Conferenza – I carismi: nella Chiesa, nella Congregazione, personali – 1 (traccia)

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Conferenza – I carismi: nella Chiesa, nella Congregazione, personali – 1 (traccia)

Corso di aggiornamento per le Suore Ravasco

Roma, Istituto Ravasco

Un solo corpo, un solo Spirito: la Chiesa corpo di Cristo

1. Unità e diversità nella Chiesa

  • Il richiamo all’unità
    L’impotenza a cambiare le logiche umane e far trionfare le ragioni della pace nel mondo bisogno urgente di realizzare tutto ciò nella Chiesa in modo che come dice la Preghiera eucaristica V/d “in un mondo lacerato da discordie, la Chiesa risplenda segno profetico di unità e di pace”.
    Un passo della Lettera agli Efesini tratta proprio di questo:
    “Vi esorto dunque, io, il prigioniero nel Signore,
    a comportarvi in maniera degna della vocazione
    che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine
    e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,
    cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo
    del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo
    spirito, come una sola è la speranza alla quale siete
    stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo
    Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo
    Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce
    per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (4, 1-6)
    Quando nel 90 d.C. la Chiesa di Roma scrisse la famosa lettera alla Chiesa di Corinto per esortarla a ristabilire al suo interno l’unità e la pace, papa Clemente I non fece altro che parafrasare le parole di Paolo:
    “Perché tra voi contese, ire, dissensi, scismi, guerra?
    Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo e un solo Spirito di grazia effuso su di noi e una sola vocazione in Cristo? Perché strappiamo e
    laceriamo le membra di Cristo e insorgiamo contro il nostro corpo, giungendo a tanta pazzia da dimenticarci che siamo membra gli uni degli altri?”
    Le parole “un solo corpo, un solo Spirito, una sola speranza…un solo Dio Padre non indicano tanto gli ambiti quanto piuttosto le ragioni
    che impegnano a conservare tale unità, i fondamenti dell’unità dobbiamo essere uniti perché siamo: un solo corpo e abbiamo un solo Padre
  • Il richiamo alla diversità
    A questo punto della lettera gli Efesini c’è un brusco cambiamento di linguaggio:
    “A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. E’ lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri
    come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri (4, 7-11)
    A termini che indicano unità subentrano termini che indicano particolarità: altri, ciascuno.
    Sono messe in luce le due componenti essenziali della Chiesa: unità e diversità. La diversità non è un correttivo all’unità, ma è l’unico modo per realizzarla. La diversità è per la collaborazione, esiste “per rendere i fratelli idonei a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo (4, 12-13)
  • Indicando con il termine generale di “sacramenti” le cose comuni a tutti e con il termine “carismi” le cose proprie a ciascuno, possiamo dire che i sacramenti sono il dono fatto a tutti per l’utilità di ciascuno, il carisma è il dono fatto a ciascuno per l’utilità di tutti. I sacramenti sono dati all’insieme della Chiesa per santificare i singoli, i carismi sono dati ai singoli per santificare l’insieme della Chiesa.
    Lo scopo finale è lo stesso per gli uni e per gli altri: la comunione

2. La Chiesa comunione
Riflettiamo su questa comunione.
L’invito di Novo millennio ineunte:
“L’altro grande ambito in cui occorrerà esprimere un deciso impegno programmatico, a livello di Chiesa universale e di Chiese particolari è quello della comunione che incarna e manifesta l’essenza stessa del mistero della Chiesa.
E’ realizzando la comunione di amore che la Chiesa si manifesta come sacramento, ossia segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (n. 42).
Due concetti ci possono aiutare: il rapporto nazione e stato, gerarchia e popolo di Dio. Non cambiano gli elementi costitutivi, ma il loro ordine “Se dunque la saggezza giuridica, ponendo precise regole alla partecipazione, manifesta la struttura gerarchica della Chiesa e scongiura tentazioni di arbitrio e pretese ingiustificate, la spiritualità della comunione conferisce un’anima al dato istituzionale con un’indicazione di fiducia e di apertura che pienamente risponde alla dignità e responsabilità di ogni membro del popolo di Dio” (n. 45).
Una comunione che è insieme orizzontale e verticale. Forse ci aiuta il termine “mistero di comunione”

3. Che cosa avvenne a Pentecoste
Torniamo alla lettera agli Efesini. Tutte le ragioni dell’unità elencate si riassumono nell’espressione: “un solo corpo e un solo Spirito”.
La parola “corpo” non indica tanto la interdipendenza necessaria tra le varie membra, ma la stessa realtà della Chiesa in quanto corpo organicamente unito al suo Capo.
Questo significato è rivelato dal “solo Spirito”. Il corpo di Cristo ha un principio vitale che è lo Spirito Santo.
Per questo Sant’Agostino dice:
“Ciò che l’anima è per il corpo umano, lo Spirito Santo lo è per il corpo di Cristo che è la Chiesa. Lo Spirito Santo opera in tutta la Chiesa ciò che opera l’anima in tutte le membra di un unico corpo” (Discorsi, 267, 4)
Lo Spirito opera l’unità della Chiesa non dall’esterno, ma dall’interno: è l’unità.
La frase cara alla liturgia “Nell’unità dello Spirito Santo” significa nell’unità che è lo stesso Spirito Santo.

Dunque, è lo Spirito che fa l’unità. E noi?
Lo Spirito opera l’unità attraverso l’amore e infondendo la carità: l’unità non è imposta, ma offerta.
Guardare alla Pentecoste. Lì la Chiesa si rivela come segno di unità tra tutte le genti. Ma come si realizza tale unità? “Tutti furono pieni di Spirito Santo” (At 2, 4); tutti, cioè furono pieni di amore. Esperienza travolgente dell’amore di Dio: gli apostoli furono battezzati, sommersi dall’amore di Dio.
San Paolo: “L’amore è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5, 5)
Dice San Tommaso: l’amore di Dio è inseparabilmente
l’amore con cui Dio ama noi
l’amore con cui fa sì che noi possiamo amare lui e
il prossimo
Di questo amore furono riempiti gli apostoli a Pentecoste
Così nasce la comunione ecclesiale. Infatti – dicono gli Atti – “erano un cuor solo e un’anima sola” (4, 32). Pietro non parla più in prima persona, ma a nome di tutti: “Noi ne siamo testimoni” (At 2, 32).

4. Le due vie dell’unità
La Pentecoste è l’evento fondante della Chiesa al quale bisogna sempre rifarsi per sapere che cosa è la Chiesa.
Ma non si può staccare il racconto della Pentecoste dal resto degli Atti.
Lo Spirito opera unità mediante due vie:
straordinaria: quella operata il giorno di Pentecoste,
di tipo carismatico
ordinaria: necessaria in cui entra la nostra collaborazione
La vita della Chiesa primitiva
la tensione per la distribuzione dei viveri tra le
vedove (At 6, 1 ss.)
la tensione per la conversione dei pagani (At 15, 28)
Due vie quotidiane per ciascuno di noi:
vita sacramentale di grazia, accolta e assunta
con l’ascolto della Parola e la preghiera
vita spirituale di impegno e di ascesi

5. Rimuovere gli emboli
“Combatti, prega e spera” (Eugenia Ravasco)
Ritorniamo all’esortazione iniziale di Efesini e aggiungiamo un altro passo:
“Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore, maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo (4, 31-32)
Il pericolo mortale per l’organismo: gli emboli
Il percolo mortale per il corpo della Chiesa: quanto qui è elencato

Fare una periodica radiografia.
Sant’Agostino:
“Sappiate che avete lo Spirito Santo quando acconsentite a che il vostro cuore aderisca all’unità attraverso una sincera carità” (Discorso 269, 4)
In senso orizzontale e verticale

LO SPIRITO È MULTIFORME NEI SUOI DONI

Premessa
La terza strofa del “Veni Creator” dice alla lettera:
“Datore dei sette doni,
dito della destra di Dio,
solenne promessa del Padre,
tu poni sulle labbra la parola”.
Qui l’inno ci fa contemplare la sua azione carismatica, che si manifesta nella molteplicità dei doni e dei carismi.

Lo Spirito, che è il principio di unità della Chiesa, è anche principio della sua diversità, ricchezza, bellezza e varietà.
Alcune immagini
la pioggia che scende unica dal cielo ma fa
germogliare le più diverse specie di fiori
la luce e la molteplicità dei colori
“piove di cosa in cosa
e i colori vari suscita
dovunque si riposa”
(Manzoni, Inno La pentecoste)
Pensiamo alla molteplicità delle vocazioni nella Chiesa: la Chiesa primitiva e la Chiesa di sempre con la sua santità variegata.

Così si esprime San Basilio a proposito dell’organizzazione della Chiesa:
“E l’organizzazione della Chiesa, non è chiaro e incontestabile che è opera dello Spirito? Egli steso ha dato alla Chiesa, “in primo luogo gli apostoli, in secondo luogo i profeti, in terzo luogo i maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue” (cfr. 1 Cor 12, 28). Quest’ordine è organizzato secondo la diversità dei doni dello Spirito” (Sullo Spirito Santo).

Che cos’è il carisma?
Due elementi contribuiscono a definire il carisma
– un dono dato per l’utilità comune
non destinato principalmente alla santificazione della persona, ma al servizio della comunità
– un dono dato a uno o ad alcuni in particolare, non
tutti allo stesso modo
in questo senso si distingue dalla
grazia santificante, dalle virtù, dai sacramenti
A volte prevale l’utilità comune, altre volte il dono particolare
Diversi sono i talenti. doni che si hanno per nascita e non per via soprannaturale

Il Concilio parla dei carismi nella costituzione dogmatica sulla Chiesa: questo vuol dire che fanno parte della sua natura. La Chiesa è insieme gerarchica e carismatica, vive dei sacramenti ma anche dei carismi. Lo Spirito soffia dall’alto e dal basso. I sacramenti sono i doni fatti a tutti per l’utilità di ciascuno, mentre i carismi sono i doni fatti a ciascuno per l’utilità di tutti. I sacramenti sono i doni fatti alla Chiesa per santificare i singoli, i carismi sono i doni fatti ai singoli per santificare l’insieme.

Lo Spirito soffia dove vuole, come vuole e quando vuole.
Non si può negare allo Spirito di soffiare in certi ambienti, in certe epoche e in modo più o meno forte. Vi sono tutti i movimenti: mosso, forte, fortissimo, adagio, calmo nella sinfonia dello Spirito e ogni movimento ha la sua bellezza.

Lo Spirito si adatta alle caratteristiche peculiari di ciascuno e anche alle caratteristiche delle diverse epoche della storia.

L’esercizio dei carismi
Che cosa dobbiamo fare perché il carisma sia di effettiva edificazione della Chiesa?
La risposta sta nel rapporto tra carisma e santità. Il carisma non si mantiene sano se non riposa sul terreno della santità personale:
“Come non è possibile mantenere accesa una lampada senza olio, così è impossibile mantenere accesa la luce dei carismi senza un’attitudine capace di nutrire il bene con comportamenti adeguati, con parole, maniere, costumi, concetti, pensieri convenienti. Ogni carisma spirituale, infatti, ha bisogno dell’attitudine a esso connaturale che incessantemente versi in esso,come olio, la materia spirituale per poter permanere nell’ambito di colui che lo ha ricevuto in suo possesso” (San Massimo il Confessore).

Vediamo alcuni atteggiamenti o virtù che contribuiscono a mantenere sano il carisma e farlo servire per l’utilità comune.

  • 1. L’obbedienza
    “Avete obbedito, siate contente”
    “Sarebbe una grande consolazione per tutti dire: siamo sempre a disposizione della volontà di Dio, anche nei momenti di lotta e di oscurità”
    “Mirate in alto, figliole mie, e con gli occhi pieni di lacrime, ma col cuore sottomesso, dite e ripetete un fiat voluntas tua da santa” (Eugenia Ravasco)
    La norma ultima dei carismi è il Signore. In lui vediamo in perfetta armonia l’obbedienza la Padre e la libertà nello Spirito. Due aspetti regolano la sua vita: il mandato e l’ispirazione.
    Obbedienza alla Chiesa e a coloro che mi rappresentano il Signore nel cammino della vita.
    Carisma e istituzione sono a volte due bracci della stessa croce: l’istituzione è la croce del carisma e il carisma la croce dell’istituzione. I carismi senza l’istituzione sono votati al caos; l’istituzione senza il carisma è votata all’immobilismo.
    L’istituzione non mortifica il carisma, ma gli garantisce il futuro mettendogli a disposizione tutta l’esperienza dello Spirito delle precedenti generazioni.
  • 2. L’umiltà
    “La vita è la gloria eterna; per arrivarvi ci vuole umiltà, umiltà, umiltà” (Eugenia Ravasco)
    “L’anima che è ripiena di Spirito Santo si riconosce in modo evidente da certi segni caratteristici. Quando in essa si accordano perfettamente i carismi e l’umiltà, è un segno chiaro che lo Spirito Santo è presente” (San Gregorio Magno).
    – L’umiltà custodisce i carismi.
    Più alta è la tensione e la corrente elettrica che passa attraverso un filo, più deve essere resistente l’isolante. L’umiltà è questo isolante che impedisce all’orgoglio di prendere campo.
    – I carismi custodiscono l’umiltà.
    Il fatto che tutti non abbiamo tutti i doni ridimensiona il nostro orgoglio spirituale. Ognuno di noi non è il tutto, ma sempre e solo un frammento. Il carisma è il dettaglio di un quadro immenso, e così è colpita la nostra autosufficienza.
  • 3. La carità
    “La carità è sempre un bene efficace, ricordatelo” (Eugenia Ravasco)
    E’ la prima per importanza.
    La bella riflessione di Sant’Agostino, riprendendo Paolo:
    “Se ami, quello che possiedi non è poco. Se, infatti, tu ami l’unità, tutto ciò che in essa è posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Bandisci l’invidia e sarà tuo ciò che è mio, e se io bandisco l’invidia, è mio ciò che possiedi tu. L’invidia separa, la carità unisce. Soltanto l’occhio, nel corpo, ha la facoltà divedere; ma è forse soltanto per se stesso che l’occhio vede? No, esso vede per la mano, per il piede e per tutte le membra…Soltanto la mano agisce nel corpo; essa però non agisce soltanto per se stessa, ma anche per l’occhio. Se sta per arrivare un colpo che ha di mira, non la mano, ma il volto, forse che la mano dice: ‘Non mi muovo perché il colpo non è diretto a me?’” (Commento al vangelo di Giovanni).
    Ecco perché la carità è la via migliore di tutte: essa mi fa amare la Chiesa o la comunità in cui vivo e nell’unità di tutti i carismi non solo alcuni sono miei. La carità moltiplica davvero i carismi; fa del carisma di uno il carisma di tutti.