Omelia – Novena di Natale – Secondo giorno

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Omelia – Novena di Natale – Secondo giorno

Omelia – Novena di Natale – Secondo giorno

Ogni volta che ascoltiamo questa pagina del Vangelo con la genealogia di Gesù la prima reazione, certamente, è quella di una certa aridità di fronte a un elenco di nomi che in parte conosciamo, in parte non conosciamo. Questa pagina ci sembra distante dalla realtà della nostra vita e, in fondo, anche un po’ distante da quel volto del Signore che andiamo cercando.

In verità questa pagina, la genealogia di Gesù, è un testo bellissimo, perché attraverso l’elenco di questi nomi ci viene svelato il volto del Signore. È una vera e propria rivelazione dell’identità del Dio di Gesù Cristo. Ed è proprio su questa identità che desideriamo quest’oggi, nella prima “feria maggiore” del tempo di Avvento che ormai ci avvicina al Natale, sostare per un momento.

Abbiamo ascoltato tanti nomi; nomi di uomini e di donne, nomi di persone buone, meno buone, uomini giusti e cattivi, uomini e donne lontane da Dio e vicini a Dio. Come a dire: abbiamo ascoltato nomi di uomini e di donne che rappresentano l’intera umanità.

Gesù entra dentro questa genealogia umana. Possiamo dire che i suoi antenati non sono perfetti, tutt’altro. I suoi antenati siamo noi; questa famiglia umana che è fatta di peccatori; questa famiglia umana che è fatta di infedeli; questa famiglia umana che è fatta di persone che spesso cadono.

Qui sta il bello della genealogia: ci parla di un Dio che è venuto davvero in mezzo a noi, e ha fatto spazio a tutti, c’è spazio per tutti accanto al Signore: nessuno è escluso. Tutti facciamo parte di questa genealogia perché tutti siamo accolti nel cuore misericordioso del Signore.

C’è un termine significativo che usano alcuni mistici di religione ebraica ed è il termine “Zim Zum”. È un termine simpatico per noi, ma la cui traduzione significa “contrazione”, ovvero “Dio si contrae, Dio si fa piccolo” perché ciascuno di noi possa avere spazio, perché ciascuno di noi possa occupare un posto vicino a Lui.

Se Lui non si facesse piccolo, non ci sarebbe spazio per noi. Invece Dio si fa piccolo, si contrae nella sua onnipotenza, perché anche noi possiamo avere spazio e stargli vicino.

Ecco dunque la prima caratteristica che noi scopriamo del volto di Dio, scorrendo i nomi della genealogia nel Vangelo.

Noi siamo quegli uomini e quelle donne che vengono accolti dal Signore. Noi peccatori veniamo abbracciati dall’amore di Dio in Gesù. Riascoltando questi nomi facciamo risuonare anche il nostro con gioia e pensiamo “nonostante tutto, nonostante il mio peccato, nonostante la mia mediocrità, nonostante la mia infedeltà, il Signore mi ama e fa posto proprio a me nel suo cuore e nella sua vita”.

C’è una seconda caratteristica del volto di Dio che nella genealogia ci viene svelata, ed è quella della umiltà. Abbiamo detto che Dio si contrae, si fa piccolo proprio perché noi possiamo avere posto e spazio accanto a Lui e nel suo cuore. Un grande mistico di epoca passata diceva che “nella profondità del mistero di Dio vive la virtù dell’umiltà” e quando San Francesco, dopo un’esperienza di preghiera particolarmente intensa, si rivolge a Dio in preghiera dice “Tu sei l’umiltà”. È così! Dio è l’umiltà perché quasi nasconde se stesso affinché noi possiamo essere, cosicché noi possiamo vivere.

Se Dio si mostrasse a noi, entrasse nella nostra vita con tutta la forza della sua divinità noi saremmo perduti. Ma Egli entra nella nostra vita, nella nostra storia con una forza diversa, quella dell’umiltà. Si fa quasi da parte, si fa piccolo perché noi possiamo stare con Lui e stargli accanto.

Ecco la seconda nota del volto del Signore che la genealogia ci rivela.

Egli non solo è l’amore sconfinato che ci accoglie sempre e comunque; Egli è l’umiltà che si fa piccola perché noi possiamo stare con Lui.

C’è un’altra nota che la genealogia rivela del volto del Signore: è quella di un amore tenace, forte che non si ferma davanti a nulla. La genealogia ci parla di un tempo lungo, ma soprattutto di un tempo fatto di fedeltà e di infedeltà, eppure Dio non si è fermato di fronte agli ostacoli che uomini e donne hanno posto davanti al suo disegno di salvezza e di amore sull’umanità e sul mondo. Non si è fermato!

Il peccato dell’uomo non gli ha impedito di proseguire e portare a compimento il suo disegno di salvezza perché Dio ama di un amore tenace, fedele, forte e invincibile. Secondo il linguaggio biblico dovremmo dire che il suo amore è materno, viscerale, non si ferma davanti a nulla.

Una bambina piccola, che stava imparando i primi rudimenti della fede, sentì dal papà parlare del segno della croce e il papà, un poco alla volta, insegnava a questa sua bambina a farsi il segno della croce. Procedeva per gradi. Prima le disse di fare e di dire insieme “nel nome del Padre” muovendo la manina sulla fronte. Poi le disse “nel nome del Padre e del Figlio”, ecco il secondo passaggio, e le insegnò a portare la manina sul cuore. Quando poi arrivò al terzo passaggio il papà iniziò e disse “nel nome del Padre e del Figlio” ma non riuscì a terminare perché la bambina concluse da sola e disse “e della mamma”. Aveva colto nel segno! Perché lo Spirito Santo è l’amore viscerale, materno, invincibile che non si ferma davanti a nulla. È il cuore stesso di Dio.

La genealogia ci rivela questo amore invincibile di Dio nei nostri confronti.

C’è ancora un’altra nota: quella della pazienza, perché la genealogia ci parla di una storia, di una storia lunga.

Dio ha pazientato, ha tenuto conto della nostra debolezza, dei nostri tempi lunghi, è entrato dentro un percorso storico e ha atteso per portare a compimento il suo disegno di amore. Dio è paziente, si prende tempo, prende tempo per noi, potremmo dire “spreca” il tempo con noi e per noi, per mettersi al nostro passo; un passo spesso indeciso, molte volte lento, a volte addirittura un passo che non procede e non va avanti. Dio prende tempo, spreca tempo, sta al nostro incerto passo perché è paziente di fronte alla nostra debolezza e alla nostra povertà.

Infine la genealogia ci svela un’ultima nota del volto del Signore: Egli soffre, perché se andiamo a ripercorrere la genealogia, e i nomi di questa genealogia, ci accorgiamo che il Signore ha sofferto per questa umanità peccatrice, debole e ferita. Ha sofferto per la sua salvezza, ha sofferto perché potesse approdare finalmente alla redenzione. Dio soffre per l’uomo, anche così lo ama, proprio così lo ama e questo diventa la riprova più grande del suo amore per l’uomo, la sua sofferenza per lui.

Quando, allora, riascoltiamo questa pagina del Vangelo non dimentichiamo di ricordarci queste note caratteristiche del volto di Dio che la genealogia ci rivela ogni volta. Mentre ci avviciniamo al Natale non dimentichiamo quella parola splendida che disse l’apostolo Paolo: “Io sono stato conquistato da Cristo” (Fil 3,12).

La genealogia che ci svela il volto di Dio in Gesù non può non far dire anche a noi “Io da Gesù sono conquistato”, perché questo volto di Gesù, che mi viene svelato, è troppo bello per non rimanerne affascinato e conquistato.

Dovremmo dire come dice il salmista nel salmo 21 che, dopo aver ricordato le meraviglie di Dio, afferma “e io virò per Lui” (Sal 21,30). Anche noi riascoltando la genealogia dovremmo poi dire al termine come il salmista “e io vivrò per Lui” perché troppo grande è il Signore, troppo bello è il Signore per non vivere per Lui.

Siano queste, dunque, le parole che diciamo oggi e che soprattutto diremmo a Natale “Tu Signore mi hai conquistato il cuore e la vita e io vivrò per Te”.


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