Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che, alla tua santa presenza, ti prego con il fervore più vivo di imprimere nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati e il proponimento di non offenderti. Con tutto l’amore e la compassione del mio cuore contemplo le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te il santo profeta Davide: Hanno trapassato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa”.
  2. Tutto si risolve attorno al Figlio di Dio fatto uomo per noi. Gesù è il centro della storia.
    Sant’Ambrogio: “Cristo è tutto per noi”.
    Essere cristiani significa avere scoperto che Cristo è “il” Salvatore.
    Ne discende una visione cristiana della vita: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e in vista di lui”. Nulla ha senso al di fuori di Gesù e tutto deve essere vissuto in lui per acquistare significato. A partire dall’uomo.
  3. L’opera della fede che si realizza a partire dall’ascolto della Parola del Signore, per divenire ascolto totale di Dio che parla.
    L’adesione alla volontà di Dio è l’opera di Dio.
  4. Il passaggio dalla  notte alla luce nell’esperienza di Nicodemo, così come la raffigura Giovanni. E’ anche parabola della nostra vita, della nostra Quaresima.