Omelia – Santa Messa nella III Domenica del Tempo Ordinario

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Omelia – Santa Messa nella III Domenica del Tempo Ordinario

Santa Messa nella III Domenica del Tempo Ordinario Domenica della Parola di Dio

Abbiamo solennizzato il momento della proclamazione del Vangelo perché, come ricordavamo all’inizio della celebrazione, oggi in tutta la Chiesa viviamo la Domenica della Parola di Dio.

In questo rendere più solenne la proclamazione del Vangelo ci siamo serviti di alcuni segni, che nella liturgia sono in realtà abituali: il segno dei candelieri accesi, il segno dell’incenso e anche il segno del salire verso l’alto. Sono segni semplici, eppure, importanti e ricchi di significato, perché ci ricordano che la Parola di Dio non è un libro. Non accendiamo le luci, le candele per un libro, non incensiamo per un libro, non saliamo verso l’alto per un libro, ma perché in quel libro, in cui è scritta la Parola del Signore, noi contempliamo e ascoltiamo Colui che è vivo, la Parola eterna di Dio, il Verbo fatto carne per la nostra salvezza, il Signore Gesù risorto e presente in mezzo a noi. Candele accese, incenso, salita verso l’alto ci ricordano questo: non siamo stati in ascolto di un libro, di una parola umana, ma qui, oggi, – come d’altronde sempre in liturgia – è il Signore Gesù che ha parlato a noi, è il Risorto che ci ha rivolto la sua parola, è il Vivente per sempre che ha raggiunto il nostro cuore con la sua voce, oggi.

A fronte di questi segni semplici, ma ricchi di significato, rimaniamo, però, sempre sorpresi e sbalorditi, perché la parola eterna è risuonata, ancora una volta, attraverso delle parole umane. Come è possibile che la Parola eterna di Dio onnipotente risuoni nella fragilità, nella povertà delle nostre parole umane? È possibile perché tanto grande è l’amore di Dio! Egli, che vuole farsi capire da noi, che vuole entrare in dialogo con noi, che vuole stabilire una relazione con noi, accetta di farsi parola umana, da noi udibile e comprensibile. Come è bello questo! La Parola eterna, che noi non potremmo ascoltare, non potremmo capire, non potremmo decifrare, si fa piccola, parola umana, perché la possiamo capire, la possiamo ascoltare, la possiamo rendere nostra. Come è bello questo! È la condiscendenza di Dio che si china sulla nostra povertà, cosicché noi possiamo accogliere Lui, la sua voce, la sua Parola e con Lui entrare in dialogo.

In modo particolare, oggi, quali sono le parole umane che ci trasmettono la Parola eterna di Dio e attraverso le quali il Signore desidera entrare in dialogo con noi, comunicarci Sé stesso, indicarci la via della vera vita?

La prima di queste parole. Abbiamo ascoltato la pagina del Vangelo. Gesù sta camminando lungo il lago, incontra alcuni pescatori, li vede e li chiama a sé, dice: «Venite, venite con me, dietro a me. Seguitemi! Cambierò la vostra vita e vi farò pescatori di uomini».

La Parola di Dio, oggi, ci ricorda che la fede, la nostra fede, è un incontro, è una visita, è una relazione personale con il Signore, che entra nella nostra vita, ci chiama a sé, perché vuole stabilire con noi una relazione di amore. Questa è la fede. Prima di essere un’idea, una dottrina, un codice morale, la fede è molto di più! È un incontro di amore, è una visita di amore, è un appello di amore che il Signore rivolge a noi ogni giorno. È importante che questa Parola eterna, che si è espressa con parole umane, entri nel nostro cuore, a illuminare l’identità profonda della nostra fede: che è un incontro, una relazione, una visita di amore da parte di Dio alla nostra vita. Ed è da questo incontro, da questa relazione, da questo dialogo, da questa visita che scaturisce, poi, una vita completamente rinnovata nella logica del Vangelo.

La seconda parola. Il profeta ha parlato di luce, poi di gioia, letizia ed esultanza; e, ancora, ha parlato di libertà dal bastone, dalla sbarra, dal giogo. Che cosa significa l’insieme di queste parole umane che traducono la Parola eterna di Dio? Luce, gioia, letizia, esultanza, libertà: che cosa significano? Significano che il Signore viene a noi come salvatore e come salvezza della nostra vita. Egli, nell’oscurità e nelle tenebre del cammino, è la luce vera che non tramonta mai. Nelle difficoltà, nelle tristezze, quando vengono meno, a volte, la speranza e la fiducia e ci sentiamo appesantiti e schiacciati, Egli è la gioia, l’esultanza e la letizia vera della vita. E là, dove il nostro cammino si incontra con il peccato, con il male, con la morte in ogni sua espressione, Egli viene a noi come la libertà da tutto questo, come Colui che ci dona la grazia di essere vincitori e, dunque, liberi dal male, dal peccato, dalla morte.

Questa seconda parola ci ricorda che la fede è un’esperienza di salvezza. Quanto ne abbiamo bisogno! Perché noi aneliamo a essere salvati e il Signore viene a noi come il Salvatore.

La terza parola. L’apostolo Paolo ci ha ricordato che, nel Signore, raggiungiamo un’unità di pensiero e di sentire. Queste parole umane, che traducono la Parola eterna di Dio, ci dicono che la fede, quando è autentica, introduce nella nostra vita una capacità nuova di unità, di comunione, di carità tra noi.

Questa Parola, che oggi ci è donata, ci ricorda che la fede, anzitutto, è un incontro di amore che cambia la vita. Ci ricorda, poi, che la fede è un’esperienza di salvezza e ci ricorda, ancora, che la fede è una forza nuova di unità, di comunione, di carità che vince ogni tentazione – così presente in mezzo a noi – di discordia, di divisione, di estraneità, di lontananza. Questa è la fede! Oggi, la Parola eterna di Dio, che è scesa tra noi in parole comprensibili, perché noi potessimo entrare in relazione con Colui che è la Parola eterna, il Vivente, il Risorto, ci ha ricondotto al cuore, al centro della fede, che è un incontro di amore, con Lui, che è esperienza di salvezza, a motivo di Lui, che è forza nuova di comunione e di unità, grazie a Lui.

Tornando un istante alla pagina del Vangelo, ci accorgiamo che il Signore incontra i discepoli nella ordinarietà della loro vita, mentre stanno compiendo il loro lavoro di pescatori. Che cosa ci ricorda questo? Che la Parola eterna di Dio, che oggi abbiamo ascoltato nel contesto della celebrazione solenne, è una Parola che siamo chiamati ad ascoltare, a fare nostra nella quotidianità della vita: perché ogni giorno il Signore desidera raggiungerci con questa sua Parola, ogni giorno Egli vuole rendersi comprensibile a noi, ogni giorno vuole entrare in dialogo con noi. Ogni giorno! Ogni giorno Egli desidera che la sua voce risuoni nel nostro cuore. Facciamo, allora, in modo che non passi giorno che non rimaniamo in ascolto della Parola eterna del Signore. Che non passi giorno!

Iniziando la celebrazione, abbiamo domandato perdono per tutte le volte in cui ci siamo dimenticati della Parola di Dio, per tutte le volte in cui siamo stati distratti, per tutte le volte nelle quali l’abbiamo lasciato ai margini delle nostre occupazioni. Da oggi non sia più così! Che questa Parola sia il centro della vita, sia il cuore di ogni giornata, sia la luce che illumina il cammino quotidiano della nostra esistenza e della nostra esperienza di fede.

Ricordiamo, infine: che Dio ci parla – certo – prima di tutto in questa Parola, che è la sua, della Scrittura e del Vangelo. Egli, però, ci parla anche attraverso l’insegnamento della Chiesa e attraverso la vita dei santi. La Parola eterna di Dio è così condiscendente verso di noi che si fa parola umana nella Scrittura, che si fa parola umana nell’insegnamento della Chiesa, che si fa parola umana nella vita dei santi.

Posso lasciare, dunque, un consiglio? Non manchino mai nella nostra casa, nella nostra camera, tra le nostre mani, la Scrittura e il Vangelo, il Catechismo della Chiesa cattolica, la vita dei santi: perché lì il Signore, ogni giorno, ci parla; lì, ogni giorno, il Signore ci parlerà; lì, ogni giorno, crescerà la nostra fede, la nostra relazione con il nostro Signore Gesù.

Trascrizione da registrazione audio