Omelia – San Giovanni Evangelista

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Omelia – San Giovanni Evangelista

Congregazione delle Figlie di N. S. della Neve

Omelia

In questa memoria di San Giovanni Evangelista siamo condotti a considerare il Mistero del Natale sia dalle parole di Giovanni sia dalla sua personale esperienza. Vogliamo soffermarci un momento proprio sia sulle parole che sono sgorgate dal cuore innamorato di Giovanni sia dalla sua esperienza di vita anch’essa proveniente dal cuore innamorato di Giovanni.  Da qui vogliamo partire. La Parola che abbiamo ascoltato oggi è una parola che ci parla del cuore innamorato di Giovanni per Gesù,  per il mistero della Sua vita. Vogliamo immergerci nella realtà di un cuore innamorato come quello di Giovanni per ritornare sul Mistero del Natale e soprattutto per ritornare alla nostra vita con un cuore realmente innamorato. O il Natale ci trova innamorati del Signore, oppure il nostro Natale è alla fine superficiale e forse del tutto inutile. Entriamo nell’amore del cuore di Giovanni  per parteciparvi almeno un po’ e per riandare al Mistero dell’Incarnazione con questo cuore innamorato. Da questo cuore sono sgorgate le parole che abbiamo ascoltato dalla lettura dell’Evangelista: “Ciò che noi abbiamo contemplato, ciò che noi abbiamo toccato, ciò che noi abbiamo visto…” Come sono belle queste parole che ci parlano di un incontro reale e ci parlano di un qualcosa che ha toccato la vita di Giovanni!  Giovanni è rimasto coinvolto dal Mistero del Natale. Giovanni è rimasto coinvolto da quel volto di un Dio fatto Bambino. Giovanni non è rimasto sulla soglia del Mistero. Ci è entrato dentro. Questo Mistero lo ha marchiato a fondo, lasciando tracce indelebili nel suo cuore e nella sua vita.

Queste parole che ci parlano di un coinvolgimento radicale di Giovanni nel Mistero ci interpellano profondamente, perché in questi giorni noi abbiamo cantato, pregato, gioito, abbiamo fatto festa, ma fino a che punto il Mistero del Natale ci ha marchiato il cuore e la vita, fino a che punto siamo rimasti coinvolti davvero nel Mistero e la domanda che a tutti spontaneamente rivolgo è questa: ma che cosa è cambiato? Perché se non è cambiato nulla vuol dire che non siamo rimasti coinvolti con il Signore. Siamo passati come spettatori, magari contenti, ma distratti. Che cosa ci ha lasciato il Natale? Quale adesione da parte nostra? Giovanni con queste parole ci parla di un coinvolgimento totale della vita. Oggi noi da una parte entriamo in questo cuore che ama, Giovanni, e dall’altra parte ci domandiamo: come stiamo amando? Perché alla fine coinvolgimento, cambiamento significa esattamente amore. La domanda ultima allora è questa: ma quanto lo amiamo Gesù? Quanto siamo raggiunti dalla bellezza del Suo Amore? Quanto lasciamo che ci cambi la vita? Quanto abbiamo lasciato che ci cambi la vita?

Giovanni conclude questo brano della sua lettera parlando di una “gioia perfetta”. Essa non è limitata ad una esperienza personale. E’ legata ad un annuncio che comunica a tutti l’esperienza fatta. Così Giovanni ci ricorda che se veramente siamo stati coinvolti nel Mistero del Natale e dell’Incarnazione del Signore, non possiamo fare a meno di diventare annunciatori e testimoni, perché altrimenti la nostra gioia non è compiuta, non è perfetta, la nostra adesione non è compiuta, non è perfetta. Se non c’è il desiderio di questo compimento rimaniamo a metà strada. Il coinvolgimento, l’amore comporta un cambiamento della vita e comporta anche un andare ed un correre da tutti per annunciare quello che abbiamo vissuto. Il Natale è un momento di grazia e di contemplazione, ma è un momento anche di grande movimento. E’ un tempo di movimento del cuore che si rimette in cammino che comincia ad amare in modo nuovo ed impone un cambiamento personale della vita e poi diventa un movimento fuori, un movimento per andare, per annunciare. Se non si realizza questo in noi il Natale è davvero frustrante. Il nostro amare Gesù non è fatto di parole, ma è un amore reale, concreto.

Giovanni ci aiuta a vivere il Mistero del Natale anche a partire dalla propria esperienza che sgorga da un cuore innamorato del Signore. E’ quello che ci ha raccontato nella pagina del Vangelo. Come è bella quella affermazione che lo stesso evangelista fa di sé, ricordando quello che ha vissuto nel mattino di Pasqua. Giovanni corre più avanti e arriva per primo. Giovanni sottolinea che arriva per primo. L’amore sottolinea la precedenza. L’amore vuol mettere in evidenza che nessuno è stato svelto come lui. L’amore precede sempre. Giovanni ci racconta la sua esperienza di chi ha voluto arrivare prima, di chi ha voluto amare di più, di chi ha voluto donare tutto, dare veramente se stesso senza tenersi nulla. Come sarebbe bello se riuscissimo anche noi ad essere partecipi di questo desiderio di arrivare primi, perché ognuno deve avere il desiderio di arrivare primo: primo nell’amore, nel dono, primo nello spendersi senza riserve, primo nell’aderire e dire il proprio amore al Signore. Primo! Noi siamo chiamati a desiderare di essere nell’Amore. Guai se non lo desiderassimo. Lasciamoci prendere e coinvolgere da questo amore del Signore. Questi giorni dell’Ottava che seguono il Natale sono proprio i giorni nei quali ritornare sul grande Mistero celebrato nella logica di questo Amore che deve profondamente cambiarci, che deve spingerci, che deve essere una sollecitazione continua che sentiamo dentro di noi per andare avanti, per correre, per non perdere tempo, per  dare tutto, per rompere gli argini. Chiediamo all’Evangelista Apostolo San Giovanni questa grazia.

(trascrizione)