Meditazione – Il Silenzio di Maria

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Meditazione – Il Silenzio di Maria

Santuario Madonna del silenzio

Un contesto di preghiera

Siamo in un Santuario. Il nostro incontro, pertanto, avviene in un contesto di preghiera. Perché questo risulti più evidente a tutti noi, iniziamo la presente meditazione rivolgendo una lode alla Madonna. Lo facciamo con le parole di Teodoto, Vescovo di Ancira (l’attuale Ankara, in Turchia) e padre del Concilio di Efeso, dove egli esaltò la dottrina della divina maternità di Maria. Le sue parole sono una specie di litania mariana, introdotta dal saluto angelico:

“Ave, o gioia desiderabile.
Ave, o esultanza della Chiesa.
Ave, o nome che ispira dolcezza.
Ave, o volto che irradia divinità e grazia.
Ave, o vello salvifico e spirituale.
Ave, o madre dell’intramontabile splendore, avvolta di luce.
Ave, o illibatissima madre della santità.
Ave, o fonte limpidissima dell’onda vivificante.
Ave, o nuova madre, sede della nuova generazione.
Ave, o ineffabile madre di un mistero inafferrabile.
Ave, o creatura che hai afferrato il tuo Creatore.
Ave, o piccola dimora che contenesti l’Incontenibile!”.

 

Il silenzio nel nostro tempo
Argomento del nostro meditare è il silenzio. Guardando a Maria, infatti, ritroviamo in Lei un continuo invito al silenzio e, allo stesso tempo, le ragioni più vere per fare spazio al silenzio nella nostra vita cristiana.

Nel nostro tempo, un invito al silenzio è quanto mai attuale, importante e urgente. Ce ne ricorda i motivi un brano della Lettera apostolica Orientale Lumen, scritta da san Giovanni Paolo II, il 2 maggio 1995: “Dobbiamo confessare che abbiamo tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata: la teologia, per poter valorizzare in pieno la propria anima sapienziale e spirituale; la preghiera, perché non dimentichi mai che vedere Dio significa scendere dal monte con un volto così raggiante da essere costretti a coprirlo con un velo (cf. Es 34, 33) e perché le nostre assemblee sappiano fare spazio alla presenza di Dio, evitando di celebrare sé stesse; la predicazione, perché non si illuda che sia sufficiente moltiplicare parole per attirare all’esperienza di Dio; l’impegno, per rinunciare a chiudersi in una lotta senza amore e perdono. Ne ha bisogno l’uomo di oggi che spesso non sa tacere per paura di incontrare sé stesso, di svelarsi, di sentire il vuoto che si fa domanda di significato; l’uomo che si stordisce nel rumore. Tutti, credenti e non credenti, hanno bisogno di imparare un silenzio che permetta all’Altro di parlare, quando e come vorrà, e a noi di comprendere quella parola” (n. 16).

Ci mettiamo, quindi, alla scuola di Maria, fissando con il nostro sguardo la bella icona venerata in questo Santuario. La Madre del Signore vi è raffigurata mentre porta un dito alla bocca, intenta a invitare al silenzio i figli devoti che a Lei si rivolgono. Accogliamo prontamente questo invito al silenzio, ricordando quanto affermava Bossuet, vescovo francese del XVII secolo, celebre per i suoi scritti e la sua predicazione: “Il silenzio è il guardiano dell’anima” (Cit. in M. Bruno, Aux écoutes de Dieu, Besançon 1954, pag. 20).

Se custodiremo il silenzio nella nostra vita, il silenzio custodirà la nostra anima, custodirà la nostra sequela di Gesù.

 

Maria e il silenzio
Lasciamo, ora, parlare l’icona della Madonna del silenzio, considerando alcune pagine del Nuovo Testamento nelle quali Maria è citata ed è protagonista. Rimaniamo in attento ascolto, pensando che a ogni quadro biblico proposto faccia seguito il gesto della Madonna, che invita ciascuno di noi a imitarla nel silenzio.

 

Silenzio e fede
Apriamo il vangelo di san Luca là dove egli racconta l’annuncio della nascita di Gesù (cf. 1, 26-38). L’angelo Gabriele entra nel luogo dove si trova Maria e Le rivolge quelle splendide parole che tutti conosciamo: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (1, 28). Conosciamo bene anche lo svolgimento successivo del dialogo, un dialogo che culmina nell’annuncio della nascita di Gesù e della conseguente divina maternità della Madonna. Le ultime parole, quelle che Maria rivolge all’Angelo, rivelano la grandezza della Sua fede: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (1, 38).

Nella scena evangelica appena ricordata si intrecciano silenzio e parola. L’impressione è che ogni parola fiorisca in un contesto di profondo silenzio: quello nel quale vive abitualmente la Madonna nella casa di Nazaret, quello che fa da sfondo al dialogo tra Lei e l’angelo Gabriele. La fede di Maria è come un fiore sbocciato sul terreno del silenzio. Un silenzio in cui Ella ha potuto mettersi in ascolto della Parola che Dio Le rivolgeva. In Lei si realizzava ogni giorno di più quanto osserva sant’Agostino: “Verbo crescente, verba deficiunt” – Quando il Verbo di Dio cresce, le parole dell’uomo vengono meno (cf. Sermo 288,5: PL 38,1307).

Proprio in virtù di quel terreno, da Lei sempre coltivato, la vita della Madonna è, dall’inizio alla fine, una vita di fede. Il “fiat” pronunciato al momento dell’annuncio angelico, Ella lo ripeterà lungo tutto il Suo pellegrinaggio terreno che, a giusto titolo, si è soliti definire un pellegrinaggio della fede. Maria si è consegnata al Signore e alla Sua Parola con illimitata fiducia. Quella Parola l’ha custodita nel cuore, l’ha abbracciata, l’ha vissuta con straordinaria fedeltà, anche quando non Le era facile capirla. La fede di Maria ha trovato quotidiana espressione nel “sì” detto al Signore e nel conseguente abbandono, senza condizioni e senza ritardi, alla Sua volontà.

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che possa fiorire in te una fede sempre più grande e la tua vita possa diventare un continuo atto di abbandono alla Parola del Signore”.

 

Silenzio e preghiera
Rimanendo sulla pagina del vangelo di san Luca, dove egli racconta l’annuncio della nascita di Gesù, ci possiamo interrogare sul significato delle parole che introducono il dialogo tra l’Angelo e la Madonna: “Entrando da lei, disse” (1, 28).

Che cosa può significare l’annotazione dell’evangelista? Forse un vero e proprio ingresso di Gabriele nell’abitazione di Maria? Una supposizione è qui certamente legittima. Proviamo a formularla. La Madonna era intimamente raccolta, in preghiera, alla presenza di Dio; le parole erano scomparse e la comunicazione tra la “serva” e il Suo Signore si nutriva di un profondo silenzio. All’improvviso il silenzio si interruppe e in quell’intimità entrò qualcuno che Le consegnò in modo inatteso la Parola di Dio.

Nel silenzio, dunque, è avvolta la preghiera della Madonna. La Sua preghiera è fatta di silenzio, di cuore a cuore con il Suo Signore, di sosta prolungata alla Sua presenza senza nulla dire in attesa di ricevere la Parola della vita. In questo senso, si potrebbe dire che Maria ci appare affamata di silenzio perché animata da un insopprimibile desiderio di ascoltare il Suo Signore.

Scrive san Giovanni della Croce: “Il più grande bisogno che noi abbiamo è di fare silenzio con la lingua dinanzi a questo grande Dio, poiché il linguaggio che Egli ascolta è soltanto l’amore silenzioso” (Lettere alle Carmelitane Scalze di Beas, 22 novembre 1587, Epistolario, carta 7, 1444).

La Madonna sta davanti a Dio in questo amore silenzioso e, in questo amore silenzioso, Dio ascolta, Dio parla, la preghiera diventa davvero il respiro dell’anima.

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che possa fiorire in te una preghiera sempre più autentica, quell’amore silenzioso in cui diventa realtà viva e trasformante il tuo incontro orante con il Signore”.

 

Silenzio e carità
Apriamo ancora il vangelo di san Luca là dove egli annota che “Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda” (1, 39).

Tutti ricordiamo il motivo di questo viaggio, certamente lungo e faticoso, intrapreso dalla Madonna all’indomani dell’annunciazione. L’Angelo Le aveva rivelato che anche la cugina Elisabetta, inaspettatamente perché avanti negli anni, era in attesa di un figlio. A una tale notizia Maria aveva deciso di recarsi presso di lei, sia per proclamare insieme alla cugina le grandi opere compiute da Dio nella loro vita, sia per mettersi al servizio dell’anziana parente, nel momento del bisogno. Sappiamo dal Vangelo che Maria prolunghò la Sua permanenza presso la cugina per circa tre mesi.

Nella visita di Maria a Elisabetta ci è dato di considerare un duplice atto di carità. Anzitutto quello del dono della presenza di Gesù alla cugina. Il divino Bambino che Maria porta nel Suo grembo diviene, nella casa di Elisabetta, motivo di straordinaria esultanza, di rendimento di grazie, di contemplazione stupita del disegno salvifico di Dio. A un tale dono è da aggiungere anche quello del servizio, che Maria rende alla cugina e alla sua famiglia.

Nel silenzio vissuto da Maria fiorisce la più squisita carità: quella dell’annuncio di Gesù, quella del servizio. La Madonna porta Gesù e offre il dono di sé. In effetti, l’amore cristiano non può che esprimersi in entrambe queste direzioni. La prima forma di carità consiste, infatti, nel dono più grande di cui tutti hanno necessità: il dono di Cristo, Redentore dell’uomo, Via, Verità e Vita, Salvatore del mondo. La seconda, che scaturisce dalla prima e ne è al contempo la verifica, consiste nel dono di sé, nel dimenticarsi davanti al bisogno dell’altro.

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che possa fiorire in te la vera carità: quella per la quale tu porti nel mondo la presenza salvifica del Signore e, insieme, il dono fedele e generoso della tua vita”.

 

Silenzio e contemplazione
L’evangelista Luca, a conclusione dell’incontro di Maria ed Elisabetta, riporta il cantico del Magnificat (cf. 1, 46-55), il cantico nel quale la Madonna compie un atto splendido di contemplazione.

Ella rivolge lo sguardo a Dio e al mondo, e tutto osserva con quei Suoi occhi limpidissimi, che entrano nell’intimo della realtà e ne scoprono la più profonda verità.

Così Maria può parlare di Dio, svelando il Suo vero volto e proclamandolo Signore, Salvatore, Onnipotente e Santo. Allo stesso modo, Maria può parlare del mondo e delle vicende umane non rimanendo prigioniera delle superficiali apparenze, ma scoprendo, al di là di esse, il punto di vista di Dio. Di conseguenza, Ella può affermare che il Signore “ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1, 51-53).

Se scorriamo con attenzione le espressioni del Magnificat, ci accorgiamo che non vi è parola che non sia presente nella Sacra Scrittura. In questo senso, il cantico della Madonna altro non è se non il risultato dell’accostamento di frasi bibliche, una sorta di composizione poetica realizzata con la sola Parola di Dio.

Mettendo insieme le considerazioni fatte, possiamo certamente affermare che il Magnificat è un atto di contemplazione che trova la propria origine nel silenzio vissuto da Maria. Un silenzio nel quale la Madonna è divenuta capace di guardare la realtà dal punto di vista di Dio; un silenzio nel quale la Madonna ha custodito con tale fedeltà la Parola del Signore da farla divenire la Sua propria parola, la matrice del Suo modo di pensare, la sintassi del Suo linguaggio.

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che tu possa contemplare la realtà della tua vita e della storia con la luce che viene da Dio, così che tu possa acquisire, come tuo, il pensiero del Signore”.

 

Silenzio e intercessione
Apriamo, ora, il vangelo di san Giovanni. L’evangelista narra ciò che accade alle nozze di Cana (cf. 2, 1-12). Sono in corso i festeggiamenti per un matrimonio, al quale sono invitati anche Gesù, con i Suoi discepoli, e la madre di Gesù. Avviene ciò che non dovrebbe avvenire: viene a mancare il vino. La festa potrebbe essere rovinata irrimediabilmente.

La Madonna si accorge, vede. E subito si rivolge al figlio perché intervenga e ponga rimedio. Al termine di un breve e intenso dialogo con la Madre, il Signore agisce: l’acqua è trasformata in vino e la festa è salva per la gioia di tutti.

Al di là del senso profondo del gesto compiuto da Gesù a Cana, a noi interessa l’opera svolta da Maria. In questo contesto, la Sua parola è parola di intercessione. Ella vede una necessità urgente e grave, e si adopera per l’intervento risolutore del Figlio.

Ella vede, nel nascondimento. Vede perché è attenta. Ed è attenta perché raccolta nel Suo silenzio amoroso, nel quale si rendono evidenti i veri bisogni del mondo. Ciò di cui altri non si accorgono, affiora con chiarezza nel cuore della Madonna che, come Madre premurosa, da dietro le quinte, subito interviene, chiede e ottiene a favore dei Suoi figli.

Sul terreno del silenzio, che abita il cuore di Maria, fioriscono la Sua capacità di intuire e vedere con compassione, come anche la Sua dedizione incessante alla preghiera di intercessione.

Come affermava san Giovanni II al santuario di Oropa, il 16 luglio del 1989: “La sua missione [di Maria] è stata sempre nascosta. Ma è la sua forza in questo nascondimento, la forza di Maria, la forza della serva, perché deve servire, deve servire nel grande destino di tutti noi di farci figli del Figlio di Dio, unico Figlio, eterno Figlio, suo Figlio” (Saluto alla partenza da Oropa).

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che tu possa vedere le necessità dei tuoi fratelli e delle tue sorelle e, nel nascondimento, possa trovare espressione la tua preghiera di intercessione presso Dio”.

 

Silenzio e adorazione
Ritorniamo al vangelo di san Luca. L’evangelista, a più riprese, fotografa la Madonna in un atteggiamento spirituale che appare tipico.

Al momento della nascita di Gesù, alla vista dei pastori che giungono a Betlemme per adorare il Bambino, Maria – annota Luca – “da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (2, 19).

Dopo il ritrovamento di Gesù dodicenne nel tempio di Gerusalemme, da parte di Maria e Giuseppe, l’evangelista scrive che il fanciullo “scese con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso” (2, 51). Subito dopo egli aggiunge: “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore” (2, 52).

Anche se non viene ricordato espressamente nei Vangeli, possiamo con ragione immaginare che Maria abbia avuto lo stesso atteggiamento spirituale anche in altri momenti decisivi della Sua vita quali, a titolo di esempio, la crocifissione e morte di Gesù. In quella drammatica circostanza, la Madonna conserva il silenzio, custodendo nel cuore ciò che Ella vede e vive, rimanendo vicina al Figlio.

Possiamo affermare che, in tutte queste occasioni, Maria si trova in stato di adorazione. Tace e adora. Tace e acconsente. Tace e aderisce alla volontà di Dio, che prende forma sotto i Suoi occhi, un poco alla volta. Tace ed entra in comunione sempre più intima con il disegno salvifico che si attua nel Figlio.

In questo senso, si addice a Maria quanto scrive sant’Isacco di Ninive, vescovo, teologo e mistico, del sec. VII: “Il silenzio è come la luce del sole; ti illuminerà in Dio e ti libererà dai fantasmi dell’ignoranza. Il silenzio ti renderà una sola cosa con Dio” (Cit. in S. Muto e A. Van Kaam, Preghiera di presenza, Gribaudi, pag. 64).

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che tu possa stare davanti a Dio in atteggiamento di adorazione e, con sempre maggiore intensità e prontezza, aderire alla Sua volontà”.

 

Silenzio e Spirito Santo
L’evangelista Luca, sia nel suo Vangelo e sia negli Atti degli Apostoli, è attento a sottolineare la presenza dello Spirito Santo nella vita della Madonna. Una presenza che è possibile definire “clamorosa”, tanto è costante ed evidente.

Il giorno dell’annunciazione, l’Angelo comunica a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te” (Lc 1, 35). Appena Maria entra in casa della cugina, “Elisabetta fu colmata di Spirito Santo” (Lc 1, 41). Quando Maria si trova nel tempio, con il Bambino tra le braccia, aspettando il Suo turno per la presentazione, un uomo di nome Simeone “mosso dallo Spirito Santo, si recò al tempio” (Lc 2, 27). Il mattino di Pentecoste, mentre “tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù” (At 1, 14), lo Spirito Santo venne dal cielo, come un vento che si abbatte impetuoso.

Sembra che la presenza di Maria coinvolga sempre quella dello Spirito Santo. Si potrebbe affermare che il silenzio del Suo cuore è abitazione desiderata dallo Spirito Santo, che proprio lì trova la dimora e il tempio.

Quando noi invochiamo la Madonna con il bel titolo “tempio dello Spirito Santo”, affermiamo di Lei, in qualche modo, ciò che la Scrittura afferma della creazione, nel libro della Genesi. In quel silenzio inziale che tutto avvolgeva, “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (1, 1). Ora, in Maria, quello stesso Spirito è presente, aleggia e, nel profondo silenzio della Sua vita, opera le meraviglie della nuova creazione, quella che prende forma a partire dal mistero della nostra Redenzione in Cristo Gesù, risorto dalla morte.

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che tu possa essere dimora dello Spirito Santo e in te possa risplendere la bellezza della Sua opera di salvezza”.

 

Silenzio e fecondità materna
Ritornando al vangelo di san Giovanni, sostiamo per un momento sotto la croce di Gesù. Lì stiamo in ascolto del dialogo stupendo tra il Signore, l’apostolo Giovanni e Maria. Appena prima che si compisse il mistero della Sua morte, Gesù “vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!»” (19, 26-27).

“E da quell’ora – annota ancora l’evangelista – “il discepolo l’accolse con sé” (19, 27). Da quell’ora, che è l’ora in cui si compie il mistero della nostra salvezza, la Madonna riceve in consegna Giovanni e, in lui, la Chiesa di ieri, di oggi e di sempre. Da quell’ora, Maria diventa la Madre della Chiesa.

Di Lei, da qui in poi, si dirà poco. Lei non dirà più nulla. Eppure la Sua presenza e la Sua opera non vengono meno. Anzi, trovano espressione in quella fecondità misteriosa che accompagna la Chiesa fin dai primi passi della Sua storia.

Come non vedere la maternità feconda della Madonna in quelle espressioni ricorrenti negli Atti degli Apostoli, con le quali si racconta che “la parola di Dio cresceva e si diffondeva” (12, 24)?

Nel silenzio di Maria, nel Suo nascondimento, nella Sua intima comunione di amore con il Signore, è racchiuso il segreto di una maternità sempre feconda che abbraccia la Chiesa di ogni tempo, che abbraccia tutti noi e di cui noi siamo testimoni gioiosi e grati. Maria è presente con fedeltà alla vita di noi Suoi figli: vede, partecipa, ascolta, prega, soffre, si rallegra, ama e, in virtù della grazia di Cristo, continua a essere Madre della Chiesa.

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che tu possa esercitare una segreta ma altrettanto vera fecondità materna nella vita della Chiesa”.

Silenzio e speranza
Ciò che Maria visse nel giorno del sabato santo, all’indomani della morte di Gesù, non è dato sapere. I Vangeli, al riguardo, non dicono nulla. È lecito e fondato, tuttavia, pensare che la Madonna si trovasse insieme ai discepoli del Signore, condividendo con loro quelle ore misteriose e drammatiche, nel silenzio che Le era abituale.

In quel silenzio, però, Maria attendeva, non disperava. Attendeva nella speranza la risurrezione del Figlio e l’inizio di quella storia di salvezza che, da lì in poi, avrebbe caratterizzato il cammino dell’umanità.

Maria attendeva e sperava con incrollabile fiducia, sostenendo la poca fede degli apostoli e dei discepoli, confortandoli nel tempo della paura e del disorientamento. Da allora, Maria sarebbe sempre stata la Madre che conduce a sperare, anche nei momenti più difficili e oscuri della vita; la Madre che aiuta ad alzare lo sguardo al Cielo quando tutto sembra perduto; la Madre che, nel sabato santo delle apparenti assenze di Dio, sostiene la certezza dei Suoi figli nella vittoria del bene sul male, della grazia sul peccato, della vita sulla morte.

Maria, da allora, rimane la Madre della speranza perché Porta del Cielo che addita il Paradiso, quale meta felice e destino desiderabile promesso da Dio a tutti noi, pellegrini nel tempo.

Sant’Isacco di Ninive ha scritto, in una sua Lettera: “Il silenzio è il mistero del secolo futuro” (3, 15). Come è vero per la Madonna! In Lei il silenzio si fa mistero del secolo futuro, in quanto anticipazione dell’eternità beata, quando Dio sarà tutto in tutti e, in un silenzio eterno, risuonerà la sola Parola che è tutta Verità e tutto Amore, pienezza di vita, di pace e di gioia per il cuore umano. In tal modo, il silenzio di Maria custodisce la vera speranza ed è annuncio di beatitudine senza fine in Dio.

Se ora rivolgiamo il nostro sguardo all’icona della Madonna del silenzio, avvertiamo che nel Suo gesto risuonano, in un certo senso, queste parole: “Custodisci il silenzio nella tua vita quotidiana, così che tu possa vivere nella speranza e nell’attesa del mondo futuro.”.

 

Per concludere
In virtù del Suo silenzio, Maria è tutta relativa a Gesù, la Sua vita si perde in quella di Gesù. In virtù del Suo silenzio, Maria rimanda ad Altro, rimanda alla Parola eterna. In virtù del Suo silenzio, Maria è come uno specchio d’acqua limpidissimo in cui si riflette, bellissima e nitida, la luce del Sole, il Sole che è Dio. Nell’atto di richiamarci al silenzio, come avviene qui, in questo Santuario, davanti alla Sua icona, Maria non smette di ricordare a noi la verità da cui dipende tutto il resto, nella nostra vita come nella vita dell’intera umanità: “Solo Dio conta”.

La nostra meditazione, che è iniziata con la preghiera di lode alla Madonna, termina ancora con la preghiera. Ora, però, la nostra preghiera si fa domanda e supplica. Con le parole indimenticabili di san Bernardo, infatti, ci rivolgiamo a Maria perché si ricordi di noi e, ricordandosi di noi, ci aiuti a vivere la molteplice grazia del silenzio, a imitazione di Lei.

“Ricordati, o piissima Vergine Maria,
che non si è mai inteso al mondo
che qualcuno sia ricorso alla tua protezione,
abbia implorato il tuo aiuto,
chiesto il tuo patrocinio
e sia stato da Te abbandonato.
Animato da tale confidenza
a Te ricorro, o Madre
Vergine delle Vergini,
a Te vengo e, peccatore come sono,
mi prostro ai tuoi piedi a domandare pietà.
Non volere, o Madre del divin Verbo
disprezzare le preghiere,
ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen”.

 

 

Video Santuario Madonna del Silenzio fra Emiliano