Omelia – Domenica XXXIII – Anno C

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Omelia – Domenica XXXIII – Anno C

Messa per il coro guida
Cappella Associazione SS. Pietro e Paolo

Omelia
Mentre ci avviciniamo alla conclusione dell’anno liturgico, la Chiesa ci conduce all’ascolto dei brani evangelici il cui oggetto principale è la fine del mondo, della storia, della nostra vita presente.

Le parole che, al riguardo, ascoltiamo dal Signore Gesù non devono essere accolte con timore e tremore. La vita cristiana è una relazione di amore con Dio. Anche la sua conclusione, pertanto, è da considerare soprattutto nella luce dell’amore, dell’incontro di amore definitivo con l’Amato della propria vita.

I testi biblici ci richiamano alla vigilanza in ordine alla fine. In che cosa consiste, anzitutto, questa vigilanza d’amore? Possiamo sottolinearne tre caratteristiche

  1. Anzitutto si è vigilanti quando si vive nella consapevolezza di fede che il mondo presente è destinato a passare per lasciare spazio alla vita del mondo che verrà. Proprio “la vita del mondo che verrà” è l’articolo che conclude la nostra professione di fede. Lì, infatti, diciamo con gioia: “Aspetto la vita del mondo che verrà”. Sì è vigilanti quando si vive nell’attesa e nella speranza di questo mondo, un mondo nuovo nel quale non abiteranno più lamento, né morte, né lutto, né affanno, né peccato. Alla fugacità e alla precarietà del tempo presente seguirà l’eternità felice in Dio, a cui tutto sarà ricondotto.
    In una nota chiesa di Roma, un giorno si tenne l’inaugurazione di un dipinto molto bello. Presenziava l’artista che lo aveva realizzato. Vi era raffigurato il Signore con in mano il libro dei Vangeli. Sulla pagina aperta del libro si poteva leggere la frase evangelica: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. L’ultima parola, però, non era completa; si poteva solo leggere “Vi”. Al termine della cerimonia inaugurale un amico del pittore gli si fece vicino, per fargli i complimenti. Ma poi aggiunse: “Potresti, per favore, spiegarmi il motivo per cui hai lasciato incompiuta l’ultima parola della frase evangelica?”. Il famoso pittore rispose subito: “Volevo che quella particolarità suscitasse proprio la domanda che tu mi poni, in modo da poter spiegare la che la “Vita” è piena solo quando si volta pagina”. Noi, appunto, siamo vigilanti perché crediamo che la vita è piena solo quando si volta la pagina, la pagina di questo mondo presente, e si approda al mondo che verrà.
  2. L’apostolo Paolo, nel brano della seconda lettera ai Tessalonicesi, scende nel particolare della vita quotidiana dei cristiani. Si dilunga a dare indicazioni in merito al mangiare e al lavorare. Come si spiega che il grande teologo e mistico Paolo si perda in questi dettagli della quotidianità? In realtà la vita di fede è reale nella misura in cui lasciamo che il Signore entri in ogni dettaglio della nostra giornata. Spesso ci capita di vivere come se Dio non esistesse, di vivere senza Dio. La fede autentica, invece, chiede di introdurre il Signore in ogni aspetto della vita per viverlo con Lui e davanti a Lui.
    Siamo vigilanti quando lasciamo che il Signore entri nella concretezza di ogni nostra giornata, facendo memoria, ovvero riportando al cuore,  la Sua presenza, davanti alla quale rimanere sempre e con gioia grata.
  3. Infine, siamo vigilanti quando viviamo nella ricerca costante della volontà di Dio su di noi. Forse ricordiamo l’episodio che si racconta nella vita di san Luigi Gonzaga. Quando era ragazzino, già fervente nella fede, spesso giocava con i suoi compagni. Un giorno, quasi per metterlo alla prova, gli venne chiesto, mentre giocava: “Se in questo momento il Signore venisse a prenderti, che cosa desidereresti fare?”. Con calma Luigi rispose: “Continuerei a giocare”. Poteva rispondere così perché anche in quel momento, mentre giocava con i suoi amici, stava facendo la volontà di Dio. Così anche noi, se ricerchiamo con diligenza la volontà del Signore in tutto quello che viviamo possiamo dire di essere vigilanti.

Sintesi dal parlato