II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia
In questa Domenica ascoltiamo il Vangelo nel quale san Giovanni racconta l’episodio dell’incontro tra Gesù risorto a l’apostolo Tommaso. Qualche giorno prima Gesù era già apparso ai Dodici, ma Tommaso non era con loro. A lui, che era rimasto incredulo davanti alla testimonianza degli altri apostoli, il Signore si presenta, invitandolo a mettere le mani nelle sue piaghe. In virtù di quell’esperienza, l’apostolo guarisce dalla sua incredulità e proclama nella gioia la propria fede: “Mio Signore e mio Dio!”.
Torna alla mente la parola dell’antico profeta (Isaia 53, 5), ripresa da san Pietro nella sua prima Lettera (2, 24): “Dalle sue piaghe siete stati guariti”. Oggi siamo invitati a rimanere, con la mente e con il cuore, nelle piaghe di Gesù. Quelle piaghe sono il segno della nostra miseria, perché sono l’esito del nostro peccato e del nostro sconsiderato rifiuto di Dio. Ma quelle piaghe sono anche l’espressione dell’infinita misericordia di Dio, del suo amore fedele che sa trasformare in sorgente di salvezza ciò che sarebbe per noi motivo di condanna. Noi abbiamo consegnato il Signore alla morte, ma quella morte è divenuta la fonte della nostra vera vita.