Meditazione – Ritiro di Avvento: a te, Signore, elevo l’anima mia!

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Meditazione – Ritiro di Avvento: a te, Signore, elevo l’anima mia!

Il cammino dell’Avvento
Casa Betania, Pie Discepole del Divin Maestro

 

 

 

Introduzione

Avvento: un tempo forte di silenzio e raccoglimento
Dobbiamo custodire con tanta cura questo silenzio come spazio per Dio e lo dobbiamo fare in tanti modi perché i rumori entrano attraverso gli occhi, i rumori entrano attraverso le nostre orecchie, i rumori si annidano nel nostro cuore. Il silenzio è un modo per affermare in modo molto concreto che non abbiamo occhi se non per Gesù e per guardare Lui, che non abbiamo orecchie se non per ascoltare Lui, che non abbiamo cuore se non per Gesù e per amare Lui.

Definire concretamente il come, nella vita quotidiana di questo tempo.

  • Per fare spazio al Signore che viene, alla Parola che vuole farsi cane in noi.
  • Per accorgerci che il Signore riempie di Sé la storia, è il senso di tutto, e dedicarci ad altro è grande stoltezza (la conversione degli Angli).

Pascoliamo nel campo del Signore
Nel libro del profeta Ezechiele al capitolo 34 versetto 13, Dio parla così rivolgendosi al suo popolo: Li condurrò nella loro terra (parla delle pecore) e li farò pascolare sui monti di Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione”.
Questo termine PASCOLARE colpisce. Tante volte i Padri quando hanno dovuto esprimere e  dare forma a che cosa significa dare ascolto a Dio che ci parla, hanno utilizzato questo termine, perché quando noi ascoltiamo il Signore che ci parla rinnoviamo l’esperienza di stare nei pascoli di Dio e di essere da Lui condotti, da Lui guidati. Noi dobbiamo pascolare nella Scrittura, rimanervi, nutrirci, starci a lungo, pascolare. La nostra meditazione sarà un pascolare nella Scrittura perché attraverso questo pascolo potremo rimanere nutriti dal Signore che ci parla.
Dice san Benedetto nel prologo della Regola:”come è bella la voce del Signore che ci invita!” Come vogliamo sperimentare ancora una volta come è bella questa voce del Signore che ascoltiamo nei suoi pascoli quando stiamo con Lui, accanto a Lui.

L’Annunciazione a Maria in 7 quadri
Rimaniamo in ascolto della parola evangelica considerano il tempo liturgico che stiamo vivendo. Meditiamo in relazione il mistero dell’Annunciazione con il periodo dell’Avvento e la spiritualità che gli è propria.

Procediamo per quadri: ne contempliamo uno alla volta, traendovi nutrimento per la nostra vita.

1. Osserviamo la struttura del racconto che è incorniciato da due espressioni: la prima ricorda l’ingresso dell’angelo dove Maria si trova, la seconda sottolinea l’allontanarsi dell’angelo. L’angelo va e viene, Maria rimane. Questa è la cornice del testo.
Ciò avviene mediante tre tempi e tre dialoghi in successione che descrivono una storia in progressione L’angelo appare a Maria rivelandole qualche cosa ed è come un crescendo di rivelazione. Dall’altra parte stanno l’intervento e le osservazioni di Maria rispetto a questo progressivo rivelarsi di Dio attraverso l’angelo.
Consideriamo questi tre tempi e questo triplice dialogo tra l’angelo e Maria. Ai versetti 27-29 l’angelo dice quanto Dio ha operato in lei, segue lo stupore e il turbamento della Madonna. Poi si annuncia la maternità introducendo anche il tema della verginità, e la Madonna che non dubita ma chiede il “come”. Infine l’annuncio che Maria sarà madre e vergine, tutto sarà opera di Dio, con  l’adesione di Maria e la gioia del suo cuore.

Perché abbiamo ricordato questi tre tempi, questa triplice rivelazione e questo triplice intervento della Madonna? Perché in lei, se pur qui sintetizzato in poche righe, la vocazione è stata una storia, cioè un progressivo rivelarsi di Dio a lei e un progressivo suo capire ed entrare dentro questa Parola che le veniva rivolta e le illuminava la vita. In qualche modo in questa storia di vocazione c’è tutta la storia di Maria, perché la storia di Maria è stata un progressivo rivelarsi di Dio a lei e un progressivo suo capire il disegno di Dio.

Quante volte troviamo il rivelarsi del Signore alla Madonna e quante volte troviamo la Madonna che custodisce nel cuore perché progressivamente entra nel mistero e capisce quella Parola di rivelazione che le viene rivolta.
Qui noi troviamo descritta la nostra vita, che è un progressivo mostrarsi di Dio a noi ed un progressivo nostro capire Dio nella nostra vita, un progressivo amarlo, un crescendo di esperienza di Lui e di gioia della Sua presenza nella nostra vita. Guai se non fosse così, perché questo è il modo attraverso il quale accompagna il nostro cammino: non ci dice tutto in una volta, ci dice tutto progressivamente giorno per giorno fino all’ultimo istante della nostra vita. Da parte nostra non capiamo tutto in una volta sola, ma entriamo dentro la comprensione, la visione del volto di Dio l’esperienza del Suo amore, istante per istante, giorno dopo giorno, fino all’ultimo momento della nostra vita.
C’è un antico proverbio cinese che dice che l’amore è come la luna che se non cresce, cala. E’ così la nostra storia con Dio: se nella nostra vita il guardare Dio non è più un progressivo rivelarsi di Lui a noi, vuol dire che non lo stiamo più guardando e non lo stiamo ascoltando, non lo stiamo amando. Il segno più semplice e anche più verificabile da noi che siamo vivi spiritualmente è che siamo in cammino. Se siamo vivi siamo in tensione, siamo vivi se percepiamo il desiderio di correre e di andare, siamo vivi se lo stare con il Signore è un’esperienza sempre nuova, siamo vivi se lo stare con Lui ci porta a stare fuori da noi.
L’Avvento ci ricorda che la vita della fede è un cammino del cuore.
Ce lo ricorda dal momento che segna l’inizio di un nuovo anno liturgico, un nuovo inizio con nuove possibilità.
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2. Sappiamo che nei Vangeli nulla è a caso e nulla è di troppo e quindi anche il singolo dettaglio ha qualcosa da dire. In questa pagina uno di questi dettagli piccoli e importanti è il numero 6 (il sesto mese) che ci richiama il giorno della creazione dell’uomo: è proprio nel sesto mese, in questo giorno dell‟uomo che Dio entra. L’annunciazione è la notizia per cui Dio dice all’uomo: “guarda, nel tuo giorno, nella tua vita, nella tua carne ora entro Io”. E’ proprio per questo che la vita dell‟uomo, la carne dell’uomo, raggiunge la sua pienezza. “Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò Suo Figlio nato da donna”. La pienezza del tempo, la pienezza del mondo, la pienezza del cuore dell‟uomo è data proprio dal fatto che Dio vi entra e vi abita in un modo nuovo, unico e definitivo.
Su questo dettaglio rimaniamo per considerare che la pienezza della vita, della nostra vita, la possiamo far realizzare soltanto quando lasciamo che il Signore vi entri totalmente. Finché non vi abbiamo lasciato uno spazio totale all’ingresso di Dio, non potremo mai sperimentare la pienezza del nostro tempo, la pienezza del nostro cuore, la pienezza della vita. Solo dove Dio entra in modo totale lì il mondo fiorisce.
Dovremmo aiutarci anche con gli elementi del creato che sono nostri alleati perché il Signore ci parla attraverso loro. Considerare cosa produce il sole sulla terra, la presenza del sole dà colore a tutto e l‟assenza del sole rende tutto opaco e grigio. Questo è ciò che realizza la presenza di Dio nel cuore, tutto rende colorato e bello, ma se questa presenza si offusca si offusca tutto e tutto diventa grigio.
Quale è il motivo per cui siamo inquieti, ci manca la pace, per cui siamo tristi, per cui non siamo gioiosi, per cui non abbiamo fiducia e speranza, per cui guardiamo al passato, al presente, al futuro con pesantezza? Perché Dio è troppo assente, perché Dio non ha preso possesso definitivamente di noi, perché c‟è ancora qualcosa di noi che non Gli appartiene, non è entrato nella Sua proprietà. Il nostro male è l‟assenza di Dio.

Dio è un grande alleato della nostra vita, l’alleato della nostra gioia, ma a volte non lo siamo. Purtroppo abbiamo paura di Lui, perché temiamo che lasciandogli troppo spazio possa toglierci qualche cosa, che c’è qualcosa che tratteniamo perché abbiamo paura che donandoglielo ci tolga parte della felicità che noi cerchiamo. Allora quale è il volto di Dio di fronte a cui siamo? E’ il volto di un amore o il volto di qualcuno che temiamo, il volto di qualcuno nelle cui mani ci sentiamo sicuri o è il volto di qualcuno nelle mani del quale non ci sentiamo sicuri perché abbiamo un po’ timore di Lui?
Il mio mondo, il mio cuore, la mia vita, la mia carne, possono fiorire solo nella misura in cui sono toccata da Dio, abitata totalmente da Dio e nella misura in cui mi dono in proprietà e possesso senza conservare nulla per me.
In Avvento siamo chiamati a rinnovare la nostra fede in Dio nostro alleato: la pienezza è solo in Lui.

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3. L’angelo di Dio non si dirige verso la Giudea che è la terra della promessa, ma verso la   Galilea che è la regione infedele, la regione delle genti, la terra dei pagani. Sembra un piccolo dettaglio, ma non lo è perché ci ricorda che Dio sceglie, anzitutto, sempre i piccoli e nello stesso tempo Dio si piega sull’uomo, nelle pieghe dell’uomo fino a raggiungerlo nella propria miseria. Si è rivolto a Maria perché era piccola, è andato nella Galilea delle genti perché ha voluto chinarsi sulla miseria dell’uomo.
Il duplice paradosso: Nazaret / Gerusalemme; Sacerdote / giovane donna. Cfr. Anche Gedeone in Giudici 6: egli è il condottiero che conduce il popolo alla libertà. Qui si rifericse a una ragazza.

Come è bello soffermarsi su tutto questo, perché ci aiuta a recuperare tutta la bellezza del volto di Dio, la bellezza di un volto che si è chinato su di me per puro amore, perché sono misero e forse proprio quando sperimento la mia miseria toccando il fondo, lì trovo questo volto innamorato di me che mi recupera, che mi riprende e mi tira su. “Polvere amata”

Non so con quale stato d’animo siamo arrivati a questo ritiro: ciascuno con il proprio bagaglio di vita, ma certo ciascuno di noi arriva con il peso della propria piccolezza, perché tutti la sentiamo, così come sentiamo il peso della nostra miseria che spesso sperimentiamo. Il volto di Dio si piega sul nostro essere piccoli e miseri e allora dal fondo, dal basso dove ci troviamo ritroviamo la dolcezza di quegli occhi e la bellezza di quel volto che ci ama tanto.

Il modo di Dio: riguarda noi e la maniera in cui consideriamo e giudichimo la storia e gli uomini.

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 4. La sottolineatura della verginità in questo brano evangelico, è importante perché vuole ricordare che l’opera di Dio non ha bisogno di grandi cose da parte dell‟uomo, ha bisogno solo che l‟uomo gli faccia spazio. La verginità di Maria, che viene così ripetuta nelle parole angeliche, è proprio per dire che non sei tu a fare, ma aprendo il cuore fa Dio: dagli spazio e Lui opererà meraviglie, non porgli ostacoli e vedrai la grandezza del Signore nella tua esistenza. Non per nulla il nome Giuseppe, dal punto di vista etimologico, significa “possa Dio aggiungere” e allora in questa pagina dove si parla di Maria la vergine, di Giuseppe lo sposo, si parla di una realtà umana che proprio perché si rende disponibile, fa spazio, non pone ostacoli, rende possibile la meraviglia di Dio. Maria è una terra abitata da Dio, custode del Cielo sulla terra.

In questo giorno, ripensando alla nostra vocazione, alla nostra vita, non dobbiamo soffermarci troppo a pensare cosa dobbiamo ancora fare, ma ci dobbiamo soffermare a pensare che cosa dobbiamo togliere per fare spazio, quali ostacoli ci sono che non permettono al Signore di agire, quali muri sono ancora alzati e non consentono l’opera di Dio. Il primato di Dio e della preghiera. Un tempo di adorazione. La Messa quotidiana. L’itinerario degli esercizi prevede sempre come prima tapa la purificazione del cuore in vista di una più grande adesione. La liturgia inizia con l’atto penitenziale. Il pericolo del pelagianesimo.

La maturità di una vita con Dio non consiste nel fare molto, ma nel lasciar fare tutto. Quando Gesù parla a Pietro, nel Vangelo di Giovanni, con le parole gli profetizza quello che sarà la sua morte, ma gli indica anche il cammino della sua maturità spirituale: “verrà un giorno in cui un altro ti condurrà, perché non sarai più tu a condurre la vita”.

Ecco che cosa significa qui la verginità di Maria, che cosa significa il nome e la realtà di Giuseppe: lasciarsi condurre, lasciarsi portare. Recuperiamo questa disponibilità a lasciar vivere Gesù in noi: quando san Paolo dice che non è più lui che vive ma Cristo in lui, afferma proprio questo, che non vuole niente lui, ma soltanto che Gesù viva in lui.

Fare spazio alla venuta del Signore disponendo il cuore con un cammino di purificazione. Importanza della Confessione.

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5. Questa pagina del Vangelo è un po‟ tutta un invito alla gioia, sprigiona gioia: le parole dell‟angelo, la meraviglia di Maria, il ricordo di alcuni elementi della storia salvifica. L’invito alla gioia, che trova un‟espressione esplicita nelle parole angeliche, è un eco di una parola profetica del profeta Sofonia quando al cap. 13 dice “Rallegrati figlia di Sion”. E‟ importante mettere in relazione la parola angelica con quella profetica perché quella profetica parla di una gioia legata strettamente al tempo messianico, cioè è una gioia sponsale, è un invito a rallegrarsi perché il Messia sta per venire, lo sposo sta per unirsi alla sua sposa, le nozze di Dio con l’umanità si stanno per realizzare e nell‟annuncio a Maria la profezia diviene realtà e la gioia di cui si parla è proprio la gioia sponsale delle nozze tra il Signore e la Madonna, tra il Signore e l‟umanità e ciascuno di noi.

La nostra vocazione è una vicenda nuziale e tutta la nostra storia deve essere una vicenda nuziale. Consentiamoci allora una domanda: ma io sto vivendo da sposa, i miei occhi sono occhi di sposa, la mia parola è parola di sposa, i miei pensieri sono pensieri di sposa, il mio cuore è un cuore di sposa, chi mi vede, vede una sposa? Una sposa perché innamorata canta, ma se non cantiamo, se non siamo nella gioia del cuore, che spose siamo? Entriamo dunque in questa gioia di cui ci parla l‟angelo, verifichiamola nella vita, riscopriamola nella vita e riascoltiamo la bellezza di essere così perché noi siamo chiamati ad essere così.

L’angelo, proprio per sottolineare il motivo di questa gioia che viene ad annunciare alla Madonna, aggiunge subito che il Signore è con lei: ecco il motivo della gioia sponsale, il Signore è con noi. Non dobbiamo essere innamorati, perché se fossimo degli innamorati cosa siamo? Non dobbiamo, tanto farlo vedere, ma si deve vedere che siamo innamorati.

La gioia che si radica nella presenza amica del Signore nella nostra vita (le campane della gioia)

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6. Protagonista di questa pagina è lo Spirito Santo. L‟angelo parla di questo Spirito che scende su Maria: attraverso queste immagini noi capiamo il recupero di altre immagini della storia biblica: dell‟ombra, della nuvola che diventano il segno di Dio presente. Lo Spirito che si posa su Maria e le  fa come  ombra indica che la  Madonna diventa il Tabernacolo vivente di Dio, è la nuova Arca dell‟Alleanza, la nuova dimora del Signore.

Noi siamo chiamati a questo! In questi giorni dobbiamo partire da un atteggiamento rinnovato di stupore per i doni bellissimi che abbiamo ricevuto perché il resto è una conseguenza di questo: l‟andare ed il correre è una conseguenza della meraviglia che proviamo in quanto siamo chiamati ad essere l‟abitazione di Dio. Siamo come uno scrigno del tesoro nel quale abita il Signore perché vuole essere nostro e attraverso di noi vuole andare nel mondo, vuole essere nostro e stare in noi. Uno spazio di Dio nel mondo.

Siamo spazio di Dio nel mondo: la prima forma di annuncio del Vangelo

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7. La Madonna che si definisce serva usa quella splendida parola ECCOMI: Maria è il modello, l‟esempio dell‟obbedienza e soprattutto della disponibilità a lasciarsi plasmare da Dio e dalla Sua Parola. Il verbo greco che viene usato per indicare la risposta della Madonna implica una disponibilità gioiosa e pronta. La Madonna si è aggrappata a quella Parola e si è lasciata trascinare in Alto perché si è abbandonata a quella Parola. Proviamo ad immaginare così la nostra vita, noi appesi alla Sua Parola che ci porta su.

Una volta san Francesco volle chiedere a Dio il mistero del Suo nome e Dio gli disse che Lui è Colui a cui non basta. Lo ripetè per tre volte come ad indicare che non basta mai al cuore di Dio il nostro donarci, il nostro cuore.

Il nostro essere aggrappati alla Parola del Signore deve avere queste caratteristiche: a Lui non basta mai e a me non basta mai andare da Lui e lasciarmi prendere. Questo è il modo di relazionarmi alla Parola, una Parola che è sempre più profonda, che ha sempre nuove esigenze, che mi fa scoprire sempre nuove realtà di amore e anche da parte mia ci entro dentro e mi lascio portare, non mi fermo, lascio che mi porti dentro di sé dove vuole. Questo è stato l’atteggiamento spirituale di Maria ed è ciò che vogliamo anche per noi.

Questo è il cammino della santità.
L’Avvento è una rinnovata chiamata alla santità.