Lectio Divina – Giovanni 2, 13-25 (traccia)

Home / Lectio Divina / Lectio Divina – Giovanni 2, 13-25 (traccia)

Lectio Divina – Giovanni 2, 13-25 (traccia)

Lectio Divina – Giovanni 2, 13-25 (traccia)

Gesù scaccia i venditori dal tempio
Suore Ravasco

Lettura del testo

Analisi del testo

Premessa (3 annotazioni)

Un episodio collocato all’inizio del ministero
Nel quarto vangelo questo episodio, a differenza degli altri vangeli (Mt 21; Mc 11; Lc 19), è collocato all’inizio del ministero di Gesù. Perché?
Vediamo san Luca.
L’evangelista anticipa all’inizio del vangelo la visita di Gesù alla sinagoga di Nazaret (Mt 13; Mc 6). In questo modo Luca dà al testo il valore di sintesi anticipata della missione di Gesù, culminante nella sua morte e risurrezione.
Giovanni fa la stessa cosa. Per lui il rapporto con il tempio è indicativo della missione, di ciò che si svilupperà dopo. Il mistero di Gesù è presentato in relazione triplice: la gloria del Padre, il passato di Israele, il rapporto con i discepoli

Il tempio
Il tempio viene presentato sotto diverse angolature.
All’inizio è il tempio come edificio nel suo complesso dove si radunano i pellegrini.
Poi è la casa del Padre di Gesù.
Infine è il santuario, il luogo della presenza di Dio all’interno del tempio. Qui si abbina il riferimento al corpo di Gesù.

La presenza silenziosa dei discepoli
Per due volte si dice che “ricordarono” (vv. 17, 22), in riferimento alla Scrittura e alla parola stessa di Gesù.
La comprensione successiva di ciò che ascoltano e vedono. Forse deve essere così anche per noi: non mortifichiamo alla nostra misura la ricchezza della Parola del Signore, ma lasciamoci portare con pazienza verso le sue vette.

Lo svolgimento del racconto

  • “Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme” (v. 1)
  • E’ la prima delle tre Pasque menzionate nel vangelo di Giovanni. La seconda è quella del discorso sul pane di vita. La terza è quella dell’ora della Passione. Qui in sottofondo si intravede la Pasqua cristiana. Per due volte si fa riferimento alla risurrezione. Vi è un compimento in atto. La parola in attesa dell’A.T.
  • La Pasqua era una delle feste che richiedeva il pellegrinaggio a Gerusalemme, con la preghiera al Tempio. Ogni buon Giudeo fedele alla Legge vi si recava ogni anno. Il Tempio era costituito da un recinto e da un santuario, luogo della Presenza, del Santo dei Santi
  • L’espressione “Pasqua dei Giudei” è voluta. Nell’A.T. è sempre la Pasqua del Signore. Il senso peggiorativo mette in evidenza che si tratta di una festa ufficiale, diretta e utilizzata dalle autorità. Era la festa della liberazione; ora è una festa della ritornata schiavitù.

“Trovò nel tempio…” (v. 14)

  • Vengono enumerati i diversi tipi di venditori e cambiavalute per sottolineare che Gesù non incontra gente che cerca Dio ma che commercia. La festa è un mezzo di lucro a favore dei capi.

“Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti…” (v. 15)

  • Era un  simbolo proverbiale per designare i  dolori che avrebbero accompagnato i tempi messianici. Il Messia era rappresentato con in mano la frusta per fustigare i vizi. Vi è poi un chiaro rimando a un testo di Zaccaria: “In quel giorno non vi sarà neppure un mercante nella casa del Signore degli eserciti” (21, 14).
  • Il gesto dello scacciare è simile a quello degli altri vangeli. Ma con un particolare: vi è l’inciso “con le pecore e i buoi”. Perché? Questi animali richiamano i sacrifici cultuali; l’Agnello di Dio non solo rimette ordine nel Tempio, ma anche manifesta che i riti sacrificali sono decaduti.
  • Inoltre il gesto è simbolico: pecore e buoi sono figura del popolo che seguirà Gesù. Il popolo è ora chiuso nel recinto del Tempio; da lì verrà liberato.
  • Con l’espressione “casa del Padre mio”, Gesù riafferma la sua messianicità. Si ricordi il salmo messianico: “Tu sei mio figlio…” (2, 7).
    Inoltre si sottolinea la bontà in sé del Tempio: “Non fate”. Il desiderio è quello di purificare non eliminare.

“I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà” (v. 17)

  • Il gesto di Gesù provoca una doppia reazione, è segno di contraddizione: prima quella dei discepoli. Essi si ricordano del Salmo 69 (“…mi divora lo zelo per la tua casa” v. 10), che secondo la Chiesa primitiva era un salmo messianico. Nella citazione il cristiano vi riconosce subito la sorte tragica di Gesù. Ancora di più perché la citazione è stata trasformata in “lo zelo per la tua casa mi divorerà”.
    Ma i discepoli capiscono questo? Probabilmente no. Vi vedono solo uno zelo ardente e senza compromessi.

“Allora i Giudei…” (18)

  • La seconda reazione è quella dei Giudei. Hanno capito che il suo è un gesto profetico e non lo discutono. Ma chiedono un segno eclatante, un miracolo. E’ sempre la stessa richiesta “diabolica” che attraversa tutto il Vangelo fino alla croce.

“Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere” (v. 19)

  • Gesù usa uno stile profetico imperativo. Ma non è un comando; è piuttosto un avvertimento: se continuate così…
  • Qui il Tempio è il santuario, il  luogo della Presenza. Si parla di risorgere: il dono di Dio a Israele non viene eliminato, ma portato a compimento. Si ricordino le giare delle nozze di Cana (il 6 e la purificazione rituale).

“…e tu in tre giorni…?” (v. 20)

  • La domanda tende a ridicolizzare, ma ormai la questione circa l’identità di Gesù è messa in moto. In quel “tu” ha inizio la grande discussione che accompagnerà tutto il vangelo di Giovanni. La risposta a quel “tu” è decisiva.

“Ma egli parlava del tempio del suo corpo” (v. 21)

  • Qui capiamo l’accostamento tempio – corpo. Quel tempio che era il luogo della presenza di Dio, la casa del Padre, l’apertura del Cielo sulla terra è realizzato nel corpo di Gesù, nella sua umanità glorificata. Quell’umanità è il Cielo aperto sulla terra, il luogo della presenza.
    Considerando lo sviluppo del vangelo di Giovanni ricordiamo:
    7, 37: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”.
    19, 34: “…e subito ne uscì sangue e acqua”.
    In entrambi i passi si risente Ezechiele 47, 1-12 (Il fiume che sgorga dal tempio)
    E poi: la sua carne che diventa il pane della vita, disceso dal cielo; il cielo aperto e gli angeli che salgono e scendono sul Figlio dell’uomo. Le tre Pasque in Giovanni.
    Gesto e parola di Gesù sono davvero il portale dell’intero vangelo.

“Quando poi fu risuscitato dai morti… (v. 22)

  • La seconda tappa della comprensione dei discepoli avviene più tardi e ci conferma che la loro prima riflessione era ancora distante dalla comprensione delle parole di Gesù.

Apertura sulla vita

  • “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
  • Il corpo di Cristo è la Chiesa. Deve rimandare a Cristo. Anche nella Liturgia.
  • Il corpo di Cristo siamo noi: “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?… Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi?… Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Cor 6, 15-19).

Ciò che non rinvia a Gesù è come un mercante nel tempio.