Omelia – Mercoledì delle Ceneri

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Omelia – Mercoledì delle Ceneri

Cappella Paolina

Omelia
Abbiamo oggi la grazia di iniziare, ancora una volta, il cammino della santa Quaresima, un cammino che la Chiesa definisce, nella preghiera di questo tempo, “cammino di vera conversione”. L’austero Rito delle Ceneri ne è segno altamente espressivo.
“Conversione” è una parola che conosciamo bene, ci è molto familiare: sia perché spesso la usiamo riguardo alla nostra vita spirituale, sempre bisognosa di riforma; sia perché la proponiamo alle persone che ci sono affidate, stimolandole al bene. Ma proprio perché ci è familiare, corriamo il rischio di renderla banale, svuotandola della forza e della radicalità che essa porta con sé.
Desideriamo, pertanto, iniziare il “cammino delle vera conversione” ricordando che questo significa anzitutto un itinerario di ritorno al Signore e, di conseguenza ai fratelli. Dobbiamo tornare al Signore con un amore più grande; dobbiamo tornare ai fratelli con un amore più grande.
Quale sarà il segno che il nostro cammino quaresimale è stato un “cammino di vera conversione”? Lo sarà il nostro cambiamento, la trasformazione della nostra vita. Arrivando a Pasqua potremo dire di aver vissuto bene la Quaresima se saremo, almeno un poco, cambiati nella logica di amore più grande riguardo al Signore e ai fratelli.
Ascoltando la parola del Signore, in questa giornata penitenziale del Mercoledì delle Ceneri, siamo aiutati a custodire nel cuore alcuni elementi utili per il nostro cammino di conversione.

  1. Abbiamo ascoltato: “Ritornate a me con tutto il cuore” (Gl 2, 12).
    Il ritorno a Dio non può essere parziale, richiede totalità e integralità. Il cuore deve essere consegnato per intero all’Amore di Dio, tutto il cuore deve divenire dimora dell’Amore di Dio.
    Ognuno di noi avverte l’urgenza di questo “ritorno con tutto il cuore”, dal momento che ritroviamo in noi un cuore diviso e, per questo motivo, profondamente malato. Tanti amori mondani vi abitano, tanti affetti disordinati lo agitano. Abbiamo un cuore inquieto perché appesantito da ciò che non è Dio e non in sintonia con la Sua volontà sulla nostra vita. Dice San Tommaso: “Per il fatto che l’amore trasforma l’amante nell’amato, fa sì che l’amante penetri nell’intimità dell’amato e viceversa, cosicché nulla di ciò che appartiene all’amato rimanga disgiunto dall’amante”.
    Abbiamo davanti a noi un tempo favorevole per andare alla ricerca di ciò che abita il cuore e non dovrebbe, al fine di sradicarlo con decisione. Il testo biblico citato usa la significativa espressione: “Laceratevi il cuore”. E’ proprio questo che dobbiamo fare: lacerare il cuore, ferirlo, strappando via quanto ancora gli impedisce di dichiararsi ed essere con verità proprietà del Signore.
    San Francesco di Sales ha scritto: “Se mi accorgessi che nel mio cuore una sola sottilissima fibra non vibrasse per Dio, subito me la strapperei”. Strappare: è questa l’azione da compiere e che, in qualche modo, viene a identificare la penitenza quaresimale: i digiuni, i pianti e i lamenti di cui ci ha parlato l’antico profeta. La penitenza, infatti, altro non è che il compimento di gesti, interiori ed esteriori, in virtù dei quali mortifichiamo qualcosa di noi per affermare che Dio è al di sopra di tutto, che il nostro cuore gli appartiene e che possiamo fare a meno di tutto ma non di Lui e del suo amore.
  2. Abbiamo anche ascoltato: “Perdonaci, Signore: abbiamo peccato”.
    Lo abbiamo ripetuto con il ritornello del Salmo responsoriale e, in tal modo, abbiamo riaffermato con umile verità la nostra miseria che anela alla misericordi di Dio.
    La Quaresima è il tempo propizio per riconoscere che siamo peccatori e che abbiamo bisogno del perdono del Signore. Come è bello avere la possibilità di cadere in ginocchio e di supplicare la bontà del Cuore di Gesù! Come è affascinante il volto luminoso di Colui che è tutto Amore, sempre pronto ad accoglierci frale sue braccia!
    Ma per assaporare la meraviglia della misericordia divina è necessario prima riconoscere fino in fondo la propria povertà. Solo se si scende nell’abisso del proprio male, quel male che abita nelle profondità del cuore e che si manifesta in pensieri, parole, opere e omissioni, diviene realissima e consolante l’esperienza dell’abisso senza fine del perdono divino.
    Non dovrebbe mancare, in questo tempo, una domanda rivolta a se stessi sulla frequenza riguardo al sacramento della Confessione. E’ proprio in quel sacramento che impariamo a guardare con umile verità la nostra vita, a riconoscere la miseria che vi abita, a gustare la dolcezza e la tenerezza di quell’abbraccio e di quel bacio di riconciliazione che solo il Signore è capace di dare. Non vi può essere storia di conversione e di santità senza l’assiduità con la Confessione sacramentale.
  3. Abbiamo inoltre ascoltato: “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2 Cor 6, 2).
    Il tempo che abbiamo a disposizione è una grazia grande per la nostra vita. Non dobbiamo e non possiamo perdere tempo!
    I quaranta giorni della Quaresima sembrano lunghi e, invece, passano tanto rapidamente. I giorni della vita appaiono lunghi e, invece, hanno la caratteristica di un soffio che subito svanisce. Il tempo non può essere perduto invano! Non è saggio rimandare a domani quello che possiamo e dobbiamo compiere oggi.
    Ora è il momento della conversione! Ora è il tempo della santità per la nostra vita! Perché indugiare? Perché attardarci in tante inutili occupazioni e preoccupazioni non dedicando la vita a ciò che davvero conta e per cui vale la pena vivere e morire?
    Le giornate della vita fuggono veloci come il vento. E che cosa rimane di esse se non le abbiamo riempite di amore, dell’amore di Dio e del prossimo? “Temo il Signore che passa”, affermava sant’Agostino, pensando alla triste possibilità di mancare all’appuntamento con la grazia che Dio offriva alla sua vita. Temiamola anche noi questa possibilità: significherebbe perdere l’appuntamento con l’Amore che dà senso, gioia e pace alla nostra storia.
    La pagina del vangelo, nella quale Gesù ci offre il triplice invito all’elemosina, al digiuno e alla preghiera, si propone a noi anche come suggerimento di un preciso programma di vita. Ciascuno di noi dovrebbe programmare con attenzione il proprio percorso quaresimale; non è bene viverlo alla giornata. Facciamolo presto, subito! Non lasciamo passare questo tempo di grazia senza aver formulato qualche impegno preciso, senza aver pensato una meta alta cui tendere.
    Sì, nel nostro programma, redatto con sapiente concretezza, tendiamo verso l’alto, coltiviamo grandi desideri, non accontentiamoci di mezze misure. Osiamo correre, anzi volare nella via della conversione, in questo santo tempo della Quaresima. Non mancherà l’aiuto del Signore a sostenere il nostro santo proposito.

(trascrizione)