Omelia – Santa Messa di apertura del cammino sinodale in Diocesi

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Omelia – Santa Messa di apertura del cammino sinodale in Diocesi

Omelia – Santa Messa nella IV Domenica del T.O.

Inizio del cammino sinodale in Diocesi

 

Sinodo. È una parola che sta diventando sempre più consueta nel nostro vocabolario.

Ci domandiamo, però, che cosa significa e quale contenuto importante veicola per la nostra vita.

Sinodo si compone di due parole, secondo l’etimologia: una che significa “insieme” e l’altra “sulla via”. Sinodo, dunque, ha questo significato: “insieme sulla via”.

Ma qual è questa via? Negli Atti degli Apostoli, prima che i discepoli di Gesù fossero chiamati cristiani, li si identificava come “coloro che seguono la via, che sono sulla via”, perché la via è Cristo.

Essere “insieme sulla via” significa, allora, essere insieme a Cristo e camminare con Lui.

Ecco il Sinodo. Ed essere con Cristo sulla via significa anche rimanere in ascolto dello Spirito che Egli ci dona per compiere un itinerario che ci conduce al Padre.

Noi viviamo il Sinodo nella misura in cui rimaniamo fedelmente sulla via che è Cristo, ascoltiamo lo Spirito Santo che Lui incessantemente ci dona, e così progrediamo verso il Padre che ci attende. Questo significa la parola Sinodo, questa è la realtà bella che questa parola veicola e che vogliamo sempre più divenga nostra, abituale, nel nostro modo di vivere ogni giorno l’esperienza della vita cristiana.

Celebriamo l’Eucaristia. Perché iniziamo ufficialmente un Sinodo celebrando l’Eucaristia?

Perché la celebrazione eucaristica è la radice di ogni autentico Sinodo e di una vera esperienza sinodale e, nello stesso tempo ne è l’espressione più bella, più profonda, più vera.

Che cosa diciamo concludendo la Preghiera eucaristica che è il centro e il cuore di ogni nostra celebrazione eucaristica? Diciamo e cantiamo così: «Per Cristo, con Cristo, in Cristo, a Te, Dio Padre Onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen». Lì, al centro e al cuore della nostra celebrazione, non facciamo altro che pregare con parole che ci ricordano che cos’è il Sinodo: insieme con Cristo sulla via, nell’unità dello Spirito Santo che ci rende una sola famiglia, per dare gloria al Padre e camminare verso di Lui.

Se è sempre vero – e deve essere sempre più vero – che senza l’Eucaristia non possiamo vivere, è altrettanto vero che non possiamo vivere il Sinodo senza l’Eucaristia.

Ed è anche vero che non può esserci alcun cammino sinodale che non parta da qui, che non trovi qui la propria radice, la propria sostanza e il proprio contenuto, e che non trovi nella celebrazione eucaristica la propria forma, la propria sorgente, la propria verità.

Il cammino sinodale chiederà di incontrarci, e sarà bello lavorare insieme, rimanere in ascolto e scambiarci anche ciò che abbiamo nel cuore; ma questo trovarci insieme – non dimentichiamolo – non potrà essere che la conseguenza di un altro trovarci insieme, quello nella celebrazione eucaristica, quello davanti all’Eucaristia. Quel trovarci insieme, infatti, avrà significato se affonderà le sue radici nell’Eucaristia e nella celebrazione eucaristica.

Ecco perché è giusto, è bello, è decisivo, che ogni passo del cammino sinodale inizi dalla celebrazione eucaristica, ritrovando sempre qui la sua identità, il suo fine, la sua verità.

Il cammino sinodale comporterà un’operatività. Avremo una commissione a livello diocesano che terrà i contatti con i singoli Vicariati, dove si costituiranno intorno ai sacerdoti e ad alcuni referenti laici delle piccole, grandi équipe che a loro volta saranno chiamate ad animare il cammino sinodale nelle variegate realtà della nostra Chiesa. Dovremo, pertanto, essere anche operativi, e sarà importante esserlo. Ma l’operatività non dovrà perdere di vista il centro e il cuore, che è quell’essere insieme sulla via che è Cristo, in ascolto dello Spirito Santo per andare al Padre. Ci ritroveremo insieme per approfondire questa dinamica della nostra vita cristiana, perché divenga sempre più dinamica di ogni nostra realtà, di ogni nostra comunità. La dinamica del cammino sinodale nella vita della Chiesa non è una novità. La Chiesa l’ha sempre vissuta, seppure in forme e modalità diverse, in ragione dei tempi, delle stagioni, delle necessità. Oggi il cammino sinodale si presenta a noi con aspetti peculiari che vivremo, accogliendoli con gioia, prontezza e partecipazione sincera. Senza perdere di vista il cuore e il centro. Su quella via che è Cristo, noi siamo e saremo in ascolto dello Spirito Santo. Che cosa ci dirà? Non lo sappiamo. «Lo Spirito soffia dove vuole, e non sai di dove viene e dove va», dice il Signore Gesù. Noi, però, sappiamo dove ci conduce lo Spirito; non ne conosciamo i modi, le forme, i mezzi, il come e il quando, ma siamo certi perlomeno di tre direzioni che la Parola di Dio di oggi ci ricorda.

La prima: lo Spirito Santo ci conduce a essere appassionati di Gesù. Abbiamo ascoltato la pagina del Vangelo: a Nazareth, nella sinagoga sono tutti entusiasti perché quella parola che hanno ascoltato è una parola che esalta. Tutti guardano Gesù, gli occhi di tutti sono su di Lui; poi, però, vorranno eliminarlo. C’entra forse con noi la volontà di eliminarlo? Potrebbe avere a che fare con noi, se l’esperienza sinodale, il nostro trovarci insieme ci facesse dimenticare il centro, che è Lui. Ma lo Spirito Santo non ce lo permetterà, perché Lui, che è il primo ad essere affascinato da Cristo, che è il Figlio, affascinerà anche noi. E noi questo chiediamo allo Spirito Santo: che ci renda sempre più appassionati di Cristo, che ci aiuti sempre più a mettere al centro Cristo, nella nostra esperienza di fede, nelle nostre comunità.

Lo Spirito, però, ci porta anche in un’altra direzione, come ha ricordato l’apostolo Paolo con l’inno alla carità. Lo Spirito ci fa il dono più grande, il dono della carità, cioè dell’amore di Dio che investe le nostre vite e ci rende capaci di un amore nuovo, splendido, bellissimo, venendo ad abitare nel nostro cuore. Noi lo sappiamo, lo Spirito ci porta lì. E dunque ci porterà, ci condurrà ad avere un cuore infuocato nei confronti di tutti, nessuno escluso. Ci porterà a raggiungere tutti, a voler ascoltare tutti per parlare a tutti, ovunque, perché nessun angolo della nostra terra rimanga estraneo al Signore Gesù e alla forza del suo Spirito. Se lo Spirito vuole affascinarci a Cristo, e lo farà, vuole anche trasformarci il cuore perché divenga capace di autentica carità, cioè di un amore infuocato per tutti, nessuno escluso.

Una terza direzione. Ci è stata ricordata dalla vicenda di Geremia. Dio lo ha costituito e stabilito per essere profeta. Allo stesso modo lo Spirito Santo scende su di noi per costituirci profeti in questo mondo, annunciatori e testimoni della salvezza. Lo Spirito non ci lascerà in pace fino a che nelle nostre comunità, nel cuore di ognuno di noi, non arderà una fiamma viva, un fuoco inestinguibile che ci spinga a consegnare a tutti l’unica realtà, per la quale val la pena vivere e morire: la salvezza in Cristo.

Ecco dove siamo certi che lo Spirito ci vuole condurre! Ecco che cosa siamo certi lo Spirito vuole fare con noi e per noi, in questo cammino sinodale!

Su questo non abbiamo dubbi, e perché questo si realizzi preghiamo intensamente.

Il come, il quando, i mezzi, le vie, li scopriremo insieme, durante il cammino, sulla via che è Cristo.

Noi chiediamo, oggi, allo Spirito, al quale ci rivolgiamo, iniziando questo cammino, un di più di passione per Gesù, un di più di amore per tutti, un di più di entusiasmo per l’annuncio del Vangelo.

Iniziando la celebrazione, con la preghiera della Chiesa abbiamo chiesto di adorare il Signore con tutta l’anima e di amare tutti gli uomini nella carità di Cristo.

Che cosa desideriamo all’inizio del cammino sinodale per la Chiesa che è a Tortona?

Per la nostra terra, e per la nostra vita, che cosa desideriamo?

Desideriamo che la nostra possa essere una realtà nella quale si ama Dio con tutta l’anima, Lo si adora con tutta l’anima, e si amano gli uomini con la stessa carità del cuore di Cristo.

Se noi fossimo così, se noi diventassimo così, adoratori con tutta l’anima del Signore e infiammati della carità di Cristo, noi saremmo una luce viva, che porta tra i fratelli e le sorelle la bellezza della presenza di Dio e del suo essere Salvatore del mondo, e avremmo così realizzato la nostra autentica vocazione e il cammino che il Sinodo ci chiede.

Domandiamo la grazia che questa preghiera, che oggi provvidenzialmente la Chiesa ci fa indirizzare al Signore, possa realizzarsi in questa nostra Chiesa, già così bella, ma che il Signore vuole ancora più bella, innamorata di Lui e di tutti, con quel fuoco inestinguibile che è lo Spirito Santo, presente in noi.

Chiediamo la grazia – e anche la Madonna ci venga in soccorso – perché questo, durante il cammino sinodale, possa diventare sempre più realtà.