Omelia – Veglia Pasquale nella Notte Santa

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Omelia – Veglia Pasquale nella Notte Santa

Omelia – Veglia Pasquale nella Notte Santa

Non è qui! È risorto!

Dovremmo rimanere stupiti. Dovremmo rimanere meravigliati. Dovrebbe nel nostro cuore farsi spazio una gioia straripante. Qual è la nostra reazione, adesso, di fronte a questo annuncio? È risorto, non è qui! Qual è la nostra reazione? Proviamo un sobbalzo nel cuore? Proviamo una gioia che non riusciamo a trattenere? Proviamo uno stupore che si legge nei nostri occhi e sui nostri volti? Se non è così non abbiamo capito nulla.

È risorto, non è qui! Quel Gesù che abbiamo accompagnato nei giorni della passione, della crocifissione, della morte, nella deposizione all’interno di un sepolcro, non è qui! È risorto!

Lo capiamo che cosa vuol dire? Siamo così abituati che quasi questa parola non ci scalfisce il cuore. È risorto! Non è qui! Come è possibile che ascoltando questo annuncio non proviamo un fremito? Perché se è così, se Egli è risorto, – ed è così – cambia tutto nella vita! Cambia tutto nella storia! Cambia tutto nelle vicende di questo mondo! Cambia tutto! È risorto, non è qui!

Chiediamo la grazia, questa sera, che l’annuncio della risurrezione risuoni non come una parola già detta e che non provoca nulla o quasi nulla in noi, ma come una parola che ci scuote, come una parola che ci riempie davvero di gioia, come una parola che ci colma davvero di meraviglia, come una parola a partire dalla quale è cambiato tutto e cambia tutto, una volta per sempre, nella vita di tutti e nella vita di ciascuno.

Dice S. Agostino: «Pasqua è passaggio: si passa per entrare in un mondo che non passa». Gesù ha vissuto per primo questo passaggio. È passato nel mondo che non passa. Ma, dice San Leone Magno: «Questa è cosa nostra, non riguarda solo Gesù». In Gesù riguarda anche ciascuno di noi. Perché Gesù è primizia, è il primo: primizia e primo di tutti noi che siamo associati a Lui. È cosa nostra. È cosa nostra Lui, il Signore, è cosa nostra Lui nella sua risurrezione. È cosa nostra Lui nel passaggio da ciò che passa a ciò che non passa. È cosa nostra. È cosa nostra! Per questo nella Scrittura si dice che siamo figli della risurrezione.

Forse non c’è una definizione più bella per noi e per la nostra fede: siamo figli della risurrezione. La nostra vita, cioè, è lì, la sorgente di tutto è lì, noi nasciamo lì. Siamo figli della risurrezione. Tutto prende il via da Cristo risorto, Egli che non è più qui, è vivo, per sempre.

Che cosa è accaduto? La pietra è stata rimossa dal sepolcro: questo abbiamo ascoltato nella pagina del vangelo. Quel sepolcro gelido e oscuro, perché contenente la morte, è stato aperto, scoperchiato. Come? Perché in quel sepolcro gelido e oscuro è entrata la luce calda della vita. Quella luce calda che è Cristo Signore ha abitato l’oscurità e il gelido della morte, sconfiggendola per sempre. Il sepolcro non è più chiuso, è aperto. L’oscurità non fa più paura, perché è abitata dalla luce. Il gelido non ha annienta più, perché è sciolto dal fuoco dell’amore di Cristo.

La pietra è stata rimossa dal sepolcro. Lo capiamo che cosa vuol dire questo? La nostra vita, il nostro mondo, la nostra storia, non conoscono più la parola “morte per sempre”; non la conoscono più, perché la morte è stata sconfitta dalla vita. Non conoscono più “notte per sempre”, perché la notte è stata sconfitta dalla luce. Non conoscono più il nulla, perché il nulla è stato sconfitto dal tutto che è Cristo! Lui è il vincitore, Lui è la vittoria! E noi con Lui, noi con Lui.

Quel sepolcro sigillato, oscuro e gelido non ci fa più paura perché non esiste più, è stato aperto, scoperchiato; e la luce dell’amore di Gesù ha avuto la meglio, ne è risultata vittoriosa, una volta per tutte, anche per noi, perché è cosa nostra.

Il peccato e la morte non sono più l’ultima parola. L’ultima parola è la vita per sempre, risorta in Cristo Gesù.

Quando diciamo il Credo nella forma del simbolo apostolico ci esprimiamo così, concludendolo: “Credo la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna”. Ma lo capite che cosa diciamo? Che cosa crediamo? La remissione dei peccati: il peccato è sconfitto una volta per tutte. Il male non ha più la forza di schiacciare la nostra vita. La colpa non è più un peso da cui non ci possiamo liberare; non più, perché la misericordia di Dio ha sconfitto la nostra miseria.

Noi crediamo la remissione dei peccati e, dunque, la libertà dal male, la vittoria sul male, la sconfitta del peccato e della colpa.

La risurrezione della carne: Questa nostra carne, questo nostro corpo è destinato a risorgere. Non saremo soltanto spirito, saremo questo corpo con cui abbiamo vissuto, saremo questa carne con cui abbiamo gioito e abbiamo faticato. Saremo noi nella nostra umanità a risorgere alla vita nuova. Lo capiamo che cosa vuol dire?

Un grande predicatore mentre predicava gli esercizi spirituali e trattava del tema della risurrezione, a un certo punto si fermò e si mise a guardare fuori dalla finestra. Da quella finestra si vedeva un limone fiorito, bellissimo. Dopo averlo per qualche istante contemplato, riprese a parlare e disse: «Lo vedete quel limone fiorito? Nella misura in cui io lo contemplo, nella misura in cui lo amo, nella misura in cui entra in relazione con me questo limone fiorito lo troverò in paradiso».

Questa è la risurrezione della carne, perché tutto quello che ha fatto parte della nostra umanità, tutto ciò che è stato bello, buono, è entrato in relazione bella e buona con la nostra vita, tutto ciò che abbiamo amato e abbiamo avuto nella luce di Dio, tutto sarà con noi, perché noi, nella nostra umanità, nel nostro corpo e nella nostra carne, risorgeremo.

La vita eterna, per sempre. Noi che siamo angosciati dalla vita che passa, siamo angosciati dalla felicità che è solo di un momento, siamo angosciati dagli affetti che ci lasciano, siamo angosciati perché la vita ci sembra aria che stringiamo in una mano e che non riusciamo mai ad afferrare… per sempre vivremo!

Credo la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Perché? Perché Egli non è qui! È risorto, e il suo amore ha cancellato la mia colpa; il suo amore mi fa risorgere con il corpo e con la carne, con la mia umanità; il suo amore mi porta con sé per l’eternità.

Se ora, qui in questa Chiesa, venisse un famoso filosofo, il cui nome tutti conosciamo, Nietzsche, ci direbbe così: «Io crederei in questo vostro Salvatore che vi siete riuniti questa sera a celebrare e a pregare, e del quale dite che è risorto, se voi aveste un viso da salvati». Abbiamo un viso da salvati? Da salvati perché credono davvero la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna; e credono davvero, dunque, che Egli è la risurrezione e la vita. Non è qui! È vivo, in mezzo a noi, per sempre; e noi con Lui.

La Chiesa mostra nella sua preghiera un volto da salvata. L’ha mostrato con la luce. L’ha mostrato con il canto. L’ha mostrato con il suono delle campane, con la musica dell’organo. L’ha mostrato con il canto del “Gloria” e dell’“Alleluia”. Ma noi lo mostriamo questo volto da salvati? Chiediamo la grazia che l’annuncio che risuona questa sera “Non è qui, è risorto!” sia davvero accolto nel nostro cuore, nella nostra vita e si esprima in un volto da salvati.

Tra poco tre nostri fratelli riceveranno la grazia del Battesimo e degli altri Sacramenti della iniziazione cristiana. Per la prima volta vivranno l’esperienza di essere dentro un sepolcro chiuso, gelido che sa di morte, uscendone per sempre, in una luce calda di amore e che sa di vita. Riviviamo con loro anche noi questa esperienza e a loro diciamo: portate con voi, da questa sera, due parole e conservatele nel cuore.

La prima, ripetetela: siamo rinati e non moriremo mai più.

La seconda: la potenza del nome di Cristo sarà testimoniata dalla letizia dei nostri volti.

Queste due parole siano vostre, questa sera; ma queste due parole siano anche nostre, di tutti noi; di tutti noi, perché tutti siamo rinati e non moriremo mai più, perché Cristo è risorto e vivo e la potenza del nome di Cristo risorto sarà testimoniata dalla letizia e dalla gioia dei nostri volti. Possa essere così per voi, carissimi catecumeni e tra poco neofiti; possa essere così per tutti noi.

Sarebbe bello che questa sera, uscendo dalla nostra Cattedrale, uscissimo dando l’impressione che da qui esce un fuoco di luce e di calore, che porta nella nostra città lo splendore di Cristo risorto, vero Salvatore del mondo e di tutti noi.

Trascrizione da registrazione audio