Omelia – Novena di Natale – Terzo giorno

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Omelia – Novena di Natale – Terzo giorno

Omelia – Novena di Natale – Terzo giorno

In questo giorno della novena la Chiesa ci esorta a rivolgere il nostro sguardo verso San Giuseppe, e lo fa con la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato. Una pagina nella quale Giuseppe si presenta a noi con le caratteristiche che gli sono proprie; caratteristiche che siamo chiamati a considerare con attenzione perché, almeno un po’, possano diventare anche le nostre, e così, guardando a San Giuseppe, divenga possibile per noi vivere bene questa giornata della novena, questa giornata che ulteriormente ci avvicina al Santo Natale. Viviamola in compagnia di San Giuseppe.

Giuseppe non parla, lo sappiamo; nei Vangeli di Giuseppe non ascoltiamo neppure una parola. Così avviene nel brano di Vangelo che abbiamo ascoltato. È protagonista, eppure non dice neppure una parola. Quello di Giuseppe non è un silenzio sterile e vuoto. Quello di Giuseppe è un silenzio che corrisponde allo spazio che nella sua vita egli ha voluto sempre dare al Signore e alla sua parola. Per Giuseppe il silenzio è il luogo privilegiato nel quale Dio gli si fa presente, lo spazio bello nel quale Dio gli parla, quel tempo nel quale egli ascolta la voce del suo Signore. Guardiamo a San Giuseppe. E consideriamo le nostre molte, troppe parole che impediscono alla voce di Dio di risuonare nel nostro cuore e di trovare spazio nella nostra vita. Il tempo dell’Avvento dovrebbe caratterizzarsi anche per questo: per un po’ di silenzio in più. Dovrebbe caratterizzarsi per alcuni spazi privilegiati nei quali poter lasciare che la parola del Signore risuoni nel nostro cuore, metta radice, trovi casa.

Guardiamo a San Giuseppe e privilegiamo la via del silenzio come via grazie alla quale la voce di Dio può farsi sentire da noi, risuonare con più chiarezza e forza nella nostra vita.

Giuseppe è l’uomo del sogno. A più riprese si dice che durante il sogno Giuseppe capì: capì la volontà di Dio, capì quello che il Signore voleva da Lui, capì il disegno di Dio sulla sua vita. È importante, allora, non fraintendere. In Giuseppe il sogno non è un’attività attraverso la quale egli progetta la sua vita. Noi quando usiamo la parola sogno spesso la usiamo così, sogniamo qualcosa, cioè speriamo che si avveri qualcosa o di raggiungere un obbiettivo o uno scopo. No! In Giuseppe il sogno è il luogo nel quale egli si arrende al progetto di Dio, alla volontà di Dio. Questo è il sogno nella Scrittura, questo è il sonno nella Scrittura: il momento nel quale l’uomo non fa più progetti, non ha più in mano la sua vita, si arrende e abbraccia il progetto di Dio, il disegno di Dio, la volontà di Dio.

Oggi guardiamo a Giuseppe e come lui vogliamo, desideriamo sognare, ma non per progettare noi la nostra vita, bensì per lasciare che il Signore possa realizzare il suo progetto, la sua volontà e il suo disegno. Con San Giuseppe sogniamo nel desiderio che la parola di Dio e la volontà di Dio divenga davvero nostra, prenda forma nella nostra vita, diventi carne della nostra carne.

Entriamo nel sonno di Giuseppe per arrenderci anche noi al disegno che il Signore ha su ciascuno; nelle grandi cose come nelle piccole cose perché la volontà di Dio riguarda le grandi cose della vita ma anche le piccole, quelle quotidiane, quelle che ogni giorno siamo chiamati a sperimentare e a vivere.

Entriamo nel sonno e nel sogno di Giuseppe e arrendiamoci con gioia alla volontà del Signore su di noi.

Giuseppe è l’uomo della fede. I suoi progetti erano diversi. Non avrebbe mai immaginato quello che gli capitò con Maria. Davvero tutto era stravolto. Eppure si è fidato: di Dio si è fidato, ha avuto fede. Non ha avuto timore nel cambiare strada. Non ha avuto timore nel procedere in modo diverso da come aveva progettato.

In un celebre santuario insieme a tanti tradizionali ex voto ce n’è uno un po’ singolare e originale: colui che ha lasciato questo ex voto nel santuario ha scritto “Grazie, Signore, perché non mi hai esaudito”. Che cosa vuol dire? Probabilmente questa persona aveva chiesto una grazia, questa grazia non gli è stata concessa, ma proprio nel non aver ricevuto quella grazia, questa persona ha capito di averne ricevuta una più grande e di essere stato ascoltato più in profondità dal Signore, che ha condotto diversamente la sua vita e, in quello, ha trovato la grazia vera. “Grazie”, allora scrive, “perché non mi hai ascoltato e mi hai condotto su strade migliori e più belle per me”.

Giuseppe ha vissuto così, ha ringraziato il Signore perché i suoi progetti non si sono realizzati; in qualche modo Dio non lo ha ascoltato e gli ha permesso di realizzare un disegno ancora più bello e un progetto straordinariamente più grande di quanto lui potesse pensare.

Entriamo nella fede di San Giuseppe e fidiamoci sempre di Dio, anche quando ci appare di non essere ascoltati, perché in realtà Lui ci ascolta davvero e prende sul serio quello di cui abbiamo realmente bisogno, per il nostro bene vero e più grande: Lui lo sa, noi non sempre. È normale che sia così e, dunque, chiediamo quello che ci sembra immediatamente utile e importante per noi, ma il Signore sa quello che davvero è utile e importante per noi: fidiamoci, quando ci sentiamo ascoltati e quando non ci sentiamo ascoltati, perché Dio ci ascolta sempre e sempre ci conduce sui sentieri migliori e più belli per il nostro bene autentico.

Infine, la pagina del Vangelo si chiude fotografando San Giuseppe che si alza e fa quello che l’angelo gli aveva detto. Non discute. Non ha dubbi. Non ritarda. Si alza e fa quello che il Signore gli ha detto attraverso l’angelo. Come è bello questo atteggiamento di San Giuseppe che prende sul serio la parola di Dio! Prende sul serio la volontà di Dio e la fa subito senza ritardi, senza mettere condizioni, senza aspettare: subito si alza e procede. Come dovremmo anche noi avere questo stesso tipo di rapporto con la parola che Dio ci rivolge! Quante volte invece facciamo finta di non sentirla. Quante volte, distrattamente, passiamo oltre. Quante volte capiamo che sarebbe quella la parola da vivere, eppure omettiamo di viverla per comodità, perché ci pare di dover cambiare qualcosa della nostra vita che in quel momento non siamo capaci o non vogliamo cambiare.

Guardiamo a San Giuseppe: si alza e subito vive quella parola. Possa essere così anche per noi.

Queste quattro caratteristiche tipiche di San Giuseppe che oggi ci vengono ricordate nel Vangelo possano essere anche le nostre, e così questa nostra giornata possa essere realmente una giornata bella, non soltanto della novena, ma soprattutto per prepararci a celebrare in pienezza il santo Natale. Viviamo l’intera giornata in compagnia di San Giuseppe dicendo spesso nel segreto del cuore “San Giuseppe prega me, prega per me perché come tu hai vissuto possa vivere così anche io. Prega per me, perché le caratteristiche della tua vita possano essere anche le mie”.

“San Giuseppe, prega per me”: tante volte ripetiamolo nel segreto del cuore.


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