Omelia – Solennità del Corpus Domini

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Omelia – Solennità del Corpus Domini

Santa Messa nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Tortona. Cattedrale

 

La bellezza metereologica di questa giornata sembra volerci suggerire e indicare la bellezza della solennità del Corpus Domini. Perché è davvero straordinariamente bella questa festa liturgica, nella quale celebriamo il Corpo e il Sangue del Signore! Così bella che, forse, neppure ce ne rendiamo conto; come accade quando non ci rendiamo conto della bellezza di un cielo azzurro e di un sole splendente. Eppure, quel cielo azzurro e quel sole splendente hanno una bellezza straordinaria; e una bellezza ancora più straordinaria è propria della solennità del Corpo e del Sangue del Signore.

Quando percorriamo la Scrittura, appare chiaro che c’è un crescendo nella rivelazione dell’amore che Dio vuole mostrare all’uomo di ogni tempo. Al riguardo vengono in mente due Salmi. Il primo salmo, nel quale il salmista afferma: “Il Signore guarda dal cielo”: è Dio che guarda verso di noi con amore, osserva con un cuore colmo di affetto la nostra vita. Il secondo salmo, nel quale il salmista dice: “Il Signore si è affacciato dal suo santuario”. È come se a Dio non bastasse guardare con amore e osservare con infinito affetto la nostra storia. Egli si sporge dal suo Cielo e…“il Verbo si fece carne”, per venire ad abitare in mezzo a noi. E, quasi a compiere questo percorso di rivelazione nell’amore, ascoltiamo nel vangelo di san Giovanni, alla vigilia del mistero di morte e risurrezione di Gesù: “Li amò sino alla fine”. Tanto grande è il trasporto d’amore che Dio ha per noi, che arriva a sbilanciarsi dal suo santuario, fino a scendere dento la nostra storia per abitare in mezzo a noi e amandoci fino alla fine: fino alle estreme conseguenze, come era impensabile che Dio potesse amare noi, tanto da consegnare la sua vita in Gesù per la nostra salvezza.

L’Eucaristia – ecco perché oggi viviamo una giornata straordinariamente bella – è il sacramento nel quale si perpetua in modo mirabile l’espressione più alta dell’amore di Dio per noi. L’Eucaristia, in cui è presente il Signore risorto e vivo, portando i segni della sua passione e morte, è la presenza reale di Dio che guarda dall’alto dal cielo, che si affaccia dal suo santuario e che, addirittura, scende, si cala in mezzo a noi, condivide la nostra vita, fino a versare il sangue per la nostra salvezza.

Ecco perché San Tommaso usa due espressioni splendide per fare sintesi della bellezza di questa solennità. Egli dice a proposito dell’Eucaristia: “La più grande delle meraviglie operate da Cristo per noi”. E poi aggiunge: “Il mirabile documento dell’amore immenso di Dio per l’uomo”. “La più grande delle meraviglie” e “il mirabile documento dell’amore immenso”. Questo è l’Eucaristia! Questo è il sacramento del Corpo e del Sangue del Signore! Questo è la sua presenza viva in mezzo a noi! In altre parole, nell’Eucaristia Gesù è la Vita. Egli è la nostra Vita. Proprio come, nella creazione, il sole è la sorgente della vita per ogni creatura, così l’Eucaristia è la sorgente della Vita per la nostra vita. L’Eucaristia è la Vita!

Oggi abbiamo la gioia di avere con noi tanti bambini.

Un saluto affettuosissimo, bambini carissimi. Siete vestiti di bianco ed è molto bello. Durante il tragitto della processione eucaristica, alcuni di voi spargeranno dei petali di rosa per accompagnare il passaggio del Signore, realmente presente nel mistero eucaristico (il vescovo si rivolge ai bambini presenti, ndr).

Che cosa significa questa presenza del colore bianco candido in mezzo a noi? Che cosa significa l’atto di spargere petali di rose durante la processione eucaristica? Significa un richiamo al fatto che l’Eucaristia è vita. È la Vita! Perché Dio è la Vita. Perché Dio in Gesù Cristo è la Vita del mondo. Perché Dio in Gesù Cristo, che si fa Eucaristia, Corpo e Sangue per noi, è la vera Vita.

Oggi, questa vera Vita, così come prende forma in noi, ci è presentata con tre parole. Le abbiamo ascoltate.

La prima parola: “Chi mangia me, vivrà per me”. Questo vuol dire che, in virtù dell’Eucaristia e del nutrirci dell’Eucaristia, la nostra vita può essere un “vivere per il Signore”.

Ci pensiamo a che cosa vuol dire questo? Già da un semplice punto di vista umano, affermiamo giustamente che la nostra vita acquista un senso quando abbiamo qualcosa o qualcuno per cui vivere. In virtù dell’Eucaristia e del nostro nutrirci del Corpo e del Sangue del Signore, abbiamo la grazia di poter vivere per Lui, di poter vivere per il Signore. Noi possiamo vivere per Lui! L’Eucaristia, dunque, dà la Vita, perché ci dà il senso autentico della vita e ci salva dal non senso, dallo smarrimento, da quel labirinto intricato che, molte volte, è l’esistenza, quando non scopriamo il perché autentico del nostro vivere e del nostro morire. “Chi mangia me, vivrà per me”: l’Eucaristia ci dona il “per Chi” vivere e morire, il senso autentico dell’esistenza e, dunque, la Vita vera.

“Chi mangia me, vivrà per me”. Pensiamoci! Pensateci! Per Lui! Noi possiamo vivere per Lui! Noi possiamo, ogni giorno, camminare, respirare, vivere la vita per Lui. Per Lui!

La seconda parola: “Un corpo solo”. Nella misura in cui ci nutriamo del Corpo e del Sangue del Signore, Egli è in noi, abita il nostro cuore. E noi diventiamo, davvero, un corpo solo, una sola famiglia, nella quale nessuno è distante, nella quale nessuno è estraneo, nella quale nessuno è indifferente, riconoscendoci realmente come fratelli, sorelle, amici, accomunati da un’unica vita che è la Vita del Signore. Un’unica Vita fa palpitare il nostro cuore! Un’unica Vita alimenta il nostro respiro! Un’unica Vita che è quella del Signore.

Non esiste un legame più profondo, più forte, più stabile, più fedele che possa unire uomini e donne di ogni tempo. È la sua Vita, infatti, che ci rende un corpo solo e un’anima sola, salvandoci dalla divisione e dall’odio, dall’essere gli uni senza gli altri e gli uni contro gli altri, divenendo gli uni con gli altri, gli uni per gli altri.

Anche per questo motivo è bello, oggi, essere molti, provenendo dalle diverse parrocchie e dalle molteplici realtà ecclesiali della nostra città: è il segno che, in questa molteplicità e diversità, c’è un’unica Vita, quella del Signore, del suo Corpo e del suo Sangue, che ci rende una cosa sola, un’anima sola, un corpo solo, una sola famiglia. Siamo un corpo solo! E non soltanto noi, che siamo qui, vi apparteniamo. Siamo un corpo solo, infatti, anche con tutti coloro che sono in comunione con il Signore in ogni latitudine della terra e in ogni tempo della storia. Ed è anche il Cielo di Dio, con tutti i suoi abitanti, che fa parte di questo corpo splendido che è la Chiesa.

La terza parola: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. Questo vuol dire che la comunione al Corpo e al Sangue del Signore ci fa dono della vita che non passa, della vita che è per sempre, della vita felice nell’eterna beatitudine. Corpo e Sangue del Signore, pertanto, ci salvano dal peccato che ci deruba della bellezza della vita eterna e dalla morte che ci preclude il passaggio alla vita eterna. Il Corpo e il Sangue del Signore ci donano quella Vita che sola sconfigge il peccato e la morte.

Queste tre parole non dimentichiamole. “Chi mangia me, vivrà per me”: è l’Eucaristia che ci dona questo. “Un corpo solo”: è l’Eucaristia che di dona questo. “La vita eterna”: è l’Eucaristia che di dona questo. Ecco perché l’Eucaristia ci dà la Vita, quella autentica.

Un giorno, un pellegrino, proveniente da una terra nella quale ancora non era giunto l’annuncio del Vangelo, fece una sosta in terre cristiane. Non aveva mai sentito parlare di Gesù e del suo Vangelo. Gli capitò di entrare in alcune chiese e si accorse che erano quasi vuote, che le Messe erano disertate e poco vissute, che durante la giornata pochi entravano per fermarsi in preghiera davanti all’Eucaristia. Nello stesso tempo, però, ascoltò con curiosità parole come queste: “Li amò sino alla fine”. “Chi mangia me vivrà per me”. “Un corpo solo”. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”

E, allora, cominciò ad andare per le strade di quelle città cristiane, gridando: «Voi siete matti! Voi siete matti! Il vostro Dio vi ama da sempre. Vi guarda da sempre con amore, si affaccia dal suo cielo per farvi sentire la sua presenza paterna, viene in mezzo a voi per darvi ulteriore prova di quanto vi ama. E non solo: arriva a versare il proprio sangue per voi! E non solo: inventa l’Eucaristia per farsi corpo e sangue così da darvi la sua stessa vita! E voi? Non partecipate all’Eucaristia, che è il segno più grande dell’amore del Signore per voi. Non vi cibate del suo corpo e del suo sangue con cui Egli vi comunica la sua vita. Non state davanti a Lui, per gioire di questa presenza di amore. Voi siete matti!»

Questo grido di meraviglia e anche di dolore, oggi, lo vogliamo ascoltare come rivolto a noi. Lo confessiamo: siamo un po’ matti. Siamo un po’ matti tutti perché, purtroppo, riusciamo ad abituarci anche alle cose più grandi e sconvolgenti. È grande e sconvolgente, infatti, che Dio ci ami così, sino alla fine, fino a farsi Eucaristia, fino a volere che l’offerta della Sua vita sia celebrata ogni giorno, fino a far sì che il suo Corpo e il suo Sangue siano il nostro cibo, fino a far sì che la sua presenza non ci abbandoni mai, fino a far sì che la sua Vita sia la nostra.

Non vogliamo più essere matti! Vogliamo rinsavire e fare in modo, davvero, che l’Eucaristia sia il centro della nostra esistenza personale e comunitaria, sorgente di vita alla quale ci abbeveriamo con gioia, con trasporto e con vivo desiderio, ogni giorno.

 

Alla fine della celebrazione, oggi, usciremo da questa chiesa Cattedrale. Usciremo, in processione, portando l’Eucaristia. Ma qual è il senso del nostro procedere per le vie della nostra città? È una testimonianza, è un annuncio. Con la nostra processione, al centro della quale c’è Gesù Eucaristia, vogliamo, con rispetto e dolcezza, affermare la nostra gioia, la nostra meraviglia per l’amore di Dio, che è così grande, rendendo partecipi tutti di questa gioia e di questa meraviglia, perché possa essere di molti, possa essere di tutti. Piangiamo nel cuore, infatti, al pensiero che tanti, molti, non possano sperimentare la nostra stessa gioia, la nostra stessa meraviglia; che non possano partecipare della vita di Dio, che è il senso della vita. Durante la processione eucaristica, con la preghiera e il canto, desideriamo dire a Tortona e a tutti i suoi abitanti: «Non essere matta! Non siate matti! Partecipate della nostra gioia, della nostra meraviglia a motivo di un Dio così grande nell’amore! E possa essere anche vostra quella Vita vera, che nell’Eucaristia è donata a tutti noi».

Trascrizione da registrazione audio