Lectio Divina – I Corinzi 1,26 – 2,5 (traccia)

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Lectio Divina – I Corinzi 1,26 – 2,5 (traccia)

Lectio Divina – I Corinzi 1,26 – 2,5 (traccia)

L’annuncio di Cristo crocifisso

Istituto Ravasco

Introduzione alla I Lettera ai Corinzi
La lettera ai Corinzi si presenta ricca di tematiche, sorprendenti per l’attualità, e interessante per l’intreccio tra la vita della comunità e il vangelo della croce.
Corinto era una città cosmopolita, sede di un porto importante. La confluenza di differenti razze, culture e culti, in costante alternanza e scontri, aveva portato a una grande liberalità nei costumi.
In questo terreno eterogeneo e difficile Paolo, tra il 50 e il 52, getta il seme del Vangelo (cf. Atti 18, 1-8). La comunità cristiana che ne è nata vive un’esperienza esaltante, ma anche carica di limiti e di tensioni.
Per richiamare tutti alla fedeltà quotidiana al vangelo della croce, l’apostolo invia da Efeso, intorno al 55/56, questa sua lettera. In essa egli ripropone l’essenziale del mistero cristiano, intorno a due cardini: il vangelo della croce e la vita della comunità.
Per non svuotare il vangelo della croce, facendone semplice una sapienza umana, Paolo rilegge le diverse situazioni e le molteplici problematiche che la comunità di Corinto si trova ad affrontare.

  • Le divisioni interne alla comunità
  • Alcuni casi morali
  • La fortezza e la debolezza nella fede
  • Alcune problematiche in merito alla celebrazione
  • I doni e i carismi

La grandezza dell’apostolo non consiste nella varietà delle tematiche affrontate, quanto piuttosto nel desiderio, che si fa esortazione, preghiera rimprovero, consolazione, di condurre i cristiani di Corinto a scorgere in qualsiasi situazione la sovranità del Crocifisso, il giudizio operato dal Vangelo e la via da seguire per stare con il Signore.

Lectio divina
Lettura del testo e silenzio

APPROFONDIMENTO DELLA LETTURA
Paolo, dopo aver invitato a posare lo sguardo sul disegno della salvezza realizzato da Dio e che si mostra nella stoltezza del Crocifisso, invita i Corinzi a rivolgersi all’esperienza concreta della comunità e alla propria: il paradosso dell’agire stolto di Dio si dispiega sia nella costituzione della Chiesa di Corinto (1, 26-31), sia nella predicazione dell’apostolo (2, 1-5): sono queste le due ante di questo dittico. 

Il paradosso della croce nella comunità (1, 26-31)

  • Paolo invita i Corinzi a considerare come la parola della croce attraversi la loro esistenza. Dio rifiuta il criterio mondano della sapienza e della potenza: “Considerate infatti la vostra vocazione, fratelli: dal punto di vista umano, non ci sono tra voi molti sapienti, né molti potenti, né molti nobili”.
  • In effetti, pochi erano i dotati di eloquenza e sapienza umana, pochi quelli di nobili natali, pochi i ricchi economicamente.
    In una comunità così formata i Corinzi sentivano l’esigenza di qualcuno che li rappresentasse, facendoli sentire influenti e importanti: ricercavano la sapienza mondana.
  • Paolo attraverso una serie di antitesi fa intravedere l’intenzione divina: “Ma ciò che nel mondo è stolto, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; ciò che nel mondo è debole, Dio lo ha scelto per confondere i forti; ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato, e ciò che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla le cose che sono”.
  • L’apostolo conclude con l’importante affermazione: “perché nessuno possa vantarsi davanti a Dio”. Tutto è dono, tutto è grazia: “Chi si vanta, si vanti nel Signore”. Gesù è “sapienza, giustizia, santificazione e redenzione”
  • L’esperienza della Chiesa riconduce costantemente il discepolo all’evento del Crocifisso, che rivela la stoltezza e l’insipienza del mondo. Si rinnova lo scandalo della croce.
  • Paolo si ricollega alla pagina di Geremia: “Così dice il Signore: Non si vanti il sapiente della sua sapienza, non si vanti il forte della sua forza, non si vanti il ricco della sua ricchezza. Ma chi vuol vantarsi, si vanti di avere senno e di conoscere me, perché io sono il Signore che pratico la bontà, il diritto e la giustizia sulla terra, e di queste cose mi compiaccio” (9, 22-23).

Il paradosso della croce nella vita di Paolo (2, 1-5)
Il paradosso della sapienza divina può essere colto dai Corinzi anche nella attività apostolica di Paolo presso di loro.
Paolo conosceva le regole della retorica antica, ma non le ha utilizzate.
Ha parlato di Cristo e di Cristo crocifisso, non come ad Atene.
Si è presentato nella debolezza e privo di potenza; anche nel timore e tremore per un compito avvertito come di molto superiore alle sue capacità.
E tutto questo perché la fede dei Corinzi sia fondata sulla sapienza della croce e non sulla sapienza umana.

MEDITAZIONE E ATTUALIZZAZIONE
La sapienza della croce si mostra in un Dio capovolto, folle di amore, tenace fino alla stoltezza e alla debolezza per l’uomo che si è allontanato da lui.
La paradossale sapienza divina non rimane chiusa in sé, ma è contagiosa e capovolge tutto quello che incontra e tocca. Così la comunità cristiana e anche lo stesso apostolo rivelano i tratti del Crocifisso.
I Corinzi hanno avuto difficoltà ad accogliere questa peculiare rivelazione. Il loro desiderio era rivolto più all’efficienza che alla radicalità del vangelo. La loro attenzione era attratta più dagli uomini carismatici che da quelli deboli e poveri. Il loro entusiasmo era rivolto ai doni straordinari più che alle dimensioni umili e quotidiane della vita cristiana.
Vivevano a contatto con il mondo pagano che sbeffeggiava la croce di Gesù. Anche oggi, a Roma, sul colle Palatino, dove sorgeva il palazzo degli imperatori, esiste ancora un edificio chiamato “Pedagogium”, che era una sala di ritrovo dei paggi imperiali. C’è un graffito che rappresenta un Crocifisso e davanti c’è una persona inginocchiata che prega. Sotto c’è scritto in greco: Alexamenos adora il suo dio”. Ma il Crocifisso ha una testa d’asino.
Quelle difficoltà sono anche le nostre oggi.
I Giudei sotto la croce sono il simbolo dei Corinzi, ieri, e di noi, oggi. Vogliamo che Cristo scenda dalla Croce.
Ma è proprio la croce il segreto di Dio e il segreto della storia.
Conoscere Dio, conoscere l’uomo: in Cristo. In una chiesa di Reims: una croce alta con Gesù che vi sale per mezzo di una scala.
Cristo “per noi” deve diventare Cristo “in noi”.
“Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.
La vita cristiana è tutta in questo capovolgimento; la fede è tutta in questa assunzione di Cristo, principio di vita nuova e di sguardo nuovo sul mondo. E’ una nuova grammatica della vita; è lo svelamento del reale.
Paolo ci dona la grande lezione della fede.
Dobbiamo imparare Cristo.
Diceva san Tommaso: “Imparo più davanti al mio crocifisso che su tutti i libri”.
San Francesco da Paola esclamava davanti al crocifisso: “O carità, carità, carità”.
Sant’Agostino: “Il cristiano deve pendere dalla croce tutta la vita”.

I momenti privilegiati:

  • l’ascolto quotidiano della parola del Signore
  • la Comunione al Corpo e al Sangue del Signore
  • l’adorazione dell’Eucaristia
  • la preghiera davanti al Crocifisso