Parola della Domenica “Gesù disse a Nicodemo”

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Parola della Domenica “Gesù disse a Nicodemo”

Parola della Domenica “Gesù disse a Nicodemo”

Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa giornata, nella IV Domenica di Quaresima, detta “Laetare”.

Rimaniamo in ascolto della parola del Signore, così come ci viene offerta dal vangelo di san Giovanni: “In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.

Alla luce di queste parole dette da Gesù a Nicodemo, si capisce perché questa IV Domenica di Quaresima sia anche conosciuta come Domenica “Laetare”. La Chiesa, riascoltando la parola evangelica, nella quale viene proclamato l’infinito amore di Dio, la Sua ferma volontà di salvare il mondo, non può fare a meno di essere nella gioia più grande.

Sembra farvi eco san Paolo, scrivendo ai cristiani di Efeso: “Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere in Cristo: per grazia siete salvati”.

Rimaniamo, pertanto, in ascolto di questa parola, che è da Dio, annuncio di amore e di salvezza per noi: custodiamola fedelmente nel nostro cuore, e lasciamo che ci provochi alla meraviglia, alla gratitudine e alla conversione della vita. A questa parola, però, anche rispondiamo.

Proviamo a farlo con una bellissima preghiera, scritta dal servo di Dio don Dolindo Ruotolo, il cui titolo è: “Dio, Dio, Dio mio”.

“Voglio portare scritto sulla mia fronte ‘Dio è la mia gloria’,
sul mio intelletto ‘Dio è la mia luce’, sul mio cuore ‘Dio è il mio amore’.
Ciò che non viene da Lui, io voglio aborrirlo.
Un libro che abbia una sola ombra contro la Sua gloria,
per me è più fetido di un sepolcro.
Una conoscenza che non mi porti a conoscerlo e ad amarlo,
per me è più tenebrosa di un abisso.
Dio, Dio, Dio mio, che cosa dirò di te, io, piccola creatura?
Farò del mio intelletto un timpano di luce,
per osannare alla tua eterna verità.
Farò del mio cuore un cèmbalo d’amore,
per cantarti amore.
Farò del mio corpo un’arpa a dieci corde,
intonate ai tuoi comandi, per cantarti tutta la mia fedeltà!
E, mondato dalla tua misericordia, vivificato dal tuo amore,
ti dirò che sono tuo e canto in eterno le tue misericordie”.

Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto,
augurando fin da ora una bella solennità di San Giuseppe.

don Guido