Lectio Divina – Salmo 25 (traccia)

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Lectio Divina – Salmo 25 (traccia)

Lectio Divina – Salmo 25 (traccia)

I salmi della misericordia

Salmo 25
Istituto Ravasco, 23 ottobre 2015

 

Introduzione
Il salmo ha un struttura ispirata all’alfabeto ebraico.
Funzione mnemonica
Rimando alla totalità dell’esperienza personale
Si presenta come una supplica individuale: l’orante è soggetto ai nemici e si rivolge a Dio perché lo liberi da questa situazione.
Il cuore del salmo è il tema della via.
Nella sua agenda del 23 gennaio 1948 Bernanos scriveva: “Quale dolcezza  pensare che, pur offendendolo, noi non cessiamo mai di desiderare nel più profondo santuario dell’anima ciò che egli desidera”.

 

Analisi del testo

v. 1
E’ l’antifona iniziale che riporta l’atteggiamento richiesto a chi prega. E come se si desse l’indicazione: “elevare l’anima”. La stessa cosa avviene nel prefazio della Messa.
L’anima è una parola il cui significato nasce dal suono con cui la si pronuncia: il primo significato è gola, da cui ciò che passa per la gola (l’aria, il respiro) e , in ultimo l’anelito dell’uomo, il suo essere desiderio.
La visione unitaria dell’uomo biblico: tutta la vita dell’uomo che si innalza a Dio.

v. 2-3
Il salmista professa la propria fiducia in Dio e spera di non restare deluso. La ragione di questa speranza non è specificata; lo sarà nel corso del salmo.
Parla di nemici e traditori. Il tradire senza motivo richiama il linguaggio tipico dell’alleanza con la specificazione del peccato di idolatria. Il concetto di inutilità e futilità è spesso accostato agli dei, che non hanno consistenza, non esistono.
Il salmista desidera che i nemici facciano esperienza del nulla.
L’orante vive in un tempo di pericolo. Nel complesso è una situazione di crisi per la fede. Siamo forse al tempo del ritorno dall’esilio, quando i più fedeli, ritornati in patria, si trovarono delusi, contestati, soli. Vale la pena essere fedeli alla legge del Signore? E’ la preghiera dell’uomo che vuole credere nonostante tutto.

v. 4-5
Abbondano i termini relativi alla via, al cammino, al sentiero. Siamo davanti a una metafora del cammino morale spirituale.
Il tema delle due vie si ritrova spesso nella Bibbia. IL salmi 1 e 2 (detti portale del libro dei salmi) parlano proprio di queste due vie: Una porta alla vita felice, l’altra alla rovina.

v. 6-7
Con l’imperativo “ricordati” il salmista fa appello alla misericordia e alla bontà di Dio. E’ un vero tipico della Bibbia. E’ rivolto da Dio all’uomo, ma anche dall’uomo a Dio.
I termini amore e fedeltà rimandano all’amore viscerale, tipico dell’amore materno verso il figlio.
Ora è quasi il salmista che istruisce Dio: “non ricordare i peccati…”. Questa istruzione rende più consapevole il salmista dei propri peccati.
L’orante anziano conosce il proprio stato di trasgressione. Il primo termine che usa indica il fallimento, sbagliare bersaglio. Il secondo termine indica sia i peccati sociali che l’infedeltà verso Dio.

v.8-11
Ritorna per due volte il termine “poveri”. Si tratta di coloro che vivono anche nella povertà materiale, ma soprattutto nella dimensione spirituale dell’umiltà , per cui confidano in Dio. Il salmista che ha iniziato il salmo appartiene a questa categoria di “poveri del Signore”.

v.12-15
Dio si fa confidente di colui che vive nell’alleanza. E’ la storia dei suoi grandi amici: Abramo, Mosè… E’ bellissimo il gioco degli sguardi (“I miei occhi sono sempre fissi”, “Vedi”).
Il richiamo alla terra. Certamente si rimanda alla terra di Canaan, ma progressivamente il termine è spiritualizzato indicando una terra al di là dei confini di Israele, e poi una vita piena che il Signore dona in questo mondo e nell’al di là. La comunione con Dio. La terra che è Gesù.

v. 16-19
Emerge che il motivo dominante lo stato di angoscia dell’orante è il proprio peccato. Il nemico è anche all’esterno, ma ciò che turba di più è la condizione di lontananza da Dio.

v. 21-22
Un inno alla speranza e un ampliare la prospettiva sull’intero Israele.

Riepilogo conclusivo

  • L’antico Israelita confessa la sua angoscia, specchio dell’uomo di sempre.
  • Nel suo modo di vivere l’angoscia c’è qualche cosa di diverso: la preghiera, il grido lanciato verso Dio. Dio la comprende perché quell’angoscia è il segno di una grande nostalgia, dell’esperienza dell’insoddisfazione che inquieta il cuore.
  • Il grido si fa corale, perché quello che vive il singolo orante è vissuto da tutto un popolo.
  • In tutto questo è rimasta sullo sfondo la certezza della bontà e della misericordia di Dio. Il cuore dell’orante è vicino al cuore di Dio. Ci sono 14 imperativi, appelli speso audaci indirizzati a Dio da parte di un peccatore che si sente intimamente legato al suo Signore.
  • La triplice dimensione: personale, ecclesiale, cristologica