Meditazione – Dio ricco di misericordia (9)

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Meditazione – Dio ricco di misericordia (9)

Meditazione – Dio ricco di misericordia (9)

La Chiesa cerca di attuare la misericordia

 

“Gesù Cristo ha insegnato che l’uomo non soltanto riceve e sperimenta la misericordia di Dio, ma che è pure chiamato a ‘usar misericordia’ verso gli altri: ‘Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’. La Chiesa vede in queste parole un appello all’azione e si sforza di praticare la misericordia” (Dives in misericordia, 14).

Azione a sforzo, tuttavia, non sarebbero possibili, se prima non vi fosse una trasformazione profonda della vita. Una tale trasformazione la Chiesa la ritrova in sé come dono del Signore risorto e del Suo Spirito di santità.

Allo stesso modo, anche ciascuno di noi può “usar misericordia” nella misura in cui fa l’esperienza della vita nuova in Cristo, che abita il proprio cuore. È la vita di grazia, donata a noi fin dal momento del Battesimo e poi continuamente alimentata dall’Eucaristia, dai Sacramenti, dall’ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera. Senza il dono di questa vita nuova, né pensieri, né parole, né gesti potrebbero esprimere la divina bellezza della misericordia.

Chi sarebbe, infatti, nella condizione di vivere all’altezza dell’appello del Signore alla misericordia? Chi potrebbe corrispondere all’invito evangelico relativo al perdono fino a settanta volte sette (cf Mt 18, 21-35), anche nei confronti di coloro che sono nemici? Attuare, pertanto, la misericordia è un compito che la Chiesa realizza in virtù della grazia da cui è abitata, e che tutti noi cerchiamo di realizzare in forza di quella conversione del cuore che è dono di Dio in Cristo Salvatore. “L’uomo giunge all’amore misericordioso di Dio, alla sua misericordia, in quanto egli stesso si trasforma nello spirito di tale amore verso il prossimo” (Dives in misericordia, 14).

Nella vita del cristiano, di conseguenza, c’è un primato che non può e non deve venire mai meno: il primato della vita in Cristo. Un tale primato, che si realizza nella comunione di amore, consente una vera e propria immersione nel Cuore misericordioso del Signore. Quel Cuore attrae il nostro cuore e lo cambia profondamente, rendendolo capace di “usar misericordia” in ogni circostanza della vita.

Desideriamo, pertanto, vivere la misericordia? Mettiamo a tema del nostro cammino cristiano una misericordia più grande e più vera? Ripartiamo dal Signore e da una nostra vita in Cristo sempre più vera, gioiosa, ardente. Allora accadrà in noi quanto scrive la serva di Dio Madeleine Delbrel: “Nella misura in cui questa misericordia ci santifica, ci perdona, essa non può fermarsi in noi; non ha pace finché non abbia prodotto in noi azioni che siano anch’esse misericordia. Essa ci rende a nostra volta misericordiosi” (La misericordia, p. 38).

Se “usar misericordia” è urgenza spirituale nella vita del singolo cristiano che voglia vivere in pienezza la propria chiamata alla santità, lo stesso “usar misericordia” è urgenza indifferibile per una società che voglia essere a misura d’uomo. “Gli uomini – infatti – non possono vivere insieme se non si perdonano a vicenda di essere solo ciò che sono” (F. Varrillon).

Senza dubbio l’amore misericordioso è del tutto indispensabile tra coloro che sono più vicini. Si pensi ai coniugi, ai genitori in relazione ai figli, agli amici, alle comunità. Allo stesso modo l’amore ricco di misericordia è indispensabile nell’educazione e nella pastorale. Ma il suo raggio di azione va oltre. In effetti “il mondo degli uomini potrà diventare ‘sempre più umano’, solo quando in tutti i rapporti reciproci, che plasmano il suo volto morale, introdurremo il momento del perdono, così essenziale per il Vangelo. Il perdono attesta che nel mondo è presente l’amore più potente del peccato” (Dives in misericordia, 14).

In tal modo risulta chiaro che senza la novità rigenerante di Cristo, Redentore dell’uomo e volto della misericordia del Padre, anche l’intera convivenza umana è destinata a fare l’esperienza di quel “di meno” umano che è ferita sempre aperta nel cuore dell’umanità in cammino nella storia. Quando, con la preghiera del “Padre nostro”, il cristiano si rivolge al Signore, chiedendo che i propri peccati vengano perdonati e attingendo al perdono divino la forza per donare il perdono sempre e a tutti, egli esprime certamente la propria fede. Nello stesso tempo, però, egli pone le basi per l’edificazione di una città dell’uomo più a misura d’uomo, proprio perché fondata sulla misericordia e animata dalla misericordia, che dà alla giustizia un contenuto nuovo.

Si rinnova, di conseguenza, il convincimento che la fede non ha solo una dimensione personale, ma sempre anche sociale, culturale, educativa. Una fede viva genera una nuova socialità, una fede ardente dà vita a una nuova cultura, una fede autentica è all’origine di una nuova e originale capacità educativa.

Immergersi, pertanto, nel Cuore di Gesù, riguarda certamente la verità della nostra salvezza, a noi donata da Dio ricco di misericordia, e l’autenticità della nostra sequela del Signore nel segno del perdono. Immergersi nel Cuore di Gesù, però, ha a che fare anche con il nostro abitare il consorzio umano. Quel Cuore che trasuda misericordia, infatti, ispira il nostro vivere in famiglia, il nostro operare negli ambiti del lavoro, dello studio e del tempo libero, lo stile di ogni nostra relazione e l’impegno nell’edificazione della casa comune a tutti. Lo ispira nel segno della misericordia.

È necessario, allora, che la nostra riflessione “si trasformi in un’ardente preghiera: si trasformi di continuo in un grido che implori la misericordia secondo le necessità dell’uomo nel mondo contemporaneo” (Dives in misericordia, 15).

(testo di riflessione mensile per l’Apostolato della preghiera)