Lectio Divina – Giovanni 2, 1-12 (traccia)

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Lectio Divina – Giovanni 2, 1-12 (traccia)

Lectio Divina – Giovanni 2, 1-12  (traccia)

Il segno delle nozze di Cana
Suore Ravasco

Lettura del testo

Analisi del testo

Preambolo
In quale modo leggere il vangelo di Giovanni?
Dobbiamo partire dalla scena evangelica in cui Giovanni poggia il capo sul Cuore del Signore. Rilegge la storia con una capacità di comprensione nuova. Non altera la storia, ma vi entra dentro scoprendola in tutta la sua profondità.
Come capita a noi con i fatti della vita, riletti nel tempo alla luce di ciò che abbiamo vissuto e con gli occhi della fede.

Premessa (3 annotazioni)

Il “segno” compiuto a Cana

  • Nel quarto vangelo il miracolo non viene chiamato “atto di potenza”, come nei sinottici, ma “segno”.
    Il segno ha due aspetti: dimostrativo ed espressivo.
  • Dimostrativo: suscita la fede
    Gv 20, 30-31: “Gesù, in presenza dei suoi discepoli fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.
    Gv 2, 11: “…e i suoi discepoli credettero in lui”.
  • Espressivo: manifesta la gloria dell’autore
    Gv 2, 11: “…egli manifestò la sua gloria”.
    Manifesta il mistero personale di Gesù che solo la fede è in grado di riconoscere.

Il prototipo dei segni
“Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù” (Gv 2, 11). Nel termine “inizio” sono implicate due cose.

  • Come negli altri vangeli (Lc 4, 31-37; Mc 1, 21-28; Mt 4, 23 ss), anche in Giovanni il compimento dei miracoli segna l’inizio del ministero pubblico di Gesù.
  • La portata del termine, però, è più ampia. Non avvia solo un’enumerazione, ma contrassegna anche come ormai presente una novità. Nei sinottici è usato il termine “inizio” per comunicare solennemente l’inizio del Regno di Dio nei gesti e nelle parole di Gesù. Qui l’inizio si mostra nell’opera che Gesù compie a Cana.
    A Cana Gesù manifesta la sua gloria. Ma quale gloria? In Giovanni ogni segno mette in risalto un aspetto della gloria di Gesù: ad esempio, il cieco nato sottolinea la dimensione della luce. Qui non vi sono indicazioni specifiche.
    Questo è il prototipo dei segni, in cui è prefigurata e contenuta tutta la serie successiva.
    Nella sua simbologia in questo segno capiamo tutto ciò che segue nel Vangelo.

Un racconto che procede per coppie o dualità

  • Fin dagli inizi del racconto sono presentati due tipi di personaggi: da una parte i partecipanti allo sposalizio con la Madre di Gesù, dall’altra Gesù con i suoi discepoli
    La Madre è là, come si trovasse a casa sua. Gesù, come i suoi discepoli, è stato invitato.
    La dualità continua nel dialogo tra Maria e Gesù. Vi è una certa opposizione o disaccordo. Maria è dalla parte dello sposalizio.
  • Maria si rivolge ai servi. Con Maria anche i servi appartengono a coloro che si trovavano alla sposalizio  e ora stanno di fronte a Gesù.
    – Qui termina la relazione di Gesù con lo sposalizio. La congiunzione rimane per il tramite del vino donato con abbondanza.
    – Per finire dobbiamo notare la particolarità che riguarda la sposo. E’ chiamato dal direttore del banchetto. Fino a questo momento sembra assente. Si tratta di un personaggio che viene a sovrapporsi alla dualità fondamentale Gesù-nozze. Lo sposo è l’unico personaggio non riconducibile a quella dualità

La lettura simbolica
La cornice della festa nuziale

  • Il tema delle nozze richiama subito un’immagine biblica, divenuta tradizionale a partire dall’esperienza nuziale del profeta Osea fino al Cantico dei Cantici. Lo stesso Gesù presenta il regno dei cieli come un banchetto nuziale (Mt 22, 2: “Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio”).
    La ripetizione del termine “nozze” all’inizio del racconto tende a sottolineare il quadro simbolico della pagina.
  • L’episodio è situato nello spazio e nel tempo. Avviene in Galilea e accade il “terzo giorno”.
    Nell’Antico Testamento il “terzo giorno” è il giorno della grandi teofanie: la grande teofania del Sinai (Es 19, 11: “…e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo”).
  • Il vino accompagna normalmente il banchetto di nozze. I profeti ne parlano a proposito nelle nozze messianiche (Is 25, 6: “Preparerà il Signore degli eserciti… un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati”).
    Vi è continuità tra i due vini: entrambi sono vini di nozze. Il vino migliore, l’alleanza definitiva si compie per l’intervento di Gesù.
  • Chi sono i contraenti delle nozze? Israele e Dio. Israele è rappresentato dalla Madre di Gesù e dai servi. Il titolo “donna” sembra così riferirsi alla Sion ideale, raffigurata nella Bibbia nei tratti di una donna e, più precisamente, in quelli di una madre (Is 54, 1: “Esulta, o sterile, che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato dolori, perché più numerosi sono i figli dell’abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore”).
    Nel quadro di uno sposalizio nel quale la sposa non compare è la Madre di Gesù che rappresenta Sion.
    E i servi? Esprimono il desiderio attivo dei credenti dell’Antica Alleanza. Tutto ciò che possono fare lo fanno: riempire le giare di acqua fino all’orlo.
    Il racconto allora, presenta simbolicamente le nozze tra Dio (evocato nella figura dello sposo) e Israele (evocato nella Madre di Gesù e nelle altre comparse del racconto). Le nozze avvengono in virtù dell’opera di Gesù.

Gesù e la madre di fronte all’ora
Alla presenza di Dio (lo sposo), Israele (la Madre di Gesù) si rivolge a Gesù.
In questo senso si capisce di più il senso di un dialogo, altrimenti di non facile comprensione.

  • “Non hanno più vino”.
    Dietro le parole di Maria dobbiamo percepire il popolo di Israele che confessa la propria miseria e disponibilità in attesa del compimento.
  • “Donna, che vuoi da me?”
    E’ una formula semitica il cui significato dipende molto dal tono e dal gesto che l’accompagna. Nel linguaggio diplomatico mette in questione il legame che esiste tra due alleati, sia per indicare una rottura, sia per attirare l’attenzione dell’interlocutore su un punto di divergenza.
    Gesù non si pone al medesimo livello della madre.
    Egli non agirà per un intervento umano (la richiesta della madre-Israele) e la sua azione oltrepasserà il livello della circostanza concreta. Gesù darà compimento all’attesa di Israele, ma superando ogni interpretazione riduttiva della salvezza che Dio ha promesso al suo popolo.
    Pensiamo a Natanaele che da Gesù è orientato a qualcosa di più grande. Qui avviene lo stesso.
  • “Non è ancora giunta la mia ora”
    Gesù agisce in piena adesione alla volontà del Padre.
    E’ il momento della glorificazione, sulla croce e nella risurrezione, la definitiva teofania il “terzo giorno”.
    Quell’ora non è ancora giunta, ma Gesù ha il potere di anticiparla misteriosamente al presente mediante il “segno dei segni”.
  • “Qualunque cosa vi dica, fatela”
    Si sente l’eco delle affermazioni del popolo di Israele: “…Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!” (Es 19, 8). Maria è Israele nella sua incondizionata adesione al disegno di Dio.
    Maria non parla di “suo figlio”, non le appartiene, è solo di Dio.

L’evento

  • La sottolineatura è sul passaggio dall’acqua al vino, segno del passaggio dalla Antica alla Nuova Alleanza, migliore della precedente.
    Sant’Ireneo: “Benché il Signore avesse il potere di provvedere del vino ai convitati senza servirsi di alcuna cosa creata preesistente… non ha proceduto in questa maniera… Egli invece ha dissetato gli invitati a nozze cambiando l’acqua in vino. Con ciò dimostrava che Dio, il quale ha fatto la terra e le ha comandato di produrre frutti, che ha creato le acque e fatto zampillare le sorgenti, questo medesimo Dio concederà al genere umano, negli ultimi tempi, per la mediazione del suo Figlio, anche la benedizione del nutrimento e la grazia della bevanda” (Adv. Haer., III, 11, 5).
  • Le giare non sono destinate alla conservazione delle vivande ma alla purificazione rituale. Il numero sei implica un’idea di imperfezione. Vi è una pienezza sottolineata dal fatto che le giare vengono riempite fino all’orlo. Israele ha fatto tutto ciò che poteva, ma non basta.
  • La trasformazione dell’acqua in vino avviene per la parola di Gesù. Così ha inizio il Regno di Dio, in modo analogo a ciò che avviene nei sinottici con affermazione solenne: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino…” (Mc 1, 15).
  • Le giare sono di pietra. Non sono di pelle  di terracotta. Dureranno. L’Alleanza eterna.
  • Solo i discepoli che accompagnano Gesù vedono la sua gloria: “…egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui” (Gv 2, 11). Essi costituiscono la prima comunità della Nuova Alleanza, la Chiesa.

Apertura sulla vita (in quattro punti)
Ripresa di quanto si è detto.

Lo scopo dell’episodio è quello di affermare il compiersi dell’Alleanza tra Dio e Israele e, quindi, il realizzarsi, mediante Gesù, dell’attesa e della promessa.
Ciò che era stato annunciato in Gv 1, 19-51 diviene simboleggiato nel segno del banchetto di nozze.
La Madre di Gesù è Israele che sperimenta la povertà della propria situazione senza Gesù e che si apre all’iniziativa divina.
Gesù annunzia nel segno che Israele è stato esaudito, ma oltre ogni misura pensabile.
Nel racconto si parla del rapporto tra i due Testamenti. Nell’acqua divenuta vino si può vedere il simbolo dell’Antica Alleanza che diviene Nuova mediante la parola di Gesù.
In che modo, tuttavia, il segno delle nozze, potrà divenire realtà?

  1. Il racconto dei pani donati in abbondanza (Gv 6).
    Con sant’Ireneo possiamo vedere nel dono del vino a Cana (520 litri) il completamento del dono del pane, prefigurazione dell’Eucaristia.
  2. Interpretazione dell’ “ora”. La prospettiva è pasquale, il mistero della morte e risurrezione. Lì, tra l’altro, ritornerà la Madre di Gesù, la Donna. E, in virtù di Maria, Gesù continua nella storia ad anticipare la sua “ora”, la sua venuta.
  3. Maria, con la parola rivolta ai servi, è esempio di vita nella fede e invita ad assumere lo stesso stile di vita. In Maria, nella sua fede e grazie alla sua fede, si diventa membra vive della nuova Comunità, la Chiesa. Nell’ascolto della Parola di Dio si realizza lo sposalizio.
    Maria è la madre dei discepoli fin da ora. Questa verità diverrà più chiara sotto la croce.
  4. Numerosi elementi convergono per mostrare il modello della festa. I sinottici parlano in questo senso di “Buona Novella”. Giovanni, invece, ritrae Gesù in un contesto di festa. Gesù non comanda di versare tutto il contenuto nelle giare, ma di attingere quanto basta. La festa è inesauribile e si realizza sempre a partire dalla parola di Gesù.