Omelia – Santa Messa della Notte nel Natale del Signore

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Omelia – Santa Messa della Notte nel Natale del Signore

Santa Messa della Notte nel Natale del Signore
Tortona, Cattedrale.

Come è bello ritrovarci qui e come, personalmente, sono contento di essere con voi, in mezzo a voi, a celebrare insieme questa grande, splendida solennità che è il Natale di Gesù. Il mio desiderio sarebbe quello di riuscire a effondere il cuore e a trasmettervi almeno qualcosa della grandezza di questa solennità. Non vorrei essere lungo, perché è notte, ma vorrei essere incisivo – se possibile – perché la mia parola, che riprende la Parola del Signore che abbiamo ascoltato, potesse incidersi profondamente nella nostra vita e cambiarla, trasformarla, almeno un po’.

Il Natale ha a che fare col cuore. E potremmo dire che il cuore del Natale è il Natale del cuore. Non ce lo dimentichiamo! Il cuore del Natale è il Natale del cuore, perché a Natale accogliamo, contempliamo, incontriamo Colui che un grande santo ha definito così: “Il grande e vero amico del cuore dell’uomo”. Ecco perché il cuore del Natale è il Natale del cuore: perché a Natale il cuore si incontra con il suo grande amico, il Signore Gesù. E il nostro cuore rimane toccato dalla sua presenza, riempito del suo amore, illuminato dalla sua luce. Che il cuore del nostro Natale sia il Natale del nostro cuore; di un cuore che, ancora una volta e di più, accoglie, incontra, nella meraviglia, Colui che è il grande amico del nostro cuore!

Il nostro cuore come si trova in questo momento, che cosa vive, che cosa avverte? Ieri sera ho avuto la gioia di partecipare a un concerto in preparazione al Natale, nel nostro teatro “Civico”. Uno dei canti proposti era di una cantante contemporanea. Ecco un passaggio della canzone: “Amami, come la terra la pioggia d’estate”. È un’immagine bella, che dice la realtà del cuore umano, la realtà del nostro cuore, abitato da un’invocazione, da una supplica, da un’attesa, da un desiderio mai sopito: “Amami”. E noi sappiamo che siamo cercatori dell’amore, dal primo all’ultimo giorno della vita; lo cerchiamo in tutti, lo cerchiamo in tutto, ma in realtà, veramente e fino in fondo, non lo troviamo mai; tutti siamo testimoni di un’attesa che non viene mai colmata, di un desiderio che non viene del tutto riempito, di una supplica che non trova una vera risposta.

La pagina del vangelo ci parla di pastori, che durante la notte vegliavano sul loro gregge e attendevano l’aurora, la luce del giorno. Questi pastori sono un’immagine significativa, bella, di un’attesa, di un desiderio, di una veglia che non vede l’ora che arrivi il sole e la luce del giorno. Ci rappresentano: noi siamo quei pastori che rivolgiamo verso l’alto la supplica “Amami” e attendiamo una risposta; aspettiamo che ci siano una voce e una presenza capaci di colmare, davvero, il nostro cuore e la nostra vita.

Rimaniamo, allora, in ascolto, di ciò che costituisce il cuore di questa notte e che sta al cuore anche della pagina evangelica: l’angelo che annuncia il Natale di Gesù. L’angelo si rivolge ai pastori e si rivolge anche a noi. E risponde a una supplica: la loro e la nostra, che aspettiamo il giorno, il giorno della vita, il giorno del cuore, quell’amore infinito che non riusciamo a trovare e a sperimentare mai.

“Non temete. Ecco, vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo. Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia”. Sono parole che dovrebbero rimanere incise nel nostro cuore, parole che dovremmo conservare nella memoria, far risuonare nella nostra vita; perché in queste parole c’è la risposta a quella supplica, la risposta a quell’invocazione, la risposta a quel desiderio. È il Natale del cuore e il cuore del Natale, perché il “grande amico del nostro cuore” si fa incontrare da noi, si fa ascoltare da noi, risponde alla nostra invocazione, viene a visitarci per riempirci di Sé e della sua stessa vita.

“Non temete. Ecco, vi annuncio una grande gioia. Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo il segno: troverete un bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia”.

Ci soffermiamo un momento su queste parole: “Oggi è nato per voi un Salvatore”. Lo abbiamo ripetuto tante volte, cantando il ritornello del Salmo: “Oggi è nato per voi il Salvatore”. Se potessimo capire che cosa significano queste parole e questo annuncio, se potessimo sentirlo in profondità, se potessimo gustarlo realmente! Noi, che siamo affamati della vita, qui troviamo il nutrimento vero della nostra vita; noi, che siamo assetati della vita, qui troviamo Colui che disseta la sete della nostra vita; noi, che siamo cercatori della verità, in Lui troviamo la verità; noi, che siamo cercatori della bellezza, in Lui troviamo la bellezza; noi, che siamo cercatori della pace, in Lui troviamo la pace; noi, che siamo afflitti dal peccato e dal male, come anche dalla prospettiva della morte, in Lui troviamo il vittorioso sul peccato e sul male, il vincitore sulla morte. Davvero, in Lui troviamo “il grande amico del nostro cuore”. “Oggi è nato per noi il Salvatore”: è nato Colui che il nostro cuore, in modo più o meno consapevole, attende da sempre, invoca da sempre, supplica da sempre, desidera da sempre.

“Non temete, una grande gioia”: è come se l’angelo abbia voluto rassicurare quegli uomini che Colui che nasceva, Dio fatto uomo, era davvero dalla loro parte, era davvero alleato della loro vita, era davvero un Dio di amore, pronto ad abbracciarli e a essere tutto per loro. Questa rassicurazione è rivolta anche a noi. A noi che tante volte siamo impauriti, timorosi di Dio, lo teniamo fuori dalla porta di casa, perché temiamo che il suo ingresso possa toglierci qualcosa. A noi che, per paura, teniamo le distanze da Dio, quasi che averlo troppo vicino significasse perdere qualche cosa di quello che cerchiamo. L’angelo rassicura e ci rassicura; è Dio stesso che vuole rassicurarci: “Guarda, io vengo in un bambino, io sono avvolto in fasce, io vengo adagiato in una mangiatoia, io sono l’amore che ti abbraccia, io sono per te. Non temere! Ecco la grande gioia per la tua vita. Ecco la grande gioia!”.

Quest’anno ricorrono gli 800 anni da quando san Francesco, per la prima volta, rappresentò la natività nel presepio a Greccio. Come era contento Francesco, perché aveva capito che in quel Bambino Dio c’era l’alleato vero della sua vita, c’era Colui che era tutto dalla sua parte, c’era Colui che era l’amore! Potessimo avere anche noi quella gioia, avendo capito che Lui è tutto per noi, è dalla nostra parte, è l’amore che ci salva!

In verità, a volte inconsapevolmente, nei giorni del Natale, tutto questo lo viviamo, perché addobbiamo di luci le nostre case, perché riempiamo di colori le nostre vie, perché addobbiamo a festa gli alberi di Natale. Forse lo facciamo senza renderci conto fino in fondo del motivo vero, che è il seguente: siamo nella gioia e non temiamo più un Dio che viene ad abitare in mezzo a noi ed è per noi, illumina la vita, è il grande amico del nostro cuore.

Ma – ne siamo consapevoli – abbiamo un problema: a questa verità così grande, che cambia la vita, che cambia il mondo, che cambia la storia, ci siamo abituati; e non siamo più meravigliati, siamo appesantiti e non siamo più appassionati, siamo come annoiati e non siamo più innamorati. Questa è la notte in cui, finalmente, non essere più abituati ma meravigliati, non essere più appesantiti ma appassionati, non essere più annoiati ma innamorati, perché il grande amico del nostro cuore è venuto: è qui, ed è per me, è per noi!

“Svegliati uomo! Dio per te si è fatto uomo!” diceva sant’Agostino; ed è questa una parola che sentiamo rivolta a noi, adesso, questa sera, questa notte.

 

Le parole angeliche parlano di una gioia che sarà di tutto il popolo; ciò che accade non è soltanto per i pastori, ciò che accade non è soltanto per noi che siamo qui. Ciò che accade a Natale è per tutti, anche per quelli che sono fuori, per quelli che sono distratti, per quelli che sono lontani, per quelli, forse, che combattono contro Colui che è l’amico del loro cuore.

Al riguardo, in questa notte santa, ci viene in mente un personaggio del presepio che si chiama Gelindo, il pastorello che, stupito, appassionato, innamorato, va verso la grotta e arriva per primo; è entusiasta per quel Bambino che è nato. Anche noi desideriamo essere così. Noi, però, desideriamo anche un’altra cosa, che di Gelindo la tradizione non dice: vogliamo essere uomini e donne che, con la stessa passione di Gelindo, con il suo stesso amore, con la sua stessa sorpresa con cui è andato alla grotta, da quella grotta ritornano e vanno a dirlo a tutti ciò che hanno visto e sperimentato; vanno a raccontare a tutti di quell’amico grande del cuore, che finalmente è venuto e ha risposto all’accorata supplica che abita l’intera storia: “Amami! Sii come la pioggia d’estate sulla terra della mia vita”.

Lo vogliamo dire a tutti in questa nostra città, lo vogliamo dire a tutti per le nostre vie, lo vogliamo dire a tutti per le strade della nostra Diocesi. Lo vogliamo dire a tutti, perché Lui è venuto per tutti e non possiamo immaginare che la gioia grande di questa notte sia solo per noi; vogliamo che l’amico grande del nostro cuore sia per tutti.

 

Trascrizione da registrazione audio