Meditazione – Un itinerario di conversione con la Maddalena (traccia)

Home / Meditazioni / Meditazione – Un itinerario di conversione con la Maddalena (traccia)

Meditazione – Un itinerario di conversione con la Maddalena (traccia)

Giornata di ritiro spirituale
Agostiniane di Montefalco

 

 

Introduzione
Nell’arco di una meditazione seguiamo lo schema ignaziano degli esercizi spirituali. Ogni ritiro, infatti, è orientato a una revisione complessiva della vita.
Lo si fa sempre a partire dalla Parola di Dio. Anche oggi, con qualche riferimento particolare a Santa Maria Maddalena: Ella, nell’incontro con Gesù, ha rivisto nel complesso la propria vita.

Principio e fondamento
La grammatica che riguarda Dio nella Scrittura. E’ una grammatica che la Maddalena aveva ben presente, in quanto appresa nella sua educazione religiosa.

  1. La grammatica dei verbi: Le azioni di Dio nella storia
    – Dio crea.
    Non tanto in quanto creatore, quanto nell’azione di creare. Interviene in maniera efficace
    – Dio promette.
    Egli promette e quindi bisogna fidarsi di Lui.
    – Dio libera.
    Egli libera dalla situazione di schiavitù o di difficoltà.
    – Dio riscatta.
    Egli riscatta chi è stato comprato schiavo e salva dalla schiavitù. Per questo è Salvatore.
    – Dio comanda.
    Egli dona indicazioni di vita.
    – Dio perdona
    – Dio chiama.
    Egli sceglie il suo popolo perché lo ama
  2. La grammatica degli aggettivi: sintesi dell’agire che sfugge alla comprensione umana.
    Esodo 34, 6-7: “Il Signore, il Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma che non lascia senza punizione la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione”.
    In Dio, anche aggettivato, rimane sempre qualche cosa di misterioso e non definibile.
  3. La grammatica dei nomi: metafore e prolungamento dei verbi e degli aggettivi.
    Metafore di sostegno e di governo.
    Dio come giudice, come re, come vittorioso.
    Dio come pastore, giardiniere, vignaiolo, madre, guaritore.

Meditazione

  • La benedizione di Dio, la lode di Dio. Il nostro lamento?
  • La mia sottomissione fiduciosa alla vita e ai colpi della vita. San Alberto Hurtado diceva quando gli succedeva qualcosa: “Signore, sono contento”.

Il peccato nella nostra vita
Per la Maddalena il Vangelo parla di sette demoni: “C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni”.
Probabilmente è una dizione con la quale si intende mettere in rilievo una serie di situazioni brutte e inguaribili.
Alla luce di questa guarigione si potrà capire la spiritualità della Maddalena.
Andiamo alla ricerca dei nostri peccato, in riferimento alla vita comune e di carità.
Quando ci poniamo gli uni di fronte agli altri senza il desiderio di essere realmente buoni e cioè quando ci poniamo gli uni di fronte agli altri già sulla difensiva, perché vogliamo che tra noi e gli altri ci sia un solco, piccolo o grande, che ci separa, e stiamo gli uni con gli altri senza essere interessati al bene altrui, perché essere buoni significa avere a cuore il bene dell’altro.
Quando viviamo in comunità senza avere davvero a cuore il bene dell’altro: tu non sei “un altro” per me nella comunità, tu sei il fratello che mi sta a cuore, al quale io voglio bene.
Quando con fatica partecipiamo del dolore altrui, ma anche quando con tanta e ancor più fatica partecipiamo delle gioie altrui, perché ricordiamoci che a volte può essere facile partecipare dei dolori, può essere più difficile partecipare delle gioie degli altri.
Quando siamo incapaci di renderci partecipi della vita dell’altro in tutto, nelle cose brutte così come nelle cose belle, per accoglierlo, per sostenerlo nel dolore, ma per gioire con lui e per lui delle sue gioie, dei suoi successi, delle sue cose belle. Com’è difficile fare questo!
Quando manca nel cuore la compassione e cioè, la capacità di metterci con l’altro per capirne non soltanto la sofferenza, ma anche la povertà, la miseria, il difetto, l’impossibilità di cambiare che porta con sé. Nella compassione ci sentiamo davvero fratelli e sorelle… ti capisco perché vivo la stessa realtà; vedo la tua povertà, ma patisco con te perché nella tua povertà vedo la mia; vedo la tua miseria, ma patisco con te perché vedo anche la mia miseria; sono addolorato con te, perché vedo la fatica a cambiare che vedo anche in me. La capacità di compatire insieme e anche la capacità di tenerezza gli uni verso gli altri parte da qui, saper compatire e saper riconoscere che l’altro è come me, sulla stessa scialuppa di salvataggio, a remare con fatica e a volte non facendocela …
Quando la nostra parola è cattiva, e la nostra parola è cattiva quando è detta di fronte in modo cattivo, la nostra parola rimane cattiva e lo è ancor di più quando è detta dietro in modo cattivo. Quante parole cattive dalla nostra bocca! Quante parole dette alle spalle sulle nostre labbra! Quante parole false dette sugli altri nella nostra vita e quante volte con la nostra parola abbiamo fatto eco a parole cattive … provandoci gusto! Quante parole cattive! Quante parole per far emergere il male, anche qui con gusto spesso, quante poche per far emergere il bene! Portiamo purtroppo dentro di noi uno strano, ma chiarissimo gusto del cattivo attraverso la parola: è quasi un affermare noi stessi, in questo modo così distorto e diabolico.

Anche di sguardi, silenzi, omissioni … perché ci sono sguardi che possono dire più di molte parole, ci sono silenzi che possono dire più di molte parole, ci sono omissioni che possono dire più di molte parole, ci sono gesti che possono dire più di molte parole, che portano questo marchio del cattivo. Quante relazioni possono infrangersi per uno sguardo, per un silenzio, per una omissione, per un gesto oltre che per una parola!
Tanti falsi amori nei quali, in realtà, non cerchiamo il bene altrui, cerchiamo soltanto il nostro tornaconto, la nostra gratificazione, cerchiamo noi stessi; sono falsi amori perché non liberano l’altro, lo costringono a me. Quante volte è così … falsi amori e falsi affetti!
Quando, per amor proprio, diventiamo il centro di tutto, il centro del mondo, e guardiamo tutto a partire da noi, perciò gli altri scompaiono, non esistono più se non per l’utilità che hanno in riferimento a me. Il mio problema diventa il grande problema, la mia fatica diventa la grande fatica, il mio dolore diventa il grande dolore e non esiste più altro, non c’è più nessuno, ci sono solo io, centro del mondo, ombelico del mondo. Quando vogliamo essere sempre al centro delle attenzioni, delle parole, degli altri e giudichiamo tutto e tutti a partire da questo bisogno che portiamo dentro di noi: allora è mancata l’attenzione a noi in quella parola, è mancata l’attenzione a noi in quello sguardo, è mancata l’attenzione a noi in quel gesto, è mancata l’attenzione a noi e vediamo tutto da questo misero nostro punto di vista, come se gli altri non dovessero e potessero pensare se non a me, perché ci sono solo io … e tutto amplifico, tutto è amplificato, tutto diventa grande, tutto diventa un problema, tutto diventa difficile perché io sono il centro del mondo. In quanti modi questo si esprime? Nel lamento, nell’insofferenza, a volte si esprime in quella forma che ci è così congeniale: quando diventiamo oscuri e mettiamo il muso perché così gli altri ci guardano – “guardami”, sembra dire chi ha il muso – e ancora io sono al centro di tutto e dato che non ho altri modi per farmi guardare,

La nostra propensione a svalutare gli altri per nobilitare noi stessi. Quante volte compiamo questa operazione, che semplicemente rivela la nostra inconsistenza, perché non è svalutando gli altri ai nostri occhi che noi siamo i migliori, eppure noi compiamo questo e lo facciamo con gusto … ed è per quello che sottolineiamo quel difetto, quell’altro difetto, quella mancanza, perché ci piace, perché se l’altro è piccolo mi pare di essere grande … e sono semplicemente ancora più piccolo di lui!
Vivere i nostri rapporti quotidiani in concorrenza, come se io dovessi emergere di più, come se io dovessi essere migliore agli occhi degli altri. L’altro non è più un fratello d’amare, è un concorrente da superare; non è una sorella con la quale condividere il cammino, è una sorella da lasciare indietro il più possible; non è una sorella o un fratello con cui dividere la gioia di ciò che stiamo vivendo, ma è colei o colui che attenta alla mia felicità che voglio solo mia, per me.
Quante gelosie, quante invidie! Forse non c’è nulla di peggiore, per la vita delle nostre comunità, delle gelosie e invidie, che portano continuamente a fare paragoni, a mettere una a fianco all’altro – perché quella sì, perché quella no, perché quello in quel modo, perché quello nell’altro … – gelosie e invidie che ci rendono tanto tristi e alla fine anche particolarmente insopportabili.

Il nostro elenco probabilmente potrebbe essere molto lungo, ma sono soltanto alcuni spunti per ricercare quella Babele che è dentro di noi e che alla fine ci pone in questa situazione stranissima: siamo insieme, ma viviamo gli uni senza gli altri e gli uni contro gli altri, invece di vivere gli uni con gli altri e gli uni per gli altri. Come può una comunità fiorire, se coloro che la compongono vivono così? D’altra parte, la mancanza di carità e di amore ci rende infelici, ecco perché tante volte siamo tristi, perché ci accorgiamo di non essere buoni. Chi vive per l’altro ha il cuore nella gioia, ricordiamocelo: quando siamo tristi, è perché viviamo per noi stessi!
Non vinceremo perché cercheremo con le nostre forze di superarla, la vinceremo perché andremo a Dio e staremo davanti a Dio e chiederemo il dono del suo Spirito e chiederemo il dono di un cuore nuovo e supplicheremo, grideremo dal profondo del cuore “Vieni!”, ma non soltanto con le labbra, che dicono parole che non sentono, ma lo grideremo dal cuore “Vieni a cambiarmi la vita, perché ne ho bisogno, vieni a trasformarmi il cuore, perché ne ho bisogno!” Quando la preghiera è autentica, lo Spirito viene e ci cambia la vita.

Meditazione
Afferma sant’Ignazio che è necessario conoscere tre cose:

  • la gravità e la malizia dei miei peccati per poterli detestare
  • il disordine della mia vita per poterlo ordinare
  • la vanità del mondo per saperla allontanare da me

Alla ricerca di Gesù
Con la Maddalena, osservandone i limiti e la bellezza.
Il brano evangelico è quello di Giovanni, 20, 1. 11-18.

  • “Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala”
    Nel sabato bisognava stare a casa. Il primo giorno utile Maria esce. Maria è l’unica protagonista della scena.
  • “Si recò al sepolcro quando era ancora buio”
    Quando non era bene uscire. A Gerusalemme non c’è illuminazione stradale e non è raccomandabile che una donna esca da sola. Lei, invece, come la sposa del Cantico, non può più rimanere in casa e nel suo letto.
  • “E vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro”.
    Comincia a vedere dei segni che avrebbero potuto condurla a capire. Ma ella è troppo legato a un affetto umano, terrestre e non riesce a capire.
    La Maddalena cerca Gesù in maniera imperfetta, ma con un amore grandissimo e appassionato. E Gesù la premia per questo amore. A lei non si rivela con parole solenni: “Io sono il Signore”, ma chiamandola per nome, segno di una grande intimità.
    La Maddalena non viene rimproverata per la ricerca imperfetta, come rimprovererà i discepoli (Stolti e tardi di cuore). Gesù ha una grande tenerezza e delicatezza per questa donna innamorata.
    Addirittura Gesù le affida la missione: di andare a portare l’annuncio della risurrezione.
    Gesù passa sopra tutti i difetti umani perché apprezza la dedizione, la lealtà, l’amore, la passione di Maria.
    Qualcuno lo chiama “eccesso di amore”.
    Questo eccesso di amore la Maddalena lo aveva appreso fin da bambina, attraverso la grammatica di Dio. Ancora di più lo aveva appreso da Gesù, in cui tutto è eccesso di amore.

Meditazione
– Considero abitualmente l’eccesso di amore in Gesù? La Croce, l’Eucaristia, la Parola, i sacramenti…

Per una vita nuova
Abbiamo da rilanciare la nostra vita alla luce di quanto i santi hanno sempre affermato: “Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore”. Aggiungiamo oggi: “Sull’eccesso dell’amore”.