Omelia alla Santa Messa per la vita consacrata

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Omelia alla Santa Messa per la vita consacrata

 

Santa Messa nella Prima Domenica di Avvento. Incontro con le Persone consacrate

Come sono belle queste parole di Gesù che oggi, nella prima domenica di Avvento, sono risuonate qui, per noi, in questa chiesa Cattedrale. “Risollevatevi e alzate il capo”. In che senso? Ricominciate il vostro cammino e che sia un cammino di santità. Siamo forse ripiegati su noi stessi? Siamo forse rattristati? Siamo forse delusi, affaticati? Risollevatevi, alzate il capo! Siete chiamati alla santità! Se la nostra debolezza è grande, e la povertà ci accompagna, lo Spirito del Signore è con noi, come ci è stato ricordato all’inizio della celebrazione. È con noi per infuocarci la vita. È con noi per ridestare il desiderio di una grande santità. È con noi perché oggi, ancora, la Chiesa a Tortona riviva quel florilegio di santità di cui ci è stata fatta memoria.

Lo dobbiamo invocare, con fiducia: Manda il tuo Spirito!  Risollevaci, rialza il nostro capo, facci santi, secondo i tuoi desideri. Infuoca il cuore di ciascuno di noi, metti le ali alla nostra povera vita.

Oggi, inizio del tempo di Avvento, questa è la grande chiamata che risuona qui, per noi presenti e per chi presente non può essere. Questa è la grande chiamata: la chiamata alla santità! Grande, non piccola, grande, perché lo Spirito Santo dona e chiede questo, null’altro e nulla di meno. Vogliamo iniziare il cammino di Avvento così, in questo clima, dentro questo orizzonte, accompagnati da questi grandi desideri. Lo Spirito del Signore, oggi, ci aiuta a coltivare questi desideri attraverso il dono di alcune parole.

Una prima parola è risuonata tra noi: la promessa. Come è bella la nostra vita di religiosi, religiose, persone consacrate! Perché è fondata su una promessa. È iniziata così la nostra storia, a partire da una promessa di amore, di felicità e di grazia. E noi sappiamo che quando Dio promette poi realizza. Può darsi che il cammino della vita, attraverso la sua quotidianità, ci abbia provato, a volte ci abbia un po’ deluso, certo ha appesantito i passi del nostro andare; ma c’è questa promessa di amore che è la fonte inesauribile che dona sempre energie nuove al nostro cammino. Ritorniamo oggi alla promessa di amore e di gioia che fonda tutto in noi e di noi.

Come è possibile procedere stancamente se c’è questa promessa di Dio? Com’è possibile procedere delusi se c’è questa promessa di Dio? Com’è possibile andare avanti senza fiducia e speranza se c’è questa promessa di Dio? Potremmo anche dire: come è possibile immaginare che la santità non possa essere l’orizzonte della nostra strada se c’è questa promessa di Dio? Oggi ritorniamo a questa promessa, è Lui che ce l’ha fatta. L’abbiamo sentita nel nostro cuore, l’abbiamo abbracciata con tutta la nostra vita, l’abbiamo desiderata fin dall’inizio: la promessa di Dio! Ci sono parole che passano su di noi, come se fossimo sostanze impermeabili. Ma ci pensate? Dio ci ha promesso amore, gioia e grazia, e pensiamo forse che non voglia realizzare per noi tutto questo? La grandezza e la bellezza della nostra vita consistono in questa promessa, che il Signore ha fatto alla nostra vita. Ecco la prima parola alla quale tornare. Ecco la prima parola dalla quale ancora attingere per il nostro itinerario: la promessa fedele di Dio che per noi vuole amore, gioia, grazia, pienezza di vita.

Una seconda parola è risuonata tra noi: la sovrabbondanza dell’amore. Quando il Signore ci ha chiamato ha immesso in noi una capacità nuova e impensabile di carità, di donazione e di amore. Pensiamoci: chi potrebbe amare alla maniera stessa di Dio? Chi potrebbe immaginare di coltivare dentro di sé i sentimenti stessi che sono presenti nel cuore del Signore? Noi lo possiamo, perché il Signore ci ha fatto questo dono: il Suo amore in noi, la Sua carità in noi, il Suo cuore in noi. Lo ha fatto a noi in modo speciale. Come è bella, allora, la vita di consacrazione, che non soltanto ha al suo fondamento quella promessa straordinaria, ma che porta anche in sé una capacità bellissima di poter amare con quella sovrabbondanza che è tipica del cuore del Signore, dell’amore e della carità di Dio.

Oggi torniamo anche a questa parola per riscoprire che non è tanto un “dovere” la nostra carità, in comunità, tra di noi, nei riguardi dei bisogni di tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino. No! Non è un dovere! È una capacità che ci è stata data, è un dono straordinario a cui dobbiamo continuamente attingere, perché questa sovrabbondanza di amore risplenda nelle nostre case, nelle nostre comunità, nelle nostre vite, nella nostra Chiesa, in questa terra tortonese! Il fuoco della carità del cuore del Signore nei nostri gesti, nei nostri occhi, nei nostri cuori, nelle nostre scelte, nelle nostre vite! Non è forse bella, allora, la vita di consacrazione? Non è forse bellissima e straordinaria?

Una terza parola è risuonata tra noi: il cuore leggero e non appesantito. Abbiamo ascoltato Gesù parlare di questo cuore. È un cuore che non si lascia prendere dalle dissipazioni, dalle ubriachezze, dagli affanni della vita, ma vive quella leggerezza che gli è donata. Da che cosa gli è donata? Dalla chiamata del Signore, dai consigli evangelici, da tutti i doni che Dio fa arricchendo la nostra esistenza. Noi siamo gli uomini e le donne dal cuore libero. Noi siamo gli uomini e le donne dal cuore leggero. Noi siamo gli uomini e le donne dal cuore che è capace, possiamo dirlo, di sperimentare fino in fondo la vera bellezza della vita, perché questo cuore è stato preso da Gesù, è stato amato da Gesù, è stretto nell’abbraccio di Gesù.

Forse, qualche volta, anche a noi è capitato di voltarci indietro e di pensare che quelle dissipazioni, quelle ubriachezze, quegli affanni della vita potessero essere qualcosa di meglio di ciò che viviamo. Forse, con una sorta di stolta nostalgia, abbiamo guardato a quello che un tempo, con slancio, abbiamo abbandonato, quasi a immaginare di aver perduto qualcosa, nella sequela di Gesù. No! Oggi, nel momento in cui riascoltiamo questa parola che Gesù ci dona, diciamo la nostra gioia per il cuore leggero che ci è dato, perché è bello stare con Gesù, è bello seguire Gesù, è bello dare la vita per Lui. Non ci sono dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita che possano catturarci, perché il Signore è meglio, è molto meglio! È meglio di ogni altra cosa, è meglio di tutto, e noi siamo contenti di quello che viviamo.

Siamo contenti della strada che percorriamo, siamo grati al Signore perché ce l’ha indicata e ci ha chiamato a percorrerla. Siamo contenti di Dio. Che la nostra vita non dica mai una pesantezza a motivo di Dio, che non la dica mai! Che non dica mai attrattiva per qualcosa che non ci appartiene, che non dica mai nostalgia delle cose del mondo. No! Che dica sempre e solo la bellezza di Dio! Che canti sempre e solo la gioia per essere in questa strada di consacrazione. Che dica al mondo che accogliere il Signore dentro la propria vita è l’affare della vita, è la grazia della vita. Lo si veda nei nostri occhi, lo si veda nel nostro cuore, lo si veda nei nostri volti, lo si veda nel nostro stile, lo si veda nel modo in cui vestiamo, lo si veda in tutto! Tutto dica che nulla è meglio di Gesù, e che noi siamo felici di questo.

Ecco le tre parole che lo Spirito ricorda al nostro cuore, con la passione tipica dello Spirito, col fuoco tipico dello spirito. Oggi di nuovo vengono impresse in noi, come dono straordinario di cui far memoria e da ricordare, in modo che diventino sostegno, aiuto, slancio in questo rinnovato cammino di santità che siamo chiamati a percorrere. Se sarà così, noi avremo risposto fino in fondo a quella chiamata che riguarda in particolare religiosi, religiose, persone consacrate.

Ricordate San Cipriano che, quando si rivolgeva alle persone consacrate, diceva come incoraggiamento, quasi con una sorta di ammirazione e invidia: “Voi siete già adesso ciò che noi un giorno saremo” (De Habitu Virginum 22).

Questa è la vostra vocazione. Questo è lo splendore della vostra chiamata. Questa è la testimonianza che il Signore vi dona di consegnare a noi e al mondo. Essere già ora ciò che un giorno tutti saremo.

Siatelo! Siatelo fino in fondo! Siatelo con slancio. Siatelo con gioia! Siatelo!

Manda il tuo Spirito, Signore, e fa’ in modo che ogni persona consacrata di questa nostra terra tortonese sia ciò che noi saremo, attraverso la sua vita di santità.

 

Trascrizione da registrazione audio