Omelia – Domenica XXVI – Anno B

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Omelia – Domenica XXVI – Anno B

Un cammino verso i beni promessi

S. Messa per l’apertura dell’Anno Sociale
Cappella dell’Associazione Ss. Pietro e Paolo

 

Omelia
Letture: Numeri 11,25-29; Giacomo 5,1-6; Marco 9,38-43.45.47-48.

La domenica segna sempre per tutti noi l’inizio di una nuova settimana e, dunque, l’inizio di un nuovo tempo della vita.
Oggi, questo inizio coincide anche con un altro inizio: quello di un nuovo anno di impegno per voi nell’Associazione dei Santi Pietro e Paolo. È proprio nella luce di questo duplice inizio, che ci introduce in un cammino, che siamo chiamati a metterci in ascolto di quanto il Signore intende suggerire al nostro cuore e per la nostra vita, con la parola che abbiamo ascoltato.
La grande preghiera della Chiesa, quella grande preghiera che il sacerdote dice  a nome di tutti, all’inizio della Messa, e che si chiama “colletta”, ci ha parlato di un cammino verso i beni promessi da Dio, con la possibilità di partecipare, fin da ora, durante il cammino terreno, alla felicità eterna.
Quanto sono belle queste espressioni oranti! Siamo in cammino verso i beni che Dio ci ha promesso e, lungo questo cammino, già possiamo pregustare i beni della felicità eterna. In altre parole, siamo in cammino verso Dio e, nella misura in cui Gli siamo fedeli, sperimentiamo qualcosa cosa della bellezza di Dio e della gioia di stare con Lui.
Ci mettiamo in ascolto per capire un po’ di più che cosa significa camminare verso i beni che Dio ci promette e così, già in un qualche modo, gustare l’eterna felicità.

  • Nella pagina del Vangelo Gesù usa toni molto forti e anche radicali: “Se il tuo occhio ti scandalizza càvalo, se la tua mano ti scandalizza tagliala, se il tuo piede ti scandalizza taglialo”.
    Sono parole forti che dobbiamo comprendere nel significato che hanno per noi.
    L’occhio rappresenta il mondo dei nostri pensieri, del nostro cuore, dei nostri affetti. Insomma, il nostro mondo interiore, spesso conosciuto solo a noi.
    La mano e il piede sono i simboli di ciò che è esterno a noi, ovvero le nostre azioni e opere, il nostro darci da fare, il nostro metterci in relazione con gli altri.
    Che cosa significa dunque tagliare ed eliminare gli occhi, se questi ci sono di scandalo? Significa, anzitutto, verificare se il nostro mondo interiore è orientato a Dio. Se il nostro mondo interiore, fatto di pensieri, sguardi, giudizi, affetti, sentimenti è secondo Dio, oppure no. E, poi, tutto quello che troviamo non essere secondo Dio, toglierlo da noi, sradicarlo da noi.
    E che cosa significa tagliare mani e piedi? Valutare e verificare il nostro comportamento, le nostre azioni, opere, relazioni con gli altri e, nel momento in cui vi troviamo qualcosa che non è secondo Dio, che non è secondo la sua volontà, tagliarlo, eliminarlo, estirparlo da noi. Siamo in cammino verso i beni che Dio ci promette, ovvero siamo in cammino verso Dio nella misura in cui ogni giorno vigiliamo su noi stessi, perché tutto di noi, il nostro mondo interiore come il nostro mondo esteriore, risulti essere nella volontà di Dio.
    Non c’è nulla che possa e debba essere sottratto alla volontà del Signore. Tutto nella nostra vita, dalle cose più grandi a quelle più piccole, dalle cose note a quelle segrete, tutto dobbiamo poter specchiare in Dio.
    Nella misura in cui, specchiandolo in Dio, non lo troviamo ordinato a Lui, in sintonia con la Sua volontà, siamo chiamati a sradicarlo, a tagliarlo, a toglierlo dalla nostra vita. Questo significa camminare in questo mondo verso i beni che Dio ci promette.
    E questo non vuol dire togliere qualcosa al nostro desiderio di felicità, ma pregustare fin d’ora qualcosa dell’eterna felicità, perché è soltanto nella misura in cui la nostra vita è secondo Dio che è possibile per noi vivere la gioia autentica, quella che solo il Signore è capace di donare. Ecco allora il primo invito che la parola del Signore ci rivolge. Come iniziare questa nuova settimana? Come introdurci nel nuovo anno sociale? Nel segno di un’attenzione piena di amore perché nella nostra vita tutto sia ordinato a Dio.
  • Il nostro ascolto continua e torniamo alla pagina dell’apostolo Giacomo. Anche questa è una pagina molto forte.
    Le parole di San Giacomo non sono parole dolci. Sono parole dure. Giacomo, in sintesi, che cosa vuol dirci? Che una vita vissuta per se stessi è una vita fondamentalmente inutile e sprecata. L’unica vita che è realmente utile e guadagnata è la vita vissuta a favore degli altri, nell’amore e nella carità.
    Ogni qual volta viviamo per noi stessi, in realtà ci perdiamo. Ogni qual volta, nelle piccole o grandi occasioni della vita, cerchiamo noi stessi, il nostro tornaconto, il nostro egoismo, in realtà votiamo noi stessi all’inutilità ed all’infelicità.
    È solo donando la vita, perdendo la vita, mettendo gli altri al centro della vita, che questa vita assume significato, sapore, diventa esperienza di una gioia e di una felicità vera. Così ecco la seconda grande indicazione che ci viene consegnata all’inizio di una nuova settimana e di un nuovo anno sociale.
    Se vogliamo camminare davvero verso i beni che Dio ci promette, siamo invitati giorno dopo giorno a scegliere una vita che è per gli altri e non una vita che è per noi. Una vita che si dona con generosità e non una vita che cerca solo se stessa. Una vita che fa della carità e non dell’egoismo la legge vera di ogni giornata, il criterio ultimo del vivere, del pensare, dello scegliere.
    D’altronde, quando la carità diventa il criterio del vivere, la felicità vera è già da noi pregustata. E’ proprio così: la gioia grande è nel dare, non tanto nel ricevere; è nel perdersi, non nel volersi a tutti i costi conservare. Riprendiamo il nostro cammino anche alla luce di quest’indicazione grande che la parola del Signore ci consegna.
  • E, infine, camminando ancora a ritroso, ci mettiamo in ascolto della lettura dell’Antico Testamento.
    Si parla di profeti, di uomini che profetizzano. Che cosa significa profetizzare? Significa forse prevedere il futuro, i tempi che verranno? No, si tratta di altro. La Sacra Scrittura parla di uomini che, proprio perché investiti da Dio e dal suo spirito, diventano capaci di parlare in nome di Dio, ovvero di parlare delle cose di questo mondo secondo Dio, secondo il pensiero di Dio, secondo la volontà di Dio. Tutti, da questo punto di vista, siamo stati chiamati a essere profeti. Come è stato Mosè, come sono stati questi uomini dell’Antico Testamento. Tutti dobbiamo nel mondo, con la nostra parola, con la nostra vita, profetizzare, ossia parlare di Dio, e giudicare le realtà nelle quali siamo immersi secondo Dio, secondo la sua volontà.
    Cominceremo fra poco l’Anno della Fede, nel quale torneremo a parlare della fede, della necessità di evangelizzare il nostro mondo. Che cosa significa questo, se non essere profeti, ovvero dire Dio con le parole e con la vita, pensare, giudicare, ragionare delle cose di questo mondo, secondo Dio? Vuol dire entrare nella realtà nella quale viviamo, in ogni ambiente di vita dal punto di vista di Dio, portandovi quella luce di cui il mondo ha bisogno.
    Ecco allora come siamo chiamati a iniziare questa nuova settimana e il nuovo anno sociale: anche così, essendo profeti. E ricordando che la profezia, ovvero la capacità di parlare di Dio con le parole e con la vita, la acquistiamo soltanto se la nube di Dio scende su di noi, ovvero se siamo uomini che fanno esperienza di Dio, nella preghiera, nell’incontro con il Signore, nel dialogo misterioso e profondo con Lui.
    Iniziando allora questo nuovo cammino, dobbiamo anche considerare la necessità imprescindibile di un incontro personale e fedele con il Signore nella preghiera, nell’ascolto, nel dialogo ininterrotto con Lui.

Ecco i tre grandi richiami che la parole del Signore lascia a ciascuno di noi in consegna, perché questo cammino verso i beni eterni possa essere vero ed esperienza già pregustata di eterna felicità. Ci mettiamo dentro una nuova settimana, ci introduciamo dentro un nuovo anno sociale, chiedendo al Signore questa triplice nuova grazia.
Signore, aiutaci perché il nostro mondo interiore e le nostre opere siano secondo la Tua volontà sempre, e donaci il coraggio di eliminare ciò che non è secondo Te nella nostra vita.
Signore, aiutaci perché la nostra vita sia sempre per gli altri e mai per noi stessi, e rendici vigilanti perché ogni volta che ci accorgiamo di essere ripiegati su di noi, con la Tua grazia, possiamo donarci di nuovo per i fratelli nella carità.
Signore, aiutaci perché in questo nuovo tratto di strada possiamo essere profeti, annunciatori di Dio con le parole e con la vita e fa’ che possiamo vivere in profonda comunione con Te, nella tua nube, dove ti incontriamo, ti ascoltiamo, per divenire capaci di comunicarti in questo mondo che tanto ha bisogno di Te.

Tutto questo lo affidiamo al Signore e lo affidiamo per le mani della Santissima Vergine. Lei che è Madre amabilissima e tenerissima non mancherà di darci il suo sostegno, il suo aiuto e il suo conforto, perché quest’anno, questa settimana, siano davvero un cammino verso i beni che Dio ci promette, ovvero verso di Lui, pregustando già la Sua felicità eterna.

Sintesi dal parlato