Omelia – Santa Messa nella Pasqua del Signore

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Omelia – Santa Messa nella Pasqua del Signore

Omelia – Santa Messa nella Pasqua del Signore

È una bellissima consuetudine, tipicamente cristiana, salutarsi così: «Sia lodato Gesù Cristo». Mentre tutti rispondono: «Sempre sia lodato». Un tempo, forse, questa consuetudine era maggiormente presente nelle nostre abitudini e nelle nostre tradizioni; oggi meno, ma non per questo non è lodevole e bella. In particolare il giorno di Pasqua.

E allora in questo momento, mentre siamo qui davanti al Signore e celebriamo l’Eucaristia, rinnoviamola insieme. Insieme rispondete: «Sempre sia lodato». Ecco, dunque: «Sia lodato Gesù Cristo»; «Sempre sia lodato».

Perché lodiamo il Signore? Perché oggi, in particolare, lodiamo il Signore? Perché riascoltiamo, come abbiamo sentito nel canto della Sequenza di Pasqua – bella, bellissima – la domanda che viene posta alla Maddalena: «Maria che cosa hai visto lungo la via?». E Maddalena risponde: «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto. Cristo, mia speranza, è risorto».

Per questo, oggi, in un modo del tutto particolare e con una singolare intensità, lodiamo il Signore Gesù: Perché Egli è risorto, Egli è vivo. Il sepolcro non ha potuto tenerlo dentro di sé. Egli ne è uscito, vittorioso sul peccato e sulla morte. Ecco perché, oggi, lodiamo con tutto il cuore il Signore Gesù.

Egli è uomo, ma è anche Dio. È il Figlio di Dio nostro Salvatore: per questo lo lodiamo.

Egli è la Luce del mondo e della vita, che illumina ogni oscurità: per questo lo lodiamo.

Egli è la Verità, che sconfigge ogni errore e ogni menzogna: per questo lo lodiamo.

Egli è la Via che conduce alla meta, senza indugio: per questo lo lodiamo.

Egli è il Pane e l’Acqua della vita, che nutre e disseta le attese del nostro cuore: per questo lo lodiamo.

Egli è l’Amore fedele, amico, che non abbandona mai e ci porta con sé, fedelmente, sempre: per questo lo lodiamo.

Oggi noi lodiamo Gesù Cristo perché, Risorto, è il nostro Salvatore, il nostro Redentore.

Davvero, sia lodato Gesù Cristo!

Egli ha vissuto la Pasqua ha cioè compiuto un passaggio. Quale passaggio? Dalla morte alla vita. Ma questo passaggio lo ha compiuto non solo per sé ma anche per noi, e noi lo abbiamo compiuto con Lui. Quali sono i dettagli di questo passaggio?

Gesù è Risorto ed è passato da questo mondo al Padre; dunque, noi, da oggi, con Lui compiamo un passaggio che ci consegna nelle mani di un Dio che è Padre, di un Dio che ci ama, di un Dio del quale siamo figli, di un Dio che non ci abbandona mai, di un Dio che è nostro alleato, di un Dio che è il vivente e che possiamo amare con il nostro cuore umano, con il nostro cuore di carne. Non c’è più nella nostra vita la paura di un Cielo che non sappiamo se sia abitato e da chi sia abitato. Oggi il nostro passaggio è da quella paura e da quell’angoscia di chi non sa e non vede, alla gioia di chi si sente avvolto da uno sguardo paterno di amore, da un abbraccio paterno di amore, da un Dio che è tutto amore per noi.

Con Gesù risorto compiamo un altro passaggio. Il passaggio dall’egoismo alla carità, da una vita ripiegata su se stessa a una vita totalmente donata; da una vita che si ripiega egoisticamente su stessa e che guarda all’altro come a un estraneo, se non un nemico, a una vita che, invece, guarda all’altro come un familiare e un amico. È in virtù del passaggio di Gesù, della sua Pasqua, che noi passiamo a guardarci negli occhi e incontrare in tutti lo sguardo di un fratello e lo sguardo di una sorella da amare. Questo accade a Pasqua, questo è il nostro passaggio: da un cuore chiuso a un cuore aperto, da un cuore incapace di amare a un cuore che sa amare, da un cuore che vede attorno a sé estranei e nemici, a un cuore che vede intorno a sé solo familiari, amici, fratelli e sorelle, compagni di viaggio nel cammino della vita.

Oggi, con il Signore che risorge compiamo un passaggio: dalla solitudine alla famiglia, dalla solitudine a una compagnia fedele. E questo significa per noi che nel cammino dell’esistenza ormai non siamo più soli, perché c’è una famiglia bella che cammina con noi. E questa famiglia bella che cammina con noi e nella quale noi camminiamo con gli altri, si chiama Chiesa.

Non siamo più soli, siamo legati gli uni agli altri da un legame che inizia qui, ma che poi è eterno. Quella che si definisce la “Comunione dei santi”: il legame bellissimo per cui noi viviamo qui nella famiglia splendida che è la Chiesa, ma sappiamo anche che questa famiglia in parte è già arrivata nel cielo di Dio e ci attende.

Non siamo più soli. Siamo insieme a tanti fratelli e sorelle che camminano con noi, siamo insieme ai santi del paradiso che pregano per noi, siamo insieme agli angeli che vegliano su di noi, siamo insieme alla Madonna che custodisce la nostra vita. Siamo insieme, in questa splendida famiglia che è la Chiesa del Signore, nostra madre, nostra maestra.

In Gesù compiamo il passaggio dalla morte alla vita. Con Lui anche noi, una volta per tutte, passiamo dalla morte alla vita e la morte è sconfitta perché non è più l’ultima parola.

Con Cristo Risorto noi passiamo dal dramma di una morte che conclude tutto e ci immette nel nulla, senza senso, a una vita che dura per sempre e dona significato a ogni passo del nostro cammino terreno.

Con Cristo Risorto noi compiamo questo passaggio. Non c’è più la paura pagana del morire e dell’ingresso nell’ignoto; ormai c’è la speranza del morire come ingresso nella luce eterna, calda, amabilissima, bella di Dio e del cielo di Dio.

Con Cristo Risorto compiamo il passaggio dal peccato alla vita bella della grazia, alla vita nuova della santità. Sì, per noi, ora, questo passaggio è realtà.

Il peccato non ci domina più, non ne siamo più schiavi. Il peccato e la colpa non sono più oppressori invincibili, presenti nel nostro cuore, perché la misericordia del Signore ha vinto il peccato e la colpa, ha sconfitto il male una volta per sempre e noi ne siamo stati liberati. E così per noi è possibile il passaggio a una vita nuova, a una vita bella, alla vita stessa di Dio che abita in noi e diviene la nostra. Egli, come dicono i Padri, ha preso su di sé la nostra morte perché diventasse nostra la Sua vita.

In Cristo compiamo ancora un passaggio: quello dalla paura del mondo, che sembra invincibile con la sua cattiveria, con la sua indifferenza, con la sua lontananza da Dio, con il suo contraddire l’opera di Dio, a una fiducia che sa che la vittoria è di Dio e della fede.

Ciò significa il compimento di un passaggio dal timore per le potenze del mondo a uno slancio che proviamo nel cuore, desiderosi di andare là, fuori, per dire a tutti che Cristo è Risorto, per dire a tutti che la morte è sconfitta, che il male, ormai, è vinto dalla misericordia; per dire a tutti che Dio ci ama, per dire a tutti che possiamo vivere da fratelli, per dire a tutti che la Chiesa è una famiglia bella, nella quale vivere senza più senza solitudine. Per dire a tutti che è Pasqua. Per dire a tutti la gioia della Pasqua.

Oggi noi riceviamo questo dono, perché la Pasqua è soprattutto un dono, inestimabile che neppure, forse, riusciamo a comprendere in tutta la sua profondità. Cristo è risorto!

«Maria che hai visto sulla via?». «Ho visto la tomba del Cristo che è vivente, ho visto la gloria del Cristo che è risorto. Cristo, mia speranza, è davvero risorto».

Oggi abbiamo cantato: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Rallegriamoci ed esultiamo». Oggi è un giorno di gioia, è un giorno di esultanza, di felicità che non può che risplendere nei nostri occhi, sui nostri volti e in tutta la nostra vita. E lo si deve vedere!

In età medievale, prolungandosi poi fino all’età barocca e oltre, nei paesi nordici era invalsa un’abitudine: che durante l’omelia il sacerdote celebrante, a un certo punto, raccontasse una barzelletta, una facezia, in modo che tutti potessero sorridere e ridere. Questa tradizione antica, caduta poi in disuso, si chiamava “risus paschalis” (sorriso della Pasqua). Il riso suscitato dalla facezia raccontata era un segno semplice che voleva dire: oggi ci rallegriamo, nel cuore e con tutto noi stessi, con tutta la nostra umanità, perché questo è il giorno che ha fatto il Signore, questo è il giorno in cui Lui è risorto.

La gioia risplenda, oggi, nel nostro cuore, risplenda nella nostra vita perché non ci può essere più spazio per la tristezza. Cristo è Risorto, Cristo è vivo, Cristo è con noi e noi siamo salvi.

E allora, come all’inizio di questa omelia, anche adesso, insieme, salutiamoci con il tipico saluto cristiano, per rendere grazie e lodare il nostro Signore che è risorto e vivo: «Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!».

Trascrizione da registrazione audio