Articolo – La grazia di una Visita

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Articolo – La grazia di una Visita

Articolo per la Rivista della PORA
In occasione della visita pastorale di Papa Francesco a Genova

Ricordo in modo ancora molto vivo quando, nel 1985, insieme ai miei compagni di Seminario, fui raggiunto dalla notizia che Papa Giovanni Paolo II sarebbe venuto a Genova in Visita Pastorale alla Diocesi e alla Città. A quel tempo stavo per iniziare il terzo anno di Teologia: la venuta del Papa, infatti, si ebbe nel mese di settembre, quando i seminaristi si trovano alla vigilia del loro ingresso in Seminario, dopo il periodo del riposo estivo.

Tra i compiti che mi erano stati affidati – è consuetudine, infatti, che ogni seminarista sia titolare di alcune attività durante l’anno – vi era quella di capo redattore del Fides Nostra. Ed è per questo motivo che toccò a me scrivere l’articolo che, con una certa enfasi, noi chiamavamo “editoriale”. Ricordo ancora il titolo: “Tu sei Pietro!”. In quell’articolo avevo cercato di trasmettere i miei sentimenti di giovane seminarista che, per la prima volta nella sua vita, si accingeva a vedere da vicino il Santo Padre.

Quante emozioni! Troppo lungo sarebbe descriverle. La mia memoria ritorna, però, al momento in cui il Papa apparve alla mia vista davanti all’ingresso centrale del Seminario. Ero vicino a un mio caro compagno, ora confratello nel sacerdozio. Ci guardammo emozionati e commossi, quasi increduli. Il Papa si stava avvicinando e di lì a poco lo avremmo visto e lo avremmo potuto salutare con devozione e con fede. Non era un sogno. Era vero!

Nella mia vita sacerdotale, grazie a Dio, ho avuto tante altre occasioni per avvicinare il Papa, prima Giovanni Paolo II, poi Benedetto XVI e, ora Francesco. E’ sempre è stata per me una vera grazia.

Oggi, stagione della mia vita nella quale la Provvidenza mi ha portato a Roma a servire in un modo del tutto speciale il Santo Padre, quella grazia si rinnova quotidianamente con una intensità che forse non avrei immaginato. Guardare il Papa significa per me contemplare con lo sguardo della fede il Successore di Pietro e Vicario di Cristo; riascoltare le parole, tremende e stupende, pronunciate dal Signore all’indirizzo del Pescatore di Galilea e, in lui, a tutti i Pontefici della storia: “Tu sei Pietro…”; toccare con mano la roccia sulla quale poggia la fede della Chiesa; guardare da vicino quel prodigioso ministero di unità esercitato dal Papa; avvertire la bellezza del mistero dell’amore di Dio per l’uomo che passa attraverso il mistero della Sposa di Cristo.

Il prossimo 27 maggio il Papa sarà a Genova. In quante parti del mondo sarebbero felici di avere il Santo Padre per poterlo avvicinare, ascoltare, con lui e in lui rinnovare la fede! Per la nostra città la sua visita è una grazia speciale che si rinnova per la quarta volta: come non vedere, in questo, lo sguardo benevolo del Signore per la nostra amata Diocesi?

C’è un grande nemico del cuore che dobbiamo sconfiggere. Il suo nome è “abitudine”. La conosciamo per esperienza diretta. E’ quell’atteggiamento dell’animo a motivo del quale non rimaniamo più stupiti di ciò che invece dovrebbe stupire, non proviamo meraviglia per i doni grandi che in molteplici modi Dio riserva alle nostre esistenze. La visita del Papa è uno di questi grandi doni che siamo chiamati ad accogliere con gratitudine e gioia. E’ un evento di fede: così dobbiamo accostarci alla data del 27 maggio. Ci incontreremo con colui nel quale non vediamo semplicemente un personaggio noto e grande. In lui incontriamo la “Pietra” su cui il Signore ha inteso edificare la Chiesa e confermare nei secoli la nostra fede.

Personalmente, nel mio ministero, vivo anche la grazia di un rapporto umano molto bello e arricchente con Papa Francesco. Ma, al di là di questo, altro è ciò che davvero conta. Si ricorda nella vita di don Bosco, sempre fedelissimo al Papa e capace di trasmettere a tutti un grande amore per il Successore di Pietro, un episodio molto significativo e istruttivo Un giorno i suoi ragazzi inneggiarono a Pio IX, gridando: “W Papa Pio IX!”. Il santo non disse nulla al momento, ma venuta la sera, prima di mandare a dormire i ragazzi, li volle radunare e benevolmente li riprese: “Ricordatevi che è il Papa a cui dobbiamo essere sempre fedeli e che dobbiamo amare: non perché si chiama Pio, Leone o Giovanni, ma perché è il Papa!”.

Questo è il modo più bello e più vero per volere bene al Papa, per amare la Chiesa, per rimanere inseriti nello straordinario progetto di salvezza che Dio ha pensato per l’umanità. La Chiesa che è in Genova custodisce nella sua tradizione la virtù della fedeltà autentica al Papa. La grazia della prossima Visita la possa confermare in questa ancora una volta.