Omelia – Festa di San Luigi Versiglia

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Omelia – Festa di San Luigi Versiglia

Santa Messa nella Prima Domenica del Tempo di Quaresima.
Festa di San Luigi Versiglia

Casteggio. Sacro Cuore

 

“Perdonaci Signore, abbiamo peccato”. Lo abbiamo ripetuto più volte con il ritornello del Salmo Responsoriale. Il nostro ripeterlo non è qualcosa che riguarda soltanto una parola, è qualcosa di cui, certamente, siamo anche tutti convinti. Abbiamo peccato. Abbiamo peccato in tanti modi. All’inizio di questa celebrazione ne abbiamo ricordato uno, in particolare: non prendere seriamente la santità alla quale il Signore chiama tutti quanti noi.

Oggi, però, la liturgia della Chiesa ci aiuta, in un certo senso, ad andare alla radice del nostro peccato, alla motivazione vera per la quale scegliamo diversamente rispetto a quello che Dio chiede.

Abbiamo ascoltato, infatti, una pagina importante del Libro della Genesi; in questa pagina si racconta che il primo uomo e la prima donna incontrano il tentatore, colui che per definizione è il menzognero. E, in effetti, che cosa dice il tentatore all’uomo e alla donna? Dice così, parafrasando: «Avete inteso che cosa vi ha detto il Signore? Avete ascoltato la parola che vi ha rivolto? Avete capito l’indicazione che vi ha dato? Tutto questo non è vero!». Dice il tentatore: «La parola che vi è stata rivolta non è una parola di amore verso di voi. La volontà che vi è stata manifestata non è una volontà di amore verso di voi. L’indirizzo che vi è stato dato non è un indirizzo di amore verso di voi. No!». «In realtà, a differenza di come sembra – dice il tentatore – Dio non è buono. Non è buono! Non vi vuole bene! Non vi vuole bene! Non vi ama! Non vi ama! Non vuole la vostra gioia! Non vuole la vostra gioia!».

Questa insinuazione entra nel cuore di quell’uomo e di quella donna; questa tentazione ha il sopravvento nella vita di quell’uomo e di quella donna che, infatti, non prestano ascolto alla parola che Dio aveva loro rivolto, non abbracciano la sua volontà, non accettano la sua indicazione. La conseguenza è che, dice il testo della Genesi: “Si ritrovarono nudi”. È un’immagine che immediatamente capiamo e attraverso la quale il testo sacro viene a dirci: “Quell’uomo e quella donna, che seguendo la tentazione immaginavano di trovare la vita, in realtà trovano la morte; pensavano di essere felici allontanandosi dal loro Dio, ma hanno trovato la disperazione. Immaginavano di incontrare la pienezza del cuore e della vita andando per un’altra strada, rispetto a quella che Dio aveva indicato loro, ma hanno trovato la povertà del cuore e della vita”.

Ciò che leggiamo nella Genesi e che riguarda quell’uomo e quella donna – lo capiamo benissimo – riguarda anche noi, perché anche nel nostro cuore spesso risuona quella parola tentatrice che suggerisce: “Non fidarti di Dio, Lui non ti ama davvero. La sua parola, la sua volontà non è per il tuo bene autentico, non è per la tua gioia. Dio non è un tuo alleato; Egli, in realtà, è un tuo nemico”. Questa parola l’avvertiamo nel nostro cuore e accade che, molte volte, le prestiamo fede, la facciamo nostra e ci comportiamo di conseguenza; e, proprio come quell’uomo e quella donna, ci ritroviamo nudi, cioè tristi, disperati, soli, afflitti, sconsolati, deprivati della vita e della pienezza del cuore.

Qual è, dunque, la radice di ogni nostro peccato? Qual è il motivo da cui scaturisce il nostro peccato? Non credere all’amore di Dio; non credere che Lui ci voglia davvero bene; non credere che Lui, davvero, voglia la nostra gioia; non credere che la Sua parola, la Sua volontà costituiscono per noi, uomini e donne di oggi, la pienezza del cuore e della vita, la sorgente dell’autentica gioia e dell’autentica felicità. Non credere a questo! Da qui scaturisce il nostro peccato, nell’illusione di poter trovare altrove, in un’altra parola, in un altro progetto di vita, in un’altra volontà, ciò che in realtà non potremo trovare mai. La realtà, infatti, è questa: o stiamo dalla parte di Dio, e allora abbiamo la vita, o non stiamo dalla parte di Dio, e allora troviamo la morte. O accettiamo con gioia che Dio è amore ed bello dipendere da Lui, e abbiamo la pienezza del cuore, oppure rifiutiamo di dipendere da Signore, non credendo al suo amore e, allora, ci incontriamo con la morte, la morte del cuore e la morte della vita.

“Perdonaci Signore, abbiamo peccato”. Sì, abbiamo peccato perché non abbiamo creduto all’amore che tu hai per noi, non ci siamo fidati di Te e della tua parola che è parola di amore, non abbiamo avuto fiducia nella tua volontà che è una volontà di amore per noi. E, allora, perdonaci! Abbiamo peccato!

Quanto detto, però, non basta, perché siamo chiamati a fare un passo avanti. La Quaresima ci è donata proprio per questo, perché dopo aver fatto luce nella nostra vita, possiamo riprendere il cammino in un modo nuovo, senza più cadere in questa trappola, senza più lasciarci incantare da quella voce maligna e menzognera, senza più allontanarci dal nostro Dio, ma avanzando nel cammino fidandoci del suo amore, accogliendo la sua parola, abbracciando la sua volontà. Ma questo come può avvenire?

Ce lo ricorda la pagina del Vangelo, perché Gesù nel deserto ha, esattamente, affrontato la nostra stessa tentazione. Anche nel suo cuore, infatti, è risuonata quella parola maligna, la stessa identica che risuonò all’inizio con l’uomo e la donna; ma Gesù quella voce l’ha sconfitta, quella tentazione l’ha rifiutata. Egli, fino in fondo, ha creduto all’amore del Padre, ne ha accolto la parola, ne ha abbracciato la volontà.

Come possiamo, allora, riprendere il nostro cammino potendo vincere la tentazione del nemico? Nella misura in cui Gesù è vita della nostra vita, nella misura in cui siamo una sola cosa con Lui, nella misura in cui, davvero, il Signore è tutto per noi. Se questo accade, allora è Lui che vince in noi, è Lui che in noi accoglie la parola di Dio, è Lui che abbraccia con noi la sua volontà, è in Lui che crediamo che Dio è amore, nostro alleato e dalla nostra parte.

Il cammino quaresimale, dunque, consiste nel rendere più intensa, più viva, più vera la nostra relazione con il Signore Gesù. Come?

Noi andiamo a Messa ogni domenica, forse anche qualche volta in più; eppure avvertiamo, in Quaresima, la necessità di frequentare di più la celebrazione eucaristica, dal momento che lì è la vita del Signore che viene a noi, è Lui che si fa nutrimento per noi, è Lui che alimenta la nostra esistenza e il respiro del nostro cuore. La vita di Gesù diventa la nostra vita, nella misura in cui partecipiamo con frequenza alla Messa, con più frequenza alla Messa. Ci confessiamo, certamente. Ma, forse, possiamo confessarci più spesso; ed è così che cresce la vita del Signore in noi, in virtù della grazia del perdono e della misericordia che nella confessione sperimentiamo e riceviamo ogni volta.

Abbiamo con noi il Vangelo, la Sacra Scrittura e ascoltiamo la parola di Dio. Ma possiamo ascoltarla di più, perché quella parola scenda nel nostro cuore, divenga vita della nostra vita; così che la vita del Signore possa diventare la nostra stessa vita.

Entriamo in chiesa, ci fermiamo davanti al Signore presente nell’Eucaristia. Ma possiamo farlo di più, sicuramente; e, facendolo, entriamo in intima relazione di familiarità con il Signore, così che la sua vita divenga di più la nostra.

In Quaresima, la Chiesa ci esorta a pregare di più. Perché? Perché la vita del Signore divenga di più la nostra vita. Non è un peso pregare di più, è un dono, un’occasione di grazia che in questo tempo ci viene data, perché la vita di Gesù divenga davvero la nostra, perché con Lui vinciamo la tentazione.

In virtù della Sua presenza in noi, sconfiggiamo il male e il peccato e troviamo la vita, troviamo la gioia vera, troviamo la pienezza del cuore, perché stiamo dalla parte di Dio credendo al suo amore, abbracciando la sua Parola e la sua volontà.

Così vivono i santi, così ha vissuto il nostro san Luigi Versiglia. A lui, oggi, chiediamo di essere sostenuti nel nostro cammino quaresimale, perché questo cammino sia un cammino di più intensa preghiera con la Messa, con la confessione, nell’ascolto della parola di Dio, nella visita all’Eucaristia; perché sia un tempo di più intensa preghiera così che possiamo condividere di più la vita del Signore e, condividendo di più la vita del Signore possiamo vivere dalla parte di Dio, credendo al suo amore, vincendo la tentazione e il peccato e sperimentando la pienezza vera della vita e del cuore.

Trascrizione da registrazione audio