Omelia – Domenica IV di Quaresima – anno A

Home / Omelie / Anno Liturgico / Omelia – Domenica IV di Quaresima – anno A

Omelia – Domenica IV di Quaresima – anno A

Rinnovazione voti

Nella preghiera della colletta abbiamo domandato al Signore una duplice grazia: quella di poter adorare con tutta l’anima il Signore e quella di poter amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Si tratta di sue domande che ben si addicono a ciò che oggi stiamo vivendo: e cioè la rinnovazione dei tuoi voti, Sr….

Vediamo meglio perché. Certo, ciascun cristiano è chiamato ad adorare con tutta l’anima il Signore, ma questa chiamata riguarda in modo particolare una vita consacrata. Si racconta che uno dei primi discepoli e frati di San Francesco, frate Egidio, abbia dato questa risposta a un confratello che gli chiedeva come poter fare per vivere con maggiore radicalità la propria vita religiosa: “Fai in modo che sia sempre l’una all’Uno e l’Uno all’una”. Vale a dire: fai in modo che la tua anima sia sempre tutta e solo per Dio e che Dio sia sempre il solo della tua anima. E’ proprio così: l’anima consacrata si distingue per l’unicità del suo amore per Dio. Quante tentazioni al riguardo incombono su di essa: la tentazione di rendere Dio uno tra gli altri e tra le altre cose importanti della vita. A te Suor … il compito di vigilare sempre per custodire l’unicità dell’amore di Dio nella tua vita.

Abbiamo già ricordato la seconda domanda rivolta al Signore nella preghiera della Colletta: di poter amare i fratelli nella carità di Cristo. Lo sappiamo: la vita comune è aspetto qualificante della santità religiosa. Lo è per l’amore fraterno che la contraddistingue. Ma dobbiamo ricordare una aspetto importante di questo amore: siamo chiamati non solo ad amare di amore naturale, spontaneo, istintivo. Sarebbe davvero troppo poco. Ciò a cui siamo chiamati è ben altro: è l’amore stesso di Cristo che vuole passare attraverso il nostro cuore, le nostre parole, io nostri gesti quotidiani. Una religiosa deve amare così, Suor ….

La pagina che abbiamo ascoltato dal profeta Sofonia ha riproposto più volte il termine “cercare”. E’ un termine decisivo per la vita spirituale di tutti, ma soprattutto per la vita spirituale di una persona consacrata. Tutta la vita è un cercare. Se Dio è l’infinito, l’eterno, l’inesauribile ne consegue che anche il nostro desiderio di lui non può che essere inesauribile, che la nostra sete di lui non può mai essere sazia. L’inquietudine del tuo cuore, Suor …, sarà per te il segno di una vita spirituale viva e vivace. Guai se tu non sentissi più nella tua intimità la spinta a cercare ancora, ad addentrarti di più e meglio nel mistero di Dio e del suo amore.

San Paolo, nel brano della prima lettera ai Corinzi, ci lascia un insegnamento quanto mai importante: dice che Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto, debole, ignobile. Non dobbiamo avere paura a pensare che proprio perché siamo oggetto della scelta di amore di Dio siamo anche noi stolti, deboli, ignobili. Ma questo non ci spaventa; anzi, ci rallegra. Perché altrove è il motivo del nostro vanto: il nostro vanto è il Signore e lui solo. Noi siamo orgogliosi non delle nostre virtù, ma delle meraviglie che Dio opera in noi e per il fatto che Dio è con noi. Certo, il Signore ci ha rivestito anche di molte doti umane, doti che vanno riconosciute. Ma nel riconoscerle noi ci vantiamo di Dio che ci ha rivestito di esse. Insomma, in noi tutto è di Dio e di Dio solo noi vogliamo vantarci e andare orgogliosi.

Ancora una parola dalla pagina del vangelo. Abbiamo ascoltato ancora una volta la pagina delle beatitudini. Bellissima, perché muove il nostro cuore, perché ci commuove e soprattutto perché vi troviamo l’identità di Cristo. E’ proprio così: mentre proclamava le beatitudini Gesù contemplava il mistero della sua vita intima. E questo mistero l’ha voluto comunicare anche noi perché anche noi potessimo essere come lui. Anche questa verità vale in modo particolare per la vita consacrata. Così, Suor …, sei chiamata a essere nella tua vita il riflesso di Cristo per il mondo di oggi, la sua bellezza che ancora affascina e trascina le folle, il suo splendore che illumina e riscalda i cuori degli uomini. C’è vocazione più esaltante? San Francesco di Sales, nel Teotimo, dice che l’uomo è come l’aria che prende la luce del sole senza diminuirne lo splendore originario; ed è come lo specchio che prende la grazia di un volto senza diminuire quella di chi vi si riflette. Così sia davvero per te: chiamata a essere aria nella quale filtra la luce del sole che è Cristo e chiamata a essere specchio che riflette la grazia del volto di Cristo.

Concludiamo. Sant’Agostino in un suo soliloquio dice così, parlando con Dio: io sono Agostino e tu sei Dio. Se io fossi Dio e tu fossi Agostino vorrei che tu fossi Dio per poter essere Agostino. In questo modo il santo Vescovo di Ippona esprimeva la sua immensa gioia per la bellezza e la grandezza di Dio. Oggi, mentre rinnovi voti, anche tu devi gioire per Dio, per la sua bellezza del suo volto e per la grandezza dl suo amore.

(Sintesi dal parlato)