Meditazione – Ritiro di Avvento: i nemici della santità (traccia)

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Meditazione – Ritiro di Avvento: i nemici della santità (traccia)

Casa delle Missionarie della Divina Rivelazione

 

Elogio della vita consacrata femminile
E’ per me una gioia essere qui!
Partecipo della gioia del Signore per voi.
Vi voglio bene!
Eco del bene e dell’amore del Signore per voi.
Siete preziose!
Per ciò che fate nella Chiesa
Per ciò che siete nella Chiesa: una certa invidia
Immagine della Chiesa sposa
Anticipo di quello che tutti saremo
La Chiesa non sarebbe più se stessa senza la vita consacrata: appartiene alla sua santità

Un altro tempo di Avvento per ricominciare
Ricominciare è la parola chiave della vita spirituale. Dobbiamo ricominciare a fare spazio al Signore perché Egli possa operare. Ciò significa anzitutto: Fede. La misura della nostra fede è la misura del dono di Dio a noi. “Imitatene la fede”.
Dio in noi significa: santità. Vogliamo ripartire da qui, facendo piazza pulita degli ostacoli che ci impediscono il cammino nella santità. Forse siamo bloccati.
La Chiesa ci insegna: “Per celebrare degnamente i santi misteri riconosciamo i nostri peccati”.
“Brucia ciò che hai adorato, adora ciò che hai bruciato!”.

Il primo nemico della santità
Prima di parlare dei due specifici nemici, parliamo del suo primo grande nemico, il nemico radicale della santità. Il fatto stesso che il Papa abbia scritto un’Esortazione ci fa  capire di quale nemico stiamo parlando: pensare che la santità non abbia a che fare con la nostra vita.
Lasciamo che, attraverso questa Esortazione, risuoni per noi il “Ricordati” biblico”: ricordati la meraviglia che Dio ha preparato per te, “diventa ciò che sei” (Sant’Agostino).
In verità il vero nemico della santità è Satana: egli si insinua in diverse modi e sotto diverse spoglie.
Richiamo 5 atteggiamenti nei quali ritroviamo il seme di questo grande nemico della santità. Un nemico personale che si insinua attraverso alcuni stati d’animo e atteggiamenti del cuore.

  1. La tristezza. O santi o falliti. Ecco perché spesso siamo tristi, inquieti. Andiamo al cuore vero dei nostri problemi anche umani. La ragione vera della nostra tristezza è il fatto che la santità non è più l’orizzonte del nostro cammino.
    Due riferimenti letterari:
    – Graham Green: “Lacrime corsero sul suo viso: in quel momento non aveva paura della dannazione, perfino la paura della sofferenza fisica era in seconda linea: provava soltanto una delusione immensa, perché doveva andare verso Dio a mani vuote, senza aver fatto nulla. Gli pareva che sarebbe stato così facile essere un santo! Ci sarebbe stato bisogno soltanto di un po’ più di freno e un po’ di coraggio. Si sentiva come qualcuno che per pochi secondi avesse perduto l’appuntamento con la felicità. Sapeva ora che alla fine c’era soltanto una cosa che contasse: essere un santo”.
    – Leon Blois: “Non c’è che una sola tristezza, quella di non essere santi”.
  2. La mancanza del desiderio.E’ traccia della presenza del nemico della santità. Il desiderio di essere santi: coltivare i grandi desideri.
    “Se questi e queste ce la fanno, perché non anch’io?” (Sant’Agostino)
    “Chi non ha mai desiderato, almeno una volta in vita, d’essere santo, è tutt’al più una bestia” (G. Papini)
    San Giovanni della Croce: “O anime create per queste grandezze e ad esse chiamate, che cosa fate? In che cosa vi intrattenete? Le vostre aspirazioni sono bassezze e i vostri beni miserie. O misera cecità degli occhi dell’anima vostra, poiché siete ciechi dinanzi a tanta luce e dinanzi a così grandi voci sordi, senza accorgervi che, mentre andate in cerca di grandezze e di gloria, rimanete miseri e vili, ignari e indegni di tanto bene!”.
    Pregare per la propria santificazione.
    Non remissivi: “Tanto per me, oramai”.
  3. La santità non è più il cuore dell’evangelizzazione.
    Quando questo avviene, il nemico della santità si sta impadronendo di noi.
    Il Beato Card. Schuster: “Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi. Ha paura, invece, della nostra santità”.
    Non avere più a cuore la santità degli altri.
  4. Perdere di vista la bellezza della santità. La santità è una vita fiorita. Laddove entra Dio l’umanità vive. Siamo convinti di questo? Quando si affaccia nel nostro cuore la paura di Dio, quasi che Egli possa togliere qualcosa alla nostra sete di pienezza, il nemico della santità è all’opera. Di san Francesco di Sales: “I suoi pensieri, le sue parole, le sue azioni erano un perpetuo flusso e riflusso di pensare e fare tutto in Dio, per Dio e secondo Dio… Ecco perché i suoi occhi, la sua fronte, il suo parlare, il suo volere e il suo contegno esalavano il soave profumo della divina presenza: dovunque egli entrasse pareva che Dio vi entrasse con lui”.
    Del santo Curato d’Ars: “Ho visto Dio in un uomo”.
    I tre giovani monaci: “A me è bastato vederti”.
  5. La santità astratta dalla ferialità. Se ciò avviene, questo è sintomo della presenza del nemico della santità. La santità fiorisce nel quotidiano, nella ferialità. Tutto è riscattato dalla banalità e dal non senso.
    Gounod: “Una goccia di santità vale più di un oceano di genio”.
    “Un giorno san Francesco di Sales vide arrivare trafelata nel suo studio una donna, che gli domandò a bruciapelo: Come posso diventare santa? Il vescovo di Ginevra le rispose subito: Chiudendo le porte con garbo”.

Alcuni altri nemici della santità

  1. La gnosi e il neo gnosticismo
    – Siamo in un vizio dell’intelligenza. Il sapere è sufficiente alla salvezza. Un’intelligenza superba.
    Il Credo che professiamo non incide sulla vita
    La verità senza la carità
    La fede senza le opere
    La fede che non diventa cultura
    In altre parole: una fede che non incide davvero sulla vita. Avere due vite parallele. Evangelizzare il continente che siamo noi, un continente fatto di regioni ancora chiuse alla presenza e all’opera di Dio.
    La durezza del cuore, la sclerocardia, la testardaggine nel seguire se stessi.
    – Viene meno la concretezza della vita: il mistero dell’incarnazione.
    Non prendiamo più sul serio la Parola ascoltata, la volontà di Dio significata. Che bello! Però…
    Il Signore si fa carne e, quindi, ogni carne è luogo dell’incontro con il Signore.
    “Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo!” (2 Gv 7).
    Tutto è luogo dell’incontro con il Signore. “Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”.
    “Non si muove foglia che Dio non voglia”.
    – Una icona biblica: il vitello d’oro (Es 32, 1-6).
    “Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: «Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto». Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me». Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto!». Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore». Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento”.
    La costruzione di una propria immagine di Dio e di una propria immagine del prossimo. La novità e la sorpresa non sono contemplate. Tutto è definito da me.
    – In questo ambito di vita, pensiamo alla carità: un piccolo decalogo:
    La sorella che mi sta a cuore
    Partecipare ai dolori e alle gioie
    La capacità di compassione
    La parola cattiva
    Lo sguardo, il silenzio, l’omissione
    Il falso amore
    Noi il centro di tutto
    Svalutare l’altro per innalzare se stessi
    Concorrenza nei rapporti
    Gelosia e invidia
  2. Il pelagianesimo e il neo pelagianesimo
    Siamo in un vizio della volontà: la volontà come sufficiente alla salvezza. Una volontà superba.
    – Un’icona biblica: il figliol prodigo (Lc 15, 25-30)
    “Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.
    La mia illusoria perfezione, le mie sole forze risultano decisive per la sequela del Signore.
    La preghiera senza effondere il cuore nella verità; la confessione e la direzione spirituale senza la vera apertura del cuore. Mi arrangio da solo con le mie forze.
    Non credere all’amore di Dio.
    – Tu puoi: è la buona notizia del Vangelo.
    “La santità non consiste nel fatto che l’uomo dà tutto, ma che il Signore prende tutto” (Adrienne von Speyr).
    L’età matura della vita secondo lo Spirito: quella indicata a Pietro da Gesù al termine del Vangelo (andrai dove non vuoi).
    Viene meno il primato di Dio, della preghiera, della grazia, della relazione, a favore del fare, dell’azione, delle nostre opere ben riuscite.

Ritornare al Signore e una storia di amore
In entrambi i casi siamo in presenza di una cristianesimo senza Cristo. Senza relazione viva a un amore che ci salva.
Il nemico della santità ci vuole sempre distogliere dal volto di Gesù, dalla Sua presenza viva con noi e per noi.
Lo vediamo anche quando parliamo di tante cose ma non parliamo di Gesù. I nostri incontri, le nostre riunioni, i nostri discorsi. La santità è rimanere nell’amore del Signore, vivere in questa relazione di salvezza.
– Il racconto dei Padri del deserto: la caccia alla lepre.
“Un monaco ne incontra un altro e gli chiede: Perché dunque ce ne sono tanti che abbandonano la vita monastica? Perché dunque? E l’altro monaco risponde: La vita monastica è come un cane che insegue una lepre. Corre dietro alla lepre abbaiando; molti altri cani, sentendo il suo abbaiare, si uniscono a lui e corrono dietro alla lepre tutti insieme. Ma dopo un po’ tutti i cani che corrono senza vedere la lepre si chiedono: Ma dov’è che stiamo andando? Perché corriamo? Si stancano, si perdono e smettono di correre uno dopo l’altro. Solo i cani che vedono la lepre continuano a rincorrerla fino alla fine, fino a quando l’acchiappano”.