I salmi della misericordia
Salmo 57
Istituto Ravasco, 22 febbraio 2016
Sguardo d’insieme
Lo sfondo della storia biblica. E’ necessario considerare il titoletto del salmo: “Al maestro del coro. Su ‘Non distruggere’. Di Davide. Quando fuggì da Saul nella caverna”.
Lo steso titoletto ricorre nei salmi 58 e 59 con qualche piccola variante. Quindi, i tre salmi vanno letti insieme. Sullo sfondo vi è la vicenda narrata in I Sam 24 (David e Saul). Il salmo 57 è posto sulle labbra di Davide.
D’altra parte il quadro spirituale è quello di una notte tenebrosa nella quale si avvertono intorno belve feroci. L’orante è in attesa che sorga l’alba, perché la luce vinca le oscurità e le paure. Il salmo è un canto notturno che prepara l’orante alla luce dell’aurora, attesa con ansia, per lodare il Signore nella gioia. Il salmo, in effetti, passa dal lamento drammatico e al ringraziamento gioioso e sereno.
I due momenti del Salmo
- C’è anzitutto la supplica(vv 2-7) a motivo del timore per l’assalto del male che tenta di colpire il giusto. – Al centro della scena ci sono dei leoniin posizione di attacco. Ben presto questa immagine viene trasformata in un simbolo bellico: lance, frecce, spade. L’orante si sente assalito da una specie di squadrone della morte. Intorno a lui c’è una banda di cacciatori che tende trappole e scava fosse per catturare la preda.
– L’immagine è arricchita dal riferimento al sonno: l’orante deve condividere anche il giaciglio con i nemici, intendendo sottolineare che i peggiori nemici si nascondo nella propria casa.
– Vi possiamo trovare anche una reminiscenza della fornace ardente, là dove si parla dei leoni infiammati di rabbia (cf. Daniele 3).
– Questa atmosfera di tensione è subito dissolta. Infatti, fin dall’inizio, appare il simbolo protettivo delle ali divine, che concretamente richiamano l’arca dell’alleanza con i cherubini alati, ovvero la presenza di Dio accanto ai fedeli nel tempio di Sion.
L’immagine delle ali è tipica del Deuteronomio (32, 11-12): le ali dell’aquila che sollevano il popolo di Israele ed evocano la calda protezione del Signore.
Dio viene chiamato “Altissimo”, continuando l’immagine del grande uccello che si libra in alto: il pericolo viene dal basso e Dio conduce al sicuro, verso l’alto.
-L’orante chiede con insistenza che Dio mandi il “suo amore e la sua fedeltà”: questa coppia esprime l’intima natura di Dio così come si manifesta nella storia degli uomini.
E’ qui importante il rimando alla storia dell’Esodo: la liberazione è descritta come innalzamento sulle ali del Signore, il misericordioso e fedele (cf. Es 34, 6) E: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me (Es 19, 4).
– Con il ritornello “Innalzati sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria”, si chiude il primo momento del Salmo. Il salmista esprime la potenza divina che si estende in altezza e profondità, un modo per dire che è sconfinata. L’orante spera che Dio faccia sentire la sua “pesantezza”. Il termine “gloria” significa questo: pesante, importante, rilevante - Il secondo momento del Salmo è quello del ringraziamento (vv. 8-12).
– Vi è un passaggio che brilla per bellezza e intensità: “Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore…”. Le tenebre si sono dileguate e si avvicina l’alba della salvezza resa presente dal canto dell’orante. Applicando a sé questa immagine (la sveglia del cuore, dell’arpa e della cetra, dell’aurora), il salmista applica secondo la propria religiosità l’uso dei sacerdoti egiziani e fenici che erano incaricati di svegliare l’aurora, cioè di fa riapparire il sole, considerato una divinità benefica. Il salmista allude anche all’uso di appendere e velare strumenti musicali nel tempo del lutto e della prova (Salmo 136, 2: “Ai salici di quelle terre appendemmo le nostre cetre”) e di risvegliarli al suono festivo nel tempo della salvezza.
La liturgia, pertanto, fa sbocciare la speranza. L’alba nel salterio è spesso il momento dell’esaudimento divino, dopo la notte in preghiera.
– La presenza del Signore mostra la sua efficacia mediante l’autopunizione degli avversari: questi piombano nella fossa che avevano scavato per il giusto. Dio si schiera dalla parte del giusto; sconvolge le vie degli empi che finiscono per inciampare nei loro stessi progetti malvagi.
– Il Salmo si chiude con un canto di lode rivolto al Signore. Sono di scena, quasi personificate, l’amore e la fedeltà. Queste inondano il cielo con la loro presenza. Anche per questo il Salmo si è trasformato nella tradizione cristiana in canto di risveglio alla luce e alla gioia della Pasqua, che cancella la paura del peccato e della morte.
Ecco il commento di Ruperto di Deutz: “Il corpo di Cristo che riposa nel sepolcro è la cetra. I giudei l’avevano spezzato. Ma egli si era svegliato per non essere mai più spezzato e per spandere tra i popoli il canto della sua confessione. Svegliati, arpa e cetra: è la voce del Padre. Non la sentirà forse quell’anima unita al Verbo come sposa, unita a lui da un bacio eterno? Oh, sì, l’ascoltava pienamente e rispondeva nella gioia: ‘All’aurora mi sveglierò!’. Ci fu mai risposta più gioiosa? Perché è nella persona del Cristo che il Salmo dice: ‘Il mio cuore è saldo, è pronto!’”.
Il riflesso nella vita
- Le battaglie della vita contro il nemico: la condizione umana segnata dal peccato, dalla morte, dal dolore. Questa condizione è visitata dall’amore fedele del Signore. Questo è il motivo della speranza cristiana. La Pasqua fonda una visione diversa della vita. Si vede?
- Il Dio della gioia! Per il salmista la presenza di Dio e la preghiera sono il fondamento di una gioia straripante e di una gratitudine sconfinata. La gioia grata del cristiano.
- L’abbinamento aurora-Dio. Dio si abbina a tutto ciò che nella vita abbiamo di più bello e affascinante, perché Dio è Vita e dove vi è Dio fiorisce la vita.
- L’inizio delle nostre giornate: un inizio pasquale!
- Il desiderio di lodare Dio, di parlare bene di Dio in mezzo ai popoli.