Articolo – La dimensione cosmica della liturgia

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Articolo – La dimensione cosmica della liturgia

per la Rivista “Palabra”

Nel suo celebre testo “Introduzione allo spirito della liturgia”, il Card. Ratzinger si sofferma sul rapporto tra liturgia, cosmo e storia. Tra l’altro egli si esprime così: “Il circolo cosmico e quello storico sono ora distinti: l’elemento storico riceve il suo peculiare e definitivo significato dal dono della libertà come centro dell’essere divino e di quello creato, ma non viene per questo separato da quello cosmico. Malgrado la loro differenza, ambedue i circoli restano in definitiva all’interno dell’unico circolo dell’essere: la liturgia storica del cristianesimo è e rimane – inseparabilmente e inconfondibilmente – cosmica, e solo così essa sussiste in tutta la sua grandezza. C’è la novità unica della realtà cristiana, e tuttavia essa non ripudia la ricerca della storia delle religioni, ma accoglie in sé tutti gli elementi portanti delle religioni naturali, mantenendo in tal modo un legame con loro” (p. 31).

Esiste un legame inscindibile tra creazione e alleanza, ordine cosmico e ordine storico di rivelazione. L’alleanza, che è rivelazione storica di Dio all’uomo, non annulla la creazione, che è richiamo cosmico della presenza di Dio nella vicenda umana. Anzi, la creazione è il luogo nel quale si realizza l’alleanza e che trova il suo pieno e definitivo significato nell’alleanza. Mentre la stessa alleanza trova proprio nella creazione e nel cosmo il suo fondamento e la sua possibilità espressiva.

Così, la liturgia cristiana, che porta in sé tutta la novità della salvezza in Cristo, conserva e raccoglie ogni espressione di quella liturgia cosmica che ha caratterizzato la vita dei popoli alla ricerca di Dio per il tramite della creazione. E’ quanto mai significativa e istruttiva, anche da questo punto di vista, la Preghiera eucaristica I o Canone romano, là dove ci si riferisce ai “doni di Abele, il giusto, il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede, e l’oblazione pura e santa di Melchisedech, tuo sommo sacerdote”.

Come non ritrovare in questo passaggio della grande preghiera della Chiesa un riferimento ai sacrifici antichi, al culto cosmico e legato alla creazione che ora, nella liturgia cristiana, non solo non è rinnegato, ma anzi è assunto nel nuovo ed eterno sacrificio di Cristo Salvatore?

Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica “le grandi religioni dell’umanità testimoniano, spesso in modo impressionante, tale senso cosmico e simbolico dei riti religiosi. La liturgia della Chiesa presuppone, integra e santifica elementi della creazione e della cultura umana conferendo loro la dignità di segni della grazia, della nuova creazione in Cristo Gesù” (n. 1149).

Scriveva il Servo di Dio Giovanni Paolo II. “…l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce cielo e terra. Comprende e pervade tutto il creato. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, per restituire tutto il creato, in un supremo atto di lode, a Colui che lo ha fatto dal nulla […] Davvero è questo il mysterium fidei che si realizza nell’Eucaristia: il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a Lui redento da Cristo” (Ecclesia de Eucharistia, n. 8).

La dimensione cosmica, che è propria della liturgia, introduce al grande tema dell’orientamento della preghiera liturgica. La preghiera rivolta a oriente, infatti, si presenta come sintesi tipicamente cristiana di cosmo e storia, di assunzione di un simbolo cosmico, quale è il sole, a espressione dell’universalità della salvezza in Cristo, al quale la comunità radunata si orienta con gioia e speranza.

Nel momento in cui, per diversi motivi, si è andata perdendo la consapevolezza della preghiera orientata a est, in direzione del sole che sorge, si rende quanto mai urgente recuperare questa dimensione liturgica, che non si configura come una fuga romantica nel passato, ma come riscoperta dell’essenziale, di quell’essenziale nel quale la liturgia della Chiesa esprime il suo orientamento permanente.