Omelia – 25° Ordinazione sacerdotale

Home / Omelie / Occasioni Particolari / Omelia – 25° Ordinazione sacerdotale

Omelia – 25° Ordinazione sacerdotale

Parrocchia S. Maria Maddalena e S. Girolamo Emiliani
Genova

All’inizio della Santa Messa
25 anni dalla ordinazione sacerdotale. Questa, come quella di oggi, è una circostanza nella quale ci si ferma per un momento, si guarda indietro ed insieme si guarda avanti.
Si guarda indietro con il cuore colmo di gratitudine, pensando che quanto si è vissuto è stato grazia ed è stato misericordia. E si guarda indietro anche pensando alle molte persone che durante gli anni si sono incontrate e che 25 anni fa erano qui. Molte sono qui anche oggi; altre, penso in particolare al papà e alla mamma, non sono qui ma sono in Paradiso. Sappiamo che durante la preghiera della Chiesa, durante la Messa realmente ci ritroviamo tutti insieme: chi c’è e chi non c’è più, chi è presente e chi è assente, ma è presente con il cuore; davvero tutti siamo qui davanti al Signore.
E poi ci si orienta al tempo che verrà con grande speranza, con grande fiducia, sapendo che quella grazia che ha accompagnato gli anni passati accompagnerà gli anni che verranno.
Il nostro sguardo ora si volge al Signore, perché non dobbiamo mai celebrare noi stessi, ma celebrare Lui e il Suo amore per noi. Desideriamo che questo tempo in cui preghiamo insieme non sia una auto-celebrazione. No, sarebbe triste. Viviamo, invece, una celebrazione di Dio, della bellezza e dello splendore del volto di Dio. Noi vogliamo celebrare la meraviglia dell’amore di Dio.
Perché questo nostro sguardo sia limpido e possiamo contemplare la bellezza di Dio, domandiamo perdono dei nostri peccati.

Omelia
Stiamo celebrando la bella festa di S. Girolamo. E, dopo le letture di quest’oggi, portiamo l’attenzione sulla vita, sulle opere di questo grande santo, così caro alla comunità parrocchiale della Maddalena retta dai Padri Somaschi. Proprio a partire dalla Parola del Signore si possono delineare tre caratteristiche fondamentali di S. Girolamo.
Vediamo la prima. Ci ha ricordato S. Paolo: “Cristo abiti per le fede nei vostri cuori e così,…siate in grado di …conoscere l’amore di Cristo…”. Conoscere l’amore di Cristo! S. Girolamo ha vissuto questa esperienza. Gesù ha abitato nel suo cuore ed egli ha conosciuto l’Amore vero, perché in verità conoscere Gesù significa conoscere l’Amore vero.
Quante volte anche nel nostro linguaggio umano diciamo di qualcuno “ha conosciuto l’amore”. Nessuno come il santo conosce l’amore, perché Cristo abita nel suo cuore e di Cristo fa un’esperienza unica e straordinaria. S. Girolamo ha vissuto questo, Cristo ha abitato nel suo cuore e ha conosciuto questo straordinario amore, l’amore di Cristo.
Vogliamo ora domandarci se questo è il cuore della nostra vita di fede. Non sarà forse che a volte la nostra vita di fede è piuttosto una relazione un po’ fredda, una relazione con un ideale, con una serie di norme, con una dottrina, con uno stile di comportamento? La vita di fede è e deve essere soprattutto altro. E S. Girolamo ce lo insegna, ce lo ricorda con la sua stessa vita. La fede è Cristo che abita il cuore, e dunque è una conoscenza per esperienza di questo straordinario amore di Gesù per noi.
Oggi fissiamo il volto di S. Girolamo e in questo modo siamo aiutati a ritornare al cuore, al segreto della vita della fede: una relazione bella, calda, appassionata di amore col Signore; un conoscere l’amore di Cristo per noi, un lasciare che Gesù abiti il cuore e lo riempia della Sua presenza, della sua Parola, della sua opera, del suo straordinario amore. Ecco il primo insegnamento che oggi ricaviamo da S. Girolamo.
C’è, poi, una seconda caratteristica nella vita del nostro Santo. La ritroviamo considerando la pagina del vangelo che abbiamo ascoltato. È una pagina che conosciamo molto bene. C’è un giovane che si avvicina a Gesù e gli chiede con desiderio vivo, intimo: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. E Gesù gli risponde: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti”. Questo giovane, però, non è ancora soddisfatto, perché vuole qualche cosa di più, è come se non gli bastasse la vita di tutti, una vita ordinaria. Vuole qualcosa di più. E allora incalza il Signore e domanda ancora: “Ho sempre osservato tutte queste cose: che mi manca ancora?”. Che cosa mi manca, sembra dire il giovane, perché la mia vita sia straordinariamente bella, piena, vera? E Gesù gli risponde: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. Come a dire: vendi tutto quello che hai, lascia tutto quello che sei e vieni dietro a me, segui me.

Nell’esperienza di questo ragazzo c’è la stessa esperienza di S. Girolamo, che non si è accontentato della vita di tutti, ha voluto qualcosa di più; ha desiderato una vita diversa, una vita più piena, una vita più bella, più vera. Anche Girolamo ha chiesto al Signore: che cosa devo fare di più perché la mia vita sia realmente straordinaria? Quindi, ha lasciato tutto, ha dato tutto e si è messo a seguire il Signore con entusiasmo.
Quanto ha vissuto S. Girolamo non è qualcosa di strano. La straordinarietà della vita è ciò a cui è chiamato che ha il dono della fede, chi è stato raggiunto dall’amore di Gesù. Ciascuno di noi, perché di Cristo, non può accontentarsi della mediocrità, del compromesso, di una vita come quella di tutti. Anche noi allora dobbiamo incalzare Gesù e chiedere: che cosa dobbiamo fare per non rimanere mediocri nella nostra vita cristiana? Quale via ci mostri perché realmente possa esserci un di più nella nostra esistenza?
E allora quelle parole che Gesù rivolge al giovane e che S. Girolamo ha ascoltato le ascoltiamo oggi anche noi: lascia, lascia tante cose, segui me! Certo, ciascuno, secondo il proprio stato di vita, dovrà lasciare ciò che può e che deve, ma ciò che conta è seguire Gesù. Questa è la via della straordinarietà della vita. Questa è la porta che si apre sulla bellezza reale, che altrimenti non potremmo mai conoscere. Questo è l’orizzonte della felicità autentica, che non può esservi al di fuori di questa sequela, di questo seguire Gesù ovunque egli vada.
Volgiamoci alla terza caratteristica che la parola di Dio ci presenta in merito alla vita di S. Girolamo. Torniamo alla prima lettura, quella del profeta Isaia. Ci sono delle immagini molto belle legate all’elemento della luce. Ebbene Dio che parla al suo popolo e promette “la tua luce sorgerà come l’aurora”! Che bello se, mentre ascoltiamo queste parole dell’antico profeta, ci immaginiamo lo scenario di un’aurora! Come ci riempie l’anima! Come ci commuove! Come ci rapisce la luce dell’aurora! Perché è una luce bella, una luce che promette, una luce che dà la speranza, una luce che riempie il cuore. Dio si rivolge al suo popolo e dice: “la tua luce sorgerà come l’aurora”.
Ma a quale patto? A patto, risponde Dio, che non ti intestardisci a servirmi come vuoi, ma lasci che io ti suggerisca come dovrai farlo. Non con digiuni e sacrifici, come stai facendo, ma con la carità, con l’amore, con il dono di te. Allora, se non ti intestardirai a seguirmi come vuoi tu, ma ascolterai quello che ti dico io, la tua luce sorgerà come l ‘aurora.
Quante volte anche siamo testardi e pretendiamo di servire il Signore, di lodare il Signore come vogliamo noi. Dobbiamo lasciare questa pretesa e abbandonarci a quello che Lui vuole e a quello che Lui ci chiede. Non è forse vero che spesso viviamo la realtà di una fede “fai da te”, che costruiamo secondo i nostri criteri, i nostri desideri? Se finalmente lasciamo questa pretesa e ci abbandoniamo a ciò che il Signore vuole allora si, la nostra luce sorgerà come l’aurora. E saremo un’aurora bella, carica di speranza e di gioia, ricca di promessa, in questo mondo che ha tanta oscurità e che cerca disperatamente la luce.

Girolamo è stato questo: luce dell’aurora in un mondo oscuro. Guardiamo a S. Girolamo, consideriamo le esperienze della sua vita, questa esperienza è un richiamo per noi: anche noi vogliamo essere luce dell’aurora. Impegniamoci a lasciare le nostre pretese, la nostra fede “fai da te” e abbandoniamoci alla volontà di Dio, a come Lui vuole che lo seguiamo e lo serviamo.
Ecco le tre caratteristiche della vita di S. Girolamo: le abbiamo davanti a noi come aiuto e sostegno per la nostra vita e per il nostro cammino. Se dovessimo provare a sintetizzare queste tre caratteristiche dovremmo dire una parola sola: “bellezza”! La vita di S. Girolamo è stata bella, attraente, contagiosa. Ma perché? Perché è stata toccata dalla bellezza di Dio. Per questo la sua vita è stata bella e contagiosa. Anche la nostra vogliamo che sia così: bella e contagiosa nella bellezza, perché toccata da Dio e dalla Sua bellezza. Desideriamo, in altre parole, che la nostra vita sia santa, perché questa è la vera bellezza della vita umana, un’esistenza pienamente realizzata.
Il famoso scrittore francese Leon Blois, nel suo romanzo “La donna povera”, al personaggio centrale della sua opera faceva dire: “Alla fine della vita si era accorta che c’è una sola tristezza: quella di non essere santi”. Oggi a contatto con S. Girolamo anche noi riscopriamo questa unica e vera tristezza che attanaglia la vita: quella di non essere dei santi.
Signore aiutaci, Signore aiutami a percorrere la via di S. Girolamo, a percorrere la via della santità, a percorrere la via della bellezza perché finalmente possa mettere fine a questa nostalgia che mi accompagna e che mi attanaglia il cuore e che tante volte cerco di vincere con cose che non mi danno nulla! E che soltanto mi chiudono e mi deludono.
Signore aiutami, Signore aiutaci. Questa è la preghiera che tutti insieme innalziamo al Signore. Questa è la preghiera che, dal profondo del cuore, chiedo a voi per me. Quando si arriva a certe tappe della vita, come quella di oggi, davvero questa nostalgia si sente ancora più forte. E ci si rende conto proprio di questo: che c’è una sola tristezza, quello di non essere ancora dei santi.

Al termine della Santa Messa
Uscendo verrà distribuita una immaginetta. E’ l’immaginetta ricordo del mio anniversario. E’ raffigurata una Madonna a me tanto cara: è la Madonna del Miracolo che è conservata nella chiesa di sant’Andrea delle Fratte, nel centro di Roma. Di fronte a questa Madonna si verificò, alla fine dell’800, una grande conversione, quella dell’ebreo Alfonso Ratisbonne. Dopo la conversione qualcuno gli chiese: “Che cosa ti ha detto la Madonna?”. Ed egli rispose: “In verità la Madonna non mi ha detto nulla, ma io guardandola ho capito tutto”. Ciascuno di noi, guardando questa immagine, chieda questa grazia: di capire tutto quello che è necessario alla sua vita affinché sia una vita davvero secondo il vangelo, una vita santa.
Ora, prima della benedizione, un ringraziamento a tutti per l’amicizia, per la vicinanza e soprattutto per la vostra preghiera. Desidero in questo momento dire grazie a mia sorella Marina e alla sua famiglia: grazie per questi 25 anni di vita bella insieme, di vita condivisa anche nell’esercizio del ministero sacerdotale. Un ringraziamento agli zii e ai cugini, a tutti i parenti. E un ringraziamento a Padre Gianni: 25 anni fa lui era qui come novello parroco. Grazie ai Padri Somaschi e a tutti quanti siete qui presenti, a coloro che non sono presenti ma che con la preghiera e con il cuore sono qui.

Di S. Girolamo dicevano che sembrava avesse il Paradiso in mano e innamorava tutti dell’amore di Cristo. Che anche la nostra vita possa essere così, a cominciare da adesso, quando usciremo da questa chiesa.