Lectio Divina – Tito 2, 1-15 (traccia)

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Lectio Divina – Tito 2, 1-15 (traccia)

Lectio Divina – Tito 2, 1-15 (traccia)

Istituto Ravasco

Introduzione alla Lettura a Tito

  • La letteratura del Nuovo Testamento è inaugurata da Paolo con la lettera ai Tessalonicesi verso l’anno 51. Seguiranno altre lettere fino a raggiungere il numero di 13.
    All’interno delle lettere paoline, 3 si distinguono: sia per i destinatari che per il contenuto. Per destinatari non hanno una comunità, ma due persone: Timoteo e Tito, responsabili di due comunità, Efeso e Creta.
    Questo spiega anche il contenuto delle lettere, che alcuni studiosi hanno definito “pastorali”. In effetti hanno un carattere esortativo, con direttive impartite ai responsabili delle comunità.
    Agostino le chiamò “lettere pontificie” per le direttive e l’organizzazione delle Chiese. Tommaso definì la prima lettera a Timoteo “regola per i pastori”. Le si potrebbero anche definire un primo abbozzo di diritto canonico.
  • Portiamo l’attenzione su Tito per tracciarne l’identità.
    Collaboratore di Paolo e incaricato di importanti missioni, è citato 13 volte nel NT, sempre nelle lettere paoline, soprattutto nella 2 Corinzi.
    Tito è presentato come un cristiano di origine pagana che accompagna Paolo e Barnaba a Gerusalemme. In quanto greco, i giudaizzanti pretendevano la sua circoncisione, ma Paolo si oppone (Gal 2, 1-5). Diverso sarà l’atteggiamento di Paolo nei confronti di Timoteo: per ui, infatti , di madre ebra, chiederà la circoncisione (At 16, 3).
    L’attività e la personalità di Tito son omesse in luce dal suo rapporto con la comunità di Corinto. Tito è inviato lì da Paolo, dove una comunità divisa da discordie minacciava di vanificare l’annuncio del vangelo. Egli ottiene successo laddove lo stesso Paolo non era riuscito. Infatti, quando incontro Paolo in Macedonia, può dire che la comunità di Corinto si è pacificata.
    A Tito viene affidato un altro incarico delicato, concernente la colletta in favore della povera comunità di Gerusalemme (2 Cor, 8, 6).
    Dalla lettera a Tito si evince che egli viene inviato a Creta, dove assume la guida della comunità. Paolo ne ha grande stima. Per questo lo manderà anche in Dalmazia dove si erano presentate nuove difficoltà. Egli è il missionario delle cause difficili: uomo di grande fede e con doti di pacificatore.

Lectio divina

Lettura del testo e silenzio

APPROFONDIMENTO DELLA LETTURA
Nel primo capitolo Tito aveva ricevuto indicazione per i provvedimenti da prendere nei confronti dei responsabili della comunità e dei falsi maestri presenti in essa.
Ora l’orizzonte si allarga. Il capitolo secondo può essere diviso in due parti: la prima indica i doveri delle varie persone, elencate nelle categorie di anziani, giovani e schiavi; la seconda comprende tutto il popolo a cui è rivelata la grazia di Dio manifestata in Cristo. Tutto è incorniciato dall’imperativo “insegna”: poso all’inizio e alla fine imprime al brano un carattere di esortazione.
Tito è chiamato a insegnare la sana dottrina del Vangelo alle diverse categorie di persone, ricordando che la via del vangelo è percorribile in virtù della grazia. Egli, poi, deve essere di esempio con la sua vita.

I doveri delle diverse categorie (1 – 10)
Il brano è molto lineare: dovere di annunciare la sana dottrina (v. 1), i doveri degli anziani (vv. 2-3), dei giovani (vv. 4-6), degli schiavi (vv. 9-10); il tutto inframmezzato dall’esempio di Tito (vv. 7-8).
Il Vangelo è unico per tutti, eppure ciascuno lo vive secondo la propria condizione e il proprio stato di vita: una chiamata alla santità che è aperta a tutti.

  • Gli anziani e le anziane
    Entrambi possono mettere a servizio della comunità la loro esperienza. Le donne soprattutto potranno essere maestre di vita per le giovani.
    Sono indicati valori umani cari anche alla cultura ellenistica e giudaica. Il cristianesimo non rigetta nulla di ciò che è umanamente buono: lo porta alla perfezione: il compimento.
    Colpisce, a proposito delle donne il richiamo alla moderazione del bere. Da una parte poteva esservi questo problema a Creta, che era celebre per i suoi vini. Dall’altra si evince anche una considerazione alta della donna. Nel mondo giudaico non era consentito alla donna di bere vino e nel mondo romano era sconsigliato. L’attenzione alla donna con le molteplici raccomandazioni dice l’importanza del suo ruolo nella comunità cristiana.
    Le raccomandazioni sembrano fare eco al vangelo delle beatitudini: “affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”.
  • I giovani
    Nelle indicazioni date da Paolo vi è la raccomandazione diretta a Tito perché sia di esempio con la sua vita, a sottolineare che con i giovani l’esempio è trainante.
  • Gli schiavi
    Evidentemente a Creta ve ne erano molti.
    Paolo non predica nessuna rivoluzione sociale, ma si preoccupa di mutare la coscienza degli uomini. Vi è una situazione sociale che al momento non può essere modificata; si pongono però le fondamenta dei futuri cambiamenti, educando a stabilire nuove modalità di relazione. E soprattutto il servizio, il proprio dovere  fatto con amore e dedizione è la migliore catechesi della fede cristiana, che è annunciata anche mediante gli schiavi.

La grazia di Dio manifestata in Cristo e annunciata da Tito (11 – 15)
La vita cristiana è descritta con una definizione molto densa: risposta alla manifestazione della grazia di Dio in Cristo e come attesa del suo ritorno. E Tito ha il dovere di annunziarla.
Il termine grazia ha la capacità di indicare la gratuità dell’amore di Dio che si china sul mondo e poi la universalità di questo amore salvifico. Ha il volto di Gesù.
Inoltre la grazia è educatrice: il Signore stesso è il nostro educatore.
Il primo frutto della grazia è l’abbandono del negativo espresso come “empietà e desideri mondani”.
Il versetto 13 è polemico: “grande Iddio e Salvatore”. Paolo ha in mente il culto degli imperatori e degli eroi. L’imperatore faceva le sue apparizioni elargendo favori e grazie. Ed era chiamato grande. Grande è solo Dio in Gesù.
Il cambiamento della vita non è anzitutto uno sforzo della volontà ma è un dono dall’alto: “Cristo ha dato se stesso per noi, per ricattarci da ogni iniquità”. E’ il vangelo della grazia così caro all’apostolo Paolo e da lui vissuto in prima persona.

MEDITAZIONE E ATTUALIZZAZIONE

  • La chiamata universale alla santità: riguarda tutti secondo lo stato di vita di ciascuno.
  • La missione è universale e la si realizza nelle condizioni di vita concreta in cui ci si trova
  • L’invito a superare la schizofrenia tra fede e vita, fede e cultura, fede e criteri di giudizio: il modo nuovo di intendere la vita nel suo complesso
  • Il primato della grazia, che vuol dire primato della fede e di Dio nella nostra giornata. “Tutto posso in colui…”
  • La speranza cristiana