Lectio Divina – Giovanni 6, 1-15 (traccia)

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Lectio Divina – Giovanni 6, 1-15 (traccia)

Lectio Divina – Giovanni 6, 1-15 (traccia)

Gesù moltiplica i pani e i pesci
Suore Ravasco

Lettura del testo
Analisi del testo

Premessa
18
Vino, acqua e pane sono simboli che si completano a vicenda e significano la vita che Gesù comunica al mondo.

Lo svolgimento del racconto

  • “Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade…” (v. 1)
    – Il passaggio dal 5° al 6° capitolo è brusco dal punto di vista topografico. Gesù era a Gerusalemme e, senza, indicazioni di un viaggio, ora viene a trovarsi sulla riva del mare di Galilea. La relazione tra i due capitoli non è cronologica ma tematica.
    Alla fine del precedente capitolo Gesù aveva detto: “Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me” (5, 46). Gesù si riferisce all’opera liberatrice di Mosè, che conduce Israele fuori dall’Egitto. Gesù attraversa il mare di Galilea.
  • “…e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei” (vv. 2-4)
    – Si rafforza quanto detto prima.
    Qui, ora, si parla che è prossima la Pasqua dei Giudei, che c’è un popolo in cammino con Gesù, che Gesù sale e si siede sulla montagna. Si tratta di un nuovo esodo.

Soffermiamoci su alcuni di questi dettagli.
→ La folla numerosa sembra ricordare la folla che accoglierà Gesù a Gerusalemme, prima della sua passione (cf. Gv 12, 9.12).
→ La montagna richiama il luogo in cui Dio donò la legge al suo popolo.
Mosè salì sul monte due volte. La prima volta accompagnato dai notabili, anche se sarà solo alla presenza di Dio (cf. Es 24, 1-2.9.12). La seconda volta, dopo il vitello d’oro, da solo (Es 34, 3).
Anche Gesù salirà due volte. La prima accompagnato dai discepoli. La seconda da solo.
→ La montagna richiama anche il luogo del banchetto messianico: “Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti…e ad esso affluiranno tutte le genti” (Is 2, 2); “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti…” (Is 25, 6).
→ L’espressione “Pasqua dei Giudei” è voluta. Nell’A.T. è sempre la Pasqua del Signore. Il senso peggiorativo mette in evidenza che si tratta di una festa ufficiale, diretta e utilizzata dalle autorità. Era la festa della liberazione; ora è una festa della ritornata schiavitù. Alla Pasqua dei Giudei si sovrappone la Pasqua di Gesù.

  • “Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui…” (v. 5a)
    – L’espressione “alzare gli occhi” non seguita da “verso il cielo” non indica una preghiera ma un modo di guardare. Gesù guarda quella moltitudine e vede coloro che saranno attirati a lui dalla croce: E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).
    – Diversamente dai Sinottici, qui non appare una situazione di bisogno. Gesù prende l’iniziativa, a sottolineare la totale gratuità del suo gesto.
  • “…e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere” (v. 5b-6)
    – La domanda di Gesù ci riporta alla domanda posta da Mosè a Dio: “Da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo?” (Nm 11, 13). Vi è l’impossibilità per l’uomo di procurarsi ciò di cui ha bisogno.
    – La domanda di Gesù ci riporta a Isaia: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte” (55, 1).
    Dio invita il suo popolo a cercare ciò che ristora veramente, la Sua parola. Pietro dirà: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna…” (Gv 6, 68)
  • “Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo»” (v. 7).
    – Così viene sottolineata la grandezza del gesto che Gesù sta per compiere.
    Un denaro equivaleva a una giornata di un operaio. Quindi si parla di sei mesi di salario.
  • “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci…” (v. 9)

Ritroviamo qui un richiamo al profeta Eliseo (2 Re 36-44), con un duplice significato.
→ Il gesto di Gesù è profetico: Gesù è il “Profeta”, superiore a Eliseo.
→ Il gesto di Gesù è cultuale: i pani d’orzo appaiono come “pani di primizia”, preparati con il nuovo raccolto d’orzo per servire da offerta liturgica, come gesto di riconoscenza per la bontà di Dio (cf. Lv 23, 17). Il richiamo è anche alle giare di Cana: ciò che serviva per l’antico culto ora serve per il nuovo che supera e compie il precedente.

I numeri usati. Anzitutto indicano il poco che mette ancora in risalto la grandezza del gesto di Gesù.
Il numero 5 richiama i 5 libri della Legge.
Il 5 insieme al 2 indica il 7, la totalità che viene messa a disposizione

  • “Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini” (v. 10)
    – Mangiare adagiati era proprio degli uomini liberi. Soprattutto nella cena pasquale si vedeva in questo il passaggio dalla schiavitù alla libertà. La Pasqua antica era mangiata “con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano…” (cf Es 12, 11).
    Non si deve più attraversare il deserto, ma si è nella terra della promessa.
    – Il “luogo” era un modo per indicare il tempio di Gerusalemme. “…è in Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare” (Gv 4, 20).
    L’erba indica la fecondità propria del tempo messianico: “Abbondi il fumento nel paese, ondeggi sulle cime dei monti; il suo frutto fiorisca come il Libano, la sua messe come l’erba dei campi” (Sal 72, 16).
    – Il numero 5000 è fortemente simbolico. E’ lo stesso numero di coloro che a Gerusalemme credono alla Parola di Dio.
  • “Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanti ne volevano” (v. 11)
    – Il rendere grazie rimanda al gesto dell’ultima cena e, quindi, dice riferimento all’Eucaristia: lì si compie il passaggio in modo rituale.
    – Gesù serve da solo, senza l’aiuto di nessuno. Si anticipa il gesto della lavanda dei piedi e si prefigura il dono della vita. Come la lavanda anche questo gesto è descrittivo del mistero eucaristico e della vita di Gesù.
    – Vi troviamo il richiamo alla manna dell’esodo (cf. 16, 16). Tuttavia c’è il segno di una nuova liberalità nella quale si intravvede il dono della vita. Nell’Esodo: “…Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi”.
  • “Raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto” (v. 12)
    – Certamente si vuole così ancora sottolineare la sovrabbondanza del dono. Ma forse c’è qualcosa d’altro, indicato anche dal numero 12. Due possibilità

→ Sottolineando il verbo “perdere”.
Gesù, poco dopo, contrapporrà due tipi di nutrimento: quello che perisce e quello che rimane: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna…” (6, 27). Il sovrappiù simboleggia questo tipo di cibo, secondo un’interpretazione spirituale.

→ Con riferimento alla manna.
Si sottolinea il contrato tra il pane che dona Gesù e quello ricevuto nel deserto. La manna si corrompeva, se conservata oltre il necessario, mentre il pane di Gesù non si corrompe ed è destinato a conservarsi. Riferimento all’Eucaristia, secondo un’interpretazione cultuale.
Nello stesso libro dell’Esodo c’è un possibile riferimento di questo genere, nella manna conservata in un vaso e collocata accanto all’arca dell’alleanza, a testimonianza delle generazioni future dell’intervento di Dio.

  • “…Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo” (v. 14)
    – Gesù è acclamato dalla folla, proprio come alla vigilia della Passione. E’ con la sua morte che egli diverrà il “pane” per la vita del mondo.
    La folla non comprende, come anche Filippo e gli altri. “Il Verbo “venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto”. E’ un motivo che ritorna in Giovanni.
  • “…si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo” (v. 15)
    La folla pretende di deformare il volto del Messia, il volto di Dio. La stessa cosa era accaduta alle pendici del Sinai, e Mosè si era ritirato per la seconda volta sul monte, da solo.
    La salita di Gesù sul monte è in relazione con la croce. Il monte è il luogo della gloria di Dio.

Apertura sulla vita

  • “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. I suoi non l’hanno accolto. Noi!
  • L’accoglienza di Gesù è il grande sì alla vita.

Nella Parola e nell’Eucaristia.