Omelia – 71° del Transito del Ven Gaetano Tantalo

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Omelia – 71° del Transito del Ven Gaetano Tantalo

Don Emidio, che ha proclamato il Vangelo, ha concluso la proclamazione con un gesto. E’ il gesto che fa ogni sacerdote quando termina la proclamazione del Vangelo durante la Messa. Ha baciato il libro dei Vangeli. È un gesto molto bello che tante volte non sappiamo capire né gustare. Esprime il desiderio di entrare in profonda comunione con quella parola che è stata annunciata. Quel gesto lo fa il sacerdote, ma spiritualmente lo dovremmo fare tutti nel silenzio del nostro cuore.

Anche noi, terminata la lettura del Vangelo, spiritualmente lo baciamo esprimendo il desiderio di entrare in comunione profonda con la Parola che il Signore ci ha rivolto.

Vogliamo vivere così questo momento di ascolto, vogliamo vivere l’ascolto della Parola del Signore come un bacio, come un desiderio del cuore di diventare una cosa sola con quel Signore che ci ha parlato, con quella Parola che Egli ci ha rivolto.

Lo vogliamo fare qui, in questo luogo, un luogo toccato dalla santità. Rimaniamo dunque in ascolto della Parola di Dio ma anche di quella parola che Dio lascia a noi attraverso la vita di un suo servitore fedele.

In effetti la vita di un Santo è sempre in qualche modo parola che il Signore ci rivolge. Un grande e santo Vescovo ha detto che la differenza che c’è tra il Vangelo e la vita dei Santi è la stessa differenza che c’è tra una musica scritta e una musica cantata. È una bella immagine. Ci aiuta a capire che la santità altro non è che un Vangelo divenuto vita. Musica scritta e musica cantata. Questa sera siamo in ascolto della musica scritta che è stata proclamata , il vangelo, e della musica cantata, la vita di don Gaetano.

Rimaniamo in ascolto con il desiderio di assimilare profondamente questa Parola, e quella scritta e quella cantata, desiderosi di capire ciò che Dio vuole dire al nostro cuore. In tal modo potremo riprendere il cammino della vita confortati, sostenuti , illuminati da questa Parola bella che rende bella anche la vita.

Don Gaetano ha vissuto santamente. E ha vissuto santamente secondo tre modalità che vogliamo con tanta semplicità ricordare.

La prima: don Gaetano ha speso la vita imitando Gesù. Abbiamo ascoltato nel Vangelo il Signore stesso che invita noi e dice “amatevi come io vi ho amato”.  Don Gaetano ha preso seriamente questo “come” e lo ha fatto diventare senso di ogni sua giornata, perché ogni sua giornata l’ha spesa imitando Gesù, volendo imitare Gesù. In questo modo ci ricorda un aspetto della santità che poi è un aspetto della vita cristiana, della vita di tutti noi: la vita cristiana, anzitutto, è un rapporto intenso, profondo di amore con il Signore. Poi, è anche uno stile di vita, un insieme di norme , dii comandamenti, ma prima di tutto è questo rapporto di amore che coinvolge tutta la vita. Don Gaetano ha imitato Gesù perché lo ha amato. Si è sforzato di imitarlo perché lo amava, perché si è lasciato coinvolgere in questa storia di amore. Don Gaetano ci ricorda con la sua vita questo primo aspetto della santità, sua ma che deve divenire anche nostra: la santità come imitazione, la santità come una storia di amore con il Signore, la santità come un coinvolgimento di tutto quello che siamo e di tutto quello che abbiamo con la presenza e l’opera di Gesù. Forse alcuni di voi ricordano un libretto antico, ma sempre attuale su cui tanti di noi e tanti nostri fratelli hanno formato la loro vita di fede: la “Imitazione di Cristo”. Ecco, don Gaetano ha vissuto l’imitazione di Cristo perché è rimasto conquistato da Cristo e dal suo amore. Custodiamo nel cuore questo primo aspetto della santità di don Gaetano, la santità come imitazione di Gesù, la santità come amore grande per Gesù.

Un secondo aspetto della santità di don Gaetano è quello della ferialità. Lo abbiamo ascoltato dalle parole di san Paolo. L’apostolo Paolo si rivolge a una comunità cristiana, quella dei Romani, e gli suggerisce tante piccole azioni, tanti piccoli sentimenti, tanti dettagli di vita nei quali impegnarsi a vivere il Vangelo. Don Gaetano ha vissuto la propria santità nella ferialità della sua vita, nella quotidianità della sua vita. È stato santo anche perché ha compiuto alcuni gesti particolarmente grandi, eroici, ma soprattutto perché nella quotidianità della vita, nella ferialità del suo ministero, negli incontri di ogni giorno, nelle scelte quotidiane  ha vissuto davanti a Dio e con Dio cercando la sua volontà. Questa è la caratteristica della santità di don Gaetano che oggi ci viene presentata e che anche noi siamo chiamati a riproporre nella nostra vita. Perché il santo, dovremmo ricordarlo sempre, non è un super eroe. È un uomo e una donna come tutti noi, che prendeo sul serio la vita di ogni giorno e la vive con Dio, davanti a Dio, cercando sempre e solo la sua volontà . Ecco, dunque, la seconda caratteristica della santità di questo Venerabile sacerdote: la quotidianità, la ferialità del suo vivere in Dio  e per Dio.

Infine, un terzo aspetto della santità del nostro sacerdote: don Gaetano è stato un uomo di grande preghiera, grandissima preghiera. La sua giornata è stata colma di preghiera, le sue notti sono state abitate dalla preghiera. Prima di iniziare la santa Messa sono stato accompagnato nei locali che ricordano dove don Gaetano ha vissuto e ho potuto vedere una finestrella che don Gaetano si era fatto aprire nel muro per poter dalla sua stanza guardare qui in chiesa verso il Tabernacolo, in modo tale da poter alzarsi la notte e stare alla presenza di Gesù. Don Gaetano, uomo della preghiera, non si è stancato mai di questo dialogo interiore con il Signore, di notte e di giorno, e in questo dialogo ha coltivato l’amore per il suo Signore. In questo dialogo ha coltivato la capacità di vivere nella quotidianità la volontà di Dio. Questo dialogo è stato la sua forza, il suo sostegno, la sua ispirazione. Don Gaetano è santo perché è stato un uomo di grande preghiera.

Ecco tre aspetti della santità del Veneravile. Molti altri potremmo ricordarne, ma ci fermiamo qui. Teniamo a mente: l’imitazione di Cristo perché per lui la fede è stato un rapporto di amore con il Signore; la ferialità della vita evangelica vivendo tutto con Dio e davanti a Dio; la preghiera di notte e di giorno, sempre, instancabile, fedele come forza e sostegno della sua vita e come modo per alimentare l’amore per il Signore e la capacità di vivere l’ordinario in modo straordinario. Quando ci rispecchiamo nella vita di un santo ne vediamo sempre la bellezza e ne rimaniamo sempre attratti, e ci viene da dire: come sarebbe bello se anche la mia vita potesse essere così! Come sarebbe bello se anche la mia vita potesse essere santa! In un celebre romanzo, di un autore francese, le ultime parole del racconto, che traducono il pensiero della protagonista, sono le seguenti: “Alla fine della vita aveva capito che non c’è che una sola tristezza: quella di non essere santi”. È tanto vero! E quando noi guardiamo i santi, ci accorgiamo che c’è solo una tristezza vera che ci può accompagnare, quella di non corrispondere al Signore con la santità della nostra vita.

Oggi guardando a don Gaetano lasciamoci riprendere da questo desiderio, da questa volontà, da questo progetto di vivere santamente come ha vissuto lui perché la santità è il segreto di una vera vita piena, di una vita riuscita, di una vita bella. In questo modo il Santo ci ricorda anche un’altra cosa: Dio quando entra nella vita dell’uomo non gli toglie nulla ma gli dona tutto e rende quella vita più bella, più vera, più autentica, più piena. A volte noi, in verità, abbiamo paura di Dio e lo teniamo un po’ a distanza. Quasi che accoglierlo troppo potesse significare essere derubati di qualcosa, essere privati di una qualche felicità, non poter realizzare compiutamente le nostre attese. No. Il Santo ci ricorda che la verità è un’altra. Là dove Dio è presente, là dove Dio è accolto, là dove Dio diventa il centro della vita, quella vita fiorisce davvero, diventa piena, diventa bella, diventa gioiosa, diventa una meraviglia. Allora, mentre ci lasciamo prendere da un rinnovato desiderio di santità, guardando don Gaetano, oggi vogliamo anche rinnovare questa fede: tu Signore sei l’alleato vero della mia vita, non voglio avere paura di te, ma voglio accoglierti sempre di più con me in tutti gli aspetti della mia vita di ogni giorno.

Concludiamo, ricordando che don Gaetano, grande innamorato della Madonna, diceva che quando si rimane sotto lo sguardo di Maria la nostra vita fiorisce . E’ vero. Lo sguardo della Madonna fa fiorire e rende bella la nostra vita. Lui camminava con il Rosario sempre in mano. Tra le sue dita scorrevano continuamente i grani del Rosario. In questo modo pregava Maria e in questo modo stava sotto lo sguardo di Maria. Maria è stata la sua compagna fedele nel cammino della santità. Don Gaetano è santo perché ha avuto accanto a se Maria. Vogliamo raccogliere l’insegnamento di questo sacerdote e ricordare che dobbiamo vivere sotto lo sguardo di Maria. Vivere sotto lo sguardo di Maria significherà, come per don Gaetano, essere fedeli a questa preghiera semplice ma così decisa che è il Rosario. Vivere con Maria significherà essere portati da lei per mano nel cammino della santità.

Tutto quanto abbiamo meditato lo vogliamo custodire nel cuore con tre parole. Sul letto di morte il Beato Rosmini disse ad Alessandro Manzoni: “In questo momento non posso far altro che tacere, adorare e godere”. Davanti a questa parola che Dio ci ha rivolto,  non possiamo che tacere pieni di stupore, adorare pieni di gratitudine, godere pieni di gioia.

(Sintesi dal parlato)