Parola della Domenica “Svuotò se stesso assumendo una condizione di servo”

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Parola della Domenica “Svuotò se stesso assumendo una condizione di servo”

Parola della Domenica “Svuotò se stesso assumendo una condizione di servo”

Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa giornata, nella Domenica delle Palme: “Passione del Signore”.

Rimaniamo in ascolto della parola del Signore, così come ci viene offerta dalla lettera di san Paolo ai Filippesi: “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini”.

In queste parole dell’apostolo è, in qualche modo, sintetizzato l’intero racconto della Passione, quello che quest’anno ascoltiamo dal vangelo di san Marco.

In questo racconto, abbiamo la grazia di contemplare lo svuotamento del Signore Gesù che, per noi uomini e per la nostra salvezza, “non ritenne un privilegio l’essere come Dio”, portando su di Sé il nostro peccato e percorrendo il cammino del dolore e della morte di Croce, rivelando così l’abisso infinito del Suo amore.

In effetti, riascoltare il racconto della Passione significa riascoltare un incessante grido di amore che raggiunge il nostro cuore e lo trafigge.

Lasciamoci, pertanto, trafiggere dal grido di amore di Gesù e ravviviamo in noi il desiderio di vivere per Lui, con Lui, in Lui ogni giorno della nostra vita, ogni istante della nostra esistenza. Un bel proposito, in questo giorno, potrebbe essere quello di rileggere, almeno periodicamente, un racconto della Passione del Signore per intero, in modo tale da tenere viva in noi l’esperienza salvifica della misericordia di Dio.

Prolunghiamo la meditazione con l’aiuto di san Bonaventura: “Siamo invitati oggi a contemplare la bellezza del Re. Contempla e vede utilmente nella propria anima il vero re, che è Cristo, solo colui che sottomette il suo intelletto e che ne ama sinceramente, con devoto affetto, la bontà e l’ineffabile clemenza; e che inoltre imita, conformandosi a essa, la sua umiltà e il suo volontario abbassamento.
In questo giorno, infatti, il Re dei re, Cristo, mostrò la sua profonda umiltà perché la imitassimo quando entrò in Gerusalemme cavalcando un’asina, non un cavallo bardato.

Mostrò la sua benignità quando, pur essendo imperatore e signore delle schiere celesti, si degnò di farsi re e capo di schiere di fragili vagabondi. Di questo si parla in Zaccaria: ‘Esulta, Figlia di Sion! Giubila, Figlia di Gerusalemme!’.

Ogni anima fedele, Figlia di Sion e di Gerusalemme, cioè della Madre Chiesa, deve, in questo giorno, uscire incontro a Cristo non solo con i passi del corpo, ma con i sentimenti dell’animo, con cuore esultante e labbra festose, con rami d’olivo in segno di intima devozione, con rami di palme che simboleggiano vittoria e onore, perché il nostro re, Cristo Gesù, con la sua umiltà vinse il nemico, il diavolo, liberando per virtù del suo sangue il suo popolo.

Per questo motivo egli non viene oggi fastosamente, ma umile salvatore e povero per annunciare la pace alle genti, richiamandole dall’amore del mondo e attirandole con l’amore e la lode di Dio”.

Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto, augurando una Settimana Santa davvero santa.

don Guido