Conferenza – Vissuti da Cristo (traccia)

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Conferenza – Vissuti da Cristo (traccia)

Incontro di formazione con le delegate Suore Ravasco

Tema: la meta della nostra vita
Roma, Casa Generale delle Suore Ravasco

 

La saggezza della scolastica dice che il fine è “primis in intentionis et ultimus in executione”: prima vogliamo vedere dove dobbiamo andare e poi percorreremo il cammino.

Dove andare? In Cristo!

Si tratta di ritrovare ogni volta la convinzione che il senso del mondo e della mia vita è Cristo: scegliere di realizzarsi in Cristo.

Nell’antichità il catecumeno, entrando nel rito del Battesimo, si volgeva prima a Occidente (il regno delle tenebre) e diceva in giuramento: “Io rinuncio a te, Satana”. Poi si volgeva a Oriente (il luogo della luce) e diceva in giuramento: “Io aderisco a te, o Cristo”.
E’ un gesto che dobbiamo ripetere anche noi.
Siamo chiamati a compiere un passaggio: dal “per Cristo” al “in Cristo”, per entrare nell’intimità di Dio e vivere come bambini il rapporto con il Padre. Sant’Ambrogio: Quale cuore ci vuole per dire questa parola!” (riferendosi a Babbo).

Due immagini esprimono bene la nostra vocazione: le nozze, il corpo.

Le nozze
La Chiesa è amata da Cristo e, quindi, distinta da lui. Il tema delle nozze esprime alterità.

Il corpo
L’amore tende all’unione, e l’unione è così forte che la Chiesa diventa suo corpo. Qui viene espressa l’identità.

Pascal dice che tutto ciò che accade alla Chiesa accade a ciascun cristiano.
San Pier Damiani. La Chiesa è una nella pluralità dei suoi membri, ma insieme è misteriosamente presente in ogni singolo membro”.

Il cristiano è uno che vive di Cristo
Si chiama cristiano uno che vive di Cristo e che è vissuto da Cristo.: “Per me vivere è Cristo”.
Sant’Ambrogio: “tutto abbiamo in Cristo e tutto è Cristo per noi.

Il cristiano è un uomo per cui Cristo è tutto. Maestro Eckhart: “Se Cristo per me è tutto, allora significa che lui con tutto il resto e lui solo, senza nulla del resto, sono la stessa cosa”. Come dire che “il Signore mi basta!”. Vivere solo di Cristo è vivere tutto il resto solo a causa di Cristo: questo è essere cristiani.

San Tommaso: “Non gode pienamente di qualcosa colui al quale non basta ciò di cui gode”. Non posso godere perfettamente di Cristo se questo Cristo di cui godo non mi basta.

Pensato in Cristo da sempre
Questo è il disegno di Dio. Dio ha pensato ciascuno di noi soltanto in lui (Ef 1, 4). Dio non ci pensa fuori di Cristo e la nostra vita non ha senso fuori di Cristo.
Don Marmion dice che nel Vangelo quando parla, il Padre dice sempre la stessa cosa, come se non avesse altro da dire: “andate da lui e nell’ascolto prendete tutto da lui”.

Un’unica legge: in Cristo
Da questo disegno deriva la suprema legge della vita spirituale che San Paolo ha formulato così: “In Cristo. Paolo la usa 164 volte. Paolo poi fa un passo avanti e usa dei neologismi: costruisce parole con la preposizione “con”: con-morti, con-sepolti, con-risuscitati. E’ come dire che la nostra vita non può essere sganciata da Cristo.
E’ interessante l’esperienza del martirio. I martiri si lasciano staccare le membra piuttosto che staccarsi da lui. Non mi appartengo più, Cristo è il mio “io (v. il Papa a Verona). Allora più nulla può essere sganciatola questo io: pensieri, affetti, volontà, intelligenza. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”.
Inoltre, tutto quello che è accaduto a Cristo deve ripercuotersi in me: “non io ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20).

Come i santi hanno vissuto tutto questo?
Santa Teresa di Lisieux: “Fa tutto in me, io non faccio nulla”.
Padre De Caussade: “Io voglio fare tutto in te, lasciami fare”.
Nicola Cabasilas: “Queste mie mani, questi miei piedi sono mossi da quel cuore”.
Simeone il Nuovo Teologo: Per povera creatura che io sia, sono la mano e il piede di Cristo, grazie a lui la divinitàè inseparabile da me, muovo il piede ed è incandescente di Dio”.

Rivivere i misteri
L’intimo di Cristo diventa il mio intimo: devo assumere gli stati interiori di Cristo.
Dice Olier: “Cristo si espande in noi, si insinua in noi, riempie l’anima delle sue disposizioni intime, sicché della nostra anima e della sua non ne fa che una, che Egli anima del suo Spirito”.
Quello che Cristo ha vissuto lo Spirito lo fa accadere in me.
San Tommaso ne spiega il come: “Con la sua presenza occupa tutti gli spazi e tutti i tempi”.

IL MIMETISMO DELL’AMORE

Quanto visto fino adesso è molto bello, ma potrebbe rimanere solo teorico. Bisogna viverlo per coglierne tutta la bellezza. Si tratta di offrire a Cristo tutto lo spazio della mia vita: “Date locum Domino”, diceva Sant’Ambrogio.
Alla fine di una giornata è bene chiedersi: “Di chi è stata questa mia giornata, Signore? Mia, tua, nostra? Nostra perché siamo vissuti insieme in una vita a due?”. E mi sentirò dire tante volte: “Io quella cosa lì non l’avrei fatta, oppure non l’avrei fatta così”.

Per chi ama è un bisogno del cuore diventare come la persona amata: è il mimetismo dell’amore. Quando si ama si finisce per imitare senza accorgersene colui che si ama. Dovremmo poter dire: “Non voglio vivere nulla che Cristo non possa vivere in me”.

Un Gesù contemporaneo
Quanto detto può accadere nella misura in cui Gesù è per me un contemporaneo. E’ da prendere sul serio la parola del Signore: “Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.

Ricordiamo la parola “hodie” della Liturgia.

Gesù nell’esperienza dei santi
Ricerchiamo qualche scheggia  di esperienza esemplare nella vita dei santi in loro la nostra parola si traduce in realtà.

San Paolo
Cucendo insieme alcuni passaggi dell’apostolo si mette insieme un vero poema di amore. A titolo esemplificativo: “cupio dissolvi”; “ho considerato come spazzatura”

Sant’Agostino
Nelle Confessioni, in modo autobiografico: “Quando mi sarò unito a te con tutto il mio essere, più non vi sarà per me né dolore né travaglio, ma sarà la mia vita tutta piena di te”.

San Tommaso
Se esistesse un libro contenente tutta la scienza, non rimarrebbe altro da fare che conoscere quel libro. Ebbene quel libro c’è: è Cristo”.

Lacordaire
“Da quando ho conosciuto Gesù Cristo nessuna cosa creata mi è parsa sufficientemente bella da doverla guardare con desiderio”.

Charles de Foucauld
“Dal momento che l’ho conosciuto ho capito che non avrei più potuto vivere che per lui”.

Elisabetta della Trinità
“O amato mio Cristo, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti fino a morirne. Ti prego di rivestirmi di te, di identificare tutti i movimenti dell’anima mia a quelli della tua, di sommergermi, di invadermi, di sostituirti a me affinché la mia vita non sia che un riflesso della tua. O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti. Affascinami, perché io non possa più sottrarmi alla tua irradiazione”.
“O Spirito d’amore, discendi in me perché si faccia nell’anima mia quasi un’incarnazione del Verbo, che io gli sia un prolungamento di umanità in cui egli possa rinnovare il suo mistero”.

Non copie sbiadite, ma riproduzioni inedite
I santi sono un prolungamento di umanità in cui Cristo continua a fare risplendere il suo volto.

Ma che senso ha questa presenza dei santi accanto a Cristo?

Non oscurano la sua bellezza, ma contribuiscono a realizzarla secondo tutta la pienezza della divinità.
La natura umana di Cristo, perfetta ma limitata nella sua condizione terrena. Tutto il mistero infinito di Dio è espresso nel mistero della Chiesa e dei prolungamenti dell’umanità di Cristo che sono i santi.
C’è sempre qualche cosa di nuovo da dire del mistero di Cristo. Dio si aspetta che anche la mia vita dica qualche cosa di nuovo.

Ricordiamo “Il quinto evangelio” di Pomilio. Due affermazioni:

-Se leggi i vangeli con occhi nuovi scopri che ce n’è un altro
-Se il vangelo lo leggi sul serio, i fratelli guardandoti avranno l’impressione di scoprire un nuovo vangelo

La vita dei santi è una “sequentia Sancti Evangelii”: Dio ha bisogno di noi per mostrare le straordinarie ricchezze  della sua grazia.