Omelia – Solennità dell’Immacolata Concezione

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Omelia – Solennità dell’Immacolata Concezione

Cattedrale di Tortona

Solennità dell’Immacolata in Cattedrale a Tortona, celebrazione presieduta dal Vescovo, S. Ecc.za Mons. Guido Marini

Un bambino sostava davanti alla vetrina i un bel negozio di scarpe. Era scalzo, senza scarpe e senza calze, e con i suoi grandi occhi fissava un paio di scarpe. Gli si avvicinò una signora che, con dolcezza, gli rivolse la parola e gli chiese: «Che cosa fai qui davanti a questo negozio? Che cosa guardi?». E il bambino le rispose: «Signora, non è la prima volta che vengo davanti a questo negozio e mi fermo a osservare la vetrina; anzi, in particolare guardo quel paio di scarpe che mi piace tanto e ogni volta che vengo qui io prego e dico al Signore: “Signore fa’ che in modo che io possa avere quel paio di scarpe che mi piace tanto. Esaudisci questa mia preghiera!”. Però, per adesso, il Signore non mi ha esaudito».

La signora, un po’ commossa, cambiò i suoi programmi. Sarebbe dovuta andare altrove ma disse al bambino: «Senti, vieni con me, ti accompagno io nel negozio». Prese la sua manina ed entrarono nel negozio. La commessa, che chiese di che cosa avessero bisogno, si sentì chiedere dalla signora di poter vedere proprio quel paio di scarpe e di provarlo al bambino. Allora la commessa venne, portò diversi numeri proprio di quel paio di scarpe e il bambino cominciò a provarle fino a tanto che trovò il paio giusto per lui. Ma la signora volle andare oltre e allora chiese alla commessa che portasse loro anche qualche paio di calze e così il bambino poté scegliere anche il paio di calze. Indossò le calze e le scarpe, si alzò per fare due passi in modo da provarli, tutto contento e felice. Passarono al banco e comprarono calze e scarpe e poi uscirono insieme, la signora e il ragazzino.

Il ragazzino aveva gli occhi felici, forse come non mai e la signora anche era felice perché guardando la sua felicità era felice pure lei, forse come non mai. Si dovevano salutare, e il bambino si rivolse alla signora sorprendendola: «Ma scusi lei è forse la moglie del Signore?».

Nella sua ingenuità, quel bambino aveva colto nel segno, esprimendo una grande verità, perché nell’amore di quella donna aveva colto qualcosa del Signore, nella premura e nella cura che quella donna aveva avuto per lui, aveva toccato con mano l’amore del Signore che aveva esaudito la sua richiesta, il suo desiderio, la sua preghiera. «Scusi lei è forse la moglie del Signore?». Nell’amore per lui aveva colto una particolare relazione di questa donna con quel Signore a cui si era rivolto e di cui aveva toccato con mano la premura e la cura.

Perché la Madonna ci appare così vicina a Dio? Perché quando guardiamo a Lei respiriamo l’aria del cielo? Perché? Perché guardare i suoi occhi significa intravedere gli occhi di Dio? Ecco il motivo: perché la Madonna è tutta per noi, perché la Madonna ha cura della nostra vita. Lo sappiamo, ed è per questo che ci rivolgiamo a lei, perché non pensa a sé stessa ma pensa a noi suoi figli, sue figlie, e desidera tutto il bene possibile per noi e per la nostra vita. Ecco perché quando guardiamo la Madonna, attraverso la cura, la premura e l’amore che ella ha per noi e per la nostra vita, capiamo che lei ha una relazione particolarissima e unica con Dio. Tutto questo brilla in un modo del tutto singolare nella Madonna perché la Madonna è immacolata, perché la Madonna è senza peccato e chi non ha peccato non può che essere tutto di Dio e tutto per noi, tutto amore: proprio come la Madonna.

Ed è per questo che la Chiesa la chiama con quell’appellativo bellissimo: “Madre del bell’amore”. Lei, come nessuna creatura è mai stata e sarà, è tutta di Dio e, dunque, è tutta per noi; ed è davvero la “Madre del bell’amore”, perché immacolata, perché il peccato non ha mai toccato la sua vita.

Ci chiediamo. Il peccato che, purtroppo, ha tanto a che fare con noi e con la nostra esperienza quotidiana, che cosa è? Che cosa è?

Oggi abbiamo ascoltato una pagina della Genesi che, attraverso delle immagini, dei simboli ci parla proprio di questo. E che cosa viene a dirci? Che il peccato significa due cose. Anzitutto, significa l’oscuramento di Dio. «Dove sei?», chiede Dio all’uomo, perché l’uomo si nasconde, non vuole più interessarsi di Dio, non lo vede. Si stabilisce un’inimicizia, un dubbio, un sospetto. L’uomo scappa da Dio. Il peccato è anzitutto questo: l’uomo va lontano da Dio.

Ma poi è un’altra cosa il peccato: Adamo accusa Eva. L’uomo e la donna si accusano tra di loro: il peccato è inimicizia, distanza, contrapposizione tra l’uomo e la donna, tra il fratello e la sorella, tra tutti quanti noi; è l’incapacità di vivere in armonia tra di noi. Ecco qual è la realtà del peccato che la Genesi descrive e che tutti noi, ogni giorno, sperimentiamo nella nostra vita concreta. Proprio lì, infatti, è la radice della nostra fatica a vivere una relazione bella, di amore con il Signore che ci riempie il cuore, ed è proprio lì, nel peccato, la radice di quella fatica che facciamo ogni giorno a vivere tra noi in comunione, in fraternità, in amicizia. Lo sappiamo. Nel cuore, continuamente, insorgono pensieri e sentimenti che vogliono separarci da Dio; e continuamente insorgono pensieri e sentimenti che vogliono separarci tra di noi. E questo è il peccato.

Ecco perché la Madonna Immacolata, invece, è tutta amore, è tutta relazione con Dio, è tutta relazione con noi; ha un rapporto intimissimo con Dio e un rapporto intimissimo con noi nell’amore; ed è madre del bell’amore, perché non ha peccato, perché è Immacolata.

Ma questo come è avvenuto nella Madonna? Perché nel disegno bellissimo di Dio, in virtù dell’opera di Gesù, della sua morte e risurrezione, della sua salvezza, ella è stata preservata da ogni macchia di peccato. Gesù Cristo, quindi, è il motivo della sua bellezza, Gesù Cristo è il motivo per cui lei è immacolata, Gesù Cristo è il motivo per cui lei è la madre del bell’amore, Gesù Cristo è il motivo per cui lei è tutta per Dio e tutta per noi, dimentica di sé stessa. Noi, che siamo stati toccati dal peccato, facciamo fatica a vivere il bell’amore, l’amicizia autentica con Dio, l’amicizia autentica con gli altri, perché il peccato ci porta a fare di noi stessi l’idolo di fronte al quale ci inginocchiamo e ci pieghiamo, per cui Dio rimane sullo sfondo e gli altri sono nemici da tenere distanti. Siamo idoli di noi stessi e, dunque, perdiamo di vista l’amore.

La solennità dell’Immacolata, dunque, ci pone di fronte a un bivio, ovvero a una duplice forma di umanità: l’umanità che scende a compromesso con il male, che accetta il peccato, che fa di sé stessa un idolo, ed è l’umanità ripiegata su sé stessa, l’umanità triste, infelice, egoista, incapace di dono, che pensa solo a sé; ma c’è un’altra umanità, quella di cui ci parla l’Immacolata, che è un’umanità bella, felice, gioiosa, capace di amare, di donarsi senza condizioni, che non rende più brutta la vita, come l’umanità immersa nel peccato, ma che la rende più bella per sé e per gli altri, perché è un’umanità immersa nell’amore di Dio e del prossimo.

Oggi l’Immacolata ci ricorda la bellezza di questa umanità che ciascuno di noi può accogliere e sperimentare. Ma come? Nella misura in cui, come la Madonna, ci è stato ricordato nel Vangelo dell’Annunciazione, anche noi diciamo “Sì” a Gesù, “Sì” alla sua volontà, “Sì” alla sua Parola, “Sì” a Lui. Se noi, come la Madonna, siamo un “sì” al Signore Gesù, allora diventiamo un “sì” anche agli altri, diventiamo artefici di un amore autentico, diventiamo possessori di un’umanità bella e diventiamo, allora, in questo mondo, il segno di ciò che l’Immacolata è per tutti nella storia: la bellezza di un’umanità raggiunta dalla salvezza di Gesù Cristo e, per questo, capace di amare davvero Dio e di amare davvero gli altri.

Oggi all’Immacolata chiediamo questo dono, chiediamo questa grazia: di essere almeno un po’ come Lei, belli di quella bellezza che deriva dal dire “No” al peccato in ogni sua forma, “No” al male, in ogni sua forma, “No” a ciò che ci separa da Dio e dagli altri, in ogni sua forma. Belli di quella bellezza che deriva dal dire “Sì” a Dio, “Sì” a Gesù Cristo e, dunque, “Sì” all’amore, all’amore vero, quell’amore che cambia e rende splendida la nostra umanità singola e collettiva, la nostra vita personale e la nostra vita insieme, la vita delle nostre case, delle nostre famiglie, delle nostre città e delle nostre terre.

Questa sia la grazia che oggi chiediamo, con tanta fiducia, alla Madonna Immacolata.

Trascrizione da registrazione audio