Parola della Domenica “si mise a insegnare loro molte cose…”

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Parola della Domenica “si mise a insegnare loro molte cose…”

Parola della Domenica “si mise a insegnare loro molte cose…”

Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa giornata, nella XVI Domenica del Tempo Ordinario.

Rimaniamo in ascolto della parola del Signore, così come ci viene offerta dal vangelo di san Marco: “Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.

Questo testo evangelico, segue immediatamente quello nel quale Gesù invita gli apostoli a ritirarsi in disparte, in un luogo deserto, al fine di riposare dopo le fatiche della missione. In tal modo il Signore indica la duplice dimensione, che sempre deve caratterizzare la vita cristiana.

Da una parte il riposo spirituale insieme a Gesù. E’ il riposo che il discepolo sperimenta nella preghiera, nella solitudine prolungata del deserto finalizzata a intensificare l’amicizia con il Signore e a verificare davanti a Lui la propria vita e missione.

Dall’altra parte l’ardore incessante per l’annuncio del Vangelo. Un ardore che è continuamente alimentato dall’amore, amore che con coraggio proclama la Verità, amore che con misericordia comunica la Vita, amore che con fedeltà indica la Via, amore che con entusiasmo dona a tutti Gesù, il Signore.

Rileggiamo le parole sempre illuminanti che, nei Promessi Sposi, il Cardinale Federigo Borromeo rivolge a don Abbondio, al termine di un colloquio drammatico sul dovere di un pastore. Sono parole che possono riguardare tutti noi.

“Pur troppo!” disse Federigo, “tale è la misera e terribile nostra condizione. Dobbiamo esigere rigorosamente dagli altri quello che Dio sa se noi saremmo pronti a dare: dobbiamo giudicare, correggere, riprendere; e Dio sa quel che faremmo noi nel caso stesso, quel che abbiam fatto in casi somiglianti! Ma guai s’io dovessi prender la mia debolezza per misura del dovere altrui, per norma del mio insegnamento! Eppure è certo che, insieme con le dottrine, io devo dare agli altri l’esempio, non rendermi simile al dottor della legge, che carica gli altri di pesi che non posson portare, e che lui non toccherebbe con un dito.
Ebbene, figliuolo e fratello; poiché gli errori di quelli che presiedono, sono spesso più noti agli altri che a loro; se voi sapete ch’io abbia, per pusillanimità, per qualunque rispetto, trascurato qualche mio obbligo, ditemelo francamente, fatemi ravvedere; affinché, dov’è mancato l’esempio, supplisca almeno la confessione.
Rimproveratemi liberamente le mie debolezze; e allora le parole acquisteranno più valore nella mia bocca, perché sentirete più vivamente, che non son mie, ma di Chi può dare a voi e a me la forza necessaria per far ciò che prescrivono.”

Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.
don Guido