Omelia – Solennità di Nostra Signora della Guardia

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Omelia – Solennità di Nostra Signora della Guardia

Santuario di Nostra Signora della Guardia
Bavari

Omelia
Siamo in questo bel santuario per aprire il cuore davanti alla Madonna della Guardia. Ce lo ha ricordato il testo della pagina dell’Antico Testamento: “Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo” (Sir 8, 30). E’ giusto, ed è anche bello e consolante, venire nella casa di Maria per presentarle la nostra vita: le gioie, i dolori, le preoccupazioni, i progetti… Veniamo nella casa di Maria per rivolgere a Lei, Madre dolcissima, la nostra fiduciosa preghiera. E tuttavia non basta.
Quando abbiamo la grazia di celebrare una festa in onore della SS. Vergine non dobbiamo dimenticare quanto affermava un santo. Egli diceva che se fissiamo con attenzione lo sguardo sugli occhi di Maria ci accorgiamo che quegli occhi indirizzano la nostra vita e il nostro cuore a Gesù. La Madonna ha un unico desiderio: quello di condurci al Suo Figlio. Per questo, anche oggi, mentre guardiamo a Maria avvertiamo il suo richiamo a rendere la nostra vita più conforme alla volontà del Signore.
In questo giorno abbiamo la gioia di invocare Maria come nostra “celeste Custode”. Chiamiamola così nella nostra preghiera e chiediamole di essere nostra custode, custode della nostra vita cristiana, custode della nostra appartenenza di amore a Gesù.
La parola del Signore che oggi abbiamo ascoltato ci aiuta a capire meglio di quali aspetti della nostra vita di fede la Madonna è nostra custode, a quali aspetti della vita cristiana la Madonna ci richiama amorevolmente.

  1. Nella visione giovannea, così come è proposta nel libro dell’Apocalisse, appare la città santa, che l’apostolo definisce “una sposa adorna per il suo sposo”. La Chiesa, nel collocare questo testo nell’ambito della festività mariana, intende contemplare nella sposa adorna per lo sposo la Madre del Signore. Lei è la sposa bella a cui guardiamo; Lei è la sposa splendente e adorna che rapisce il nostro sguardo.
    Maria è la sposa. In tal modo ci viene ricordato che ciò che caratterizza la fisionomia spirituale della Madonna è l’elemento nuziale, la dimensione dell’amore. Nessuno più di Maria ha amato e mai amerà il Signore.
    Guardare Maria sposa, pertanto, significa ascoltare il richiamo a fare della nostra vita cristiana una vera e propria storia di amore. Non lo ripeteremo mai abbastanza a noi stessi: la vita della fede non è e non può essere semplicemente una relazione con un ideale pur altissimo e attraente, come neppure può essere l’adesione a un regime di vita buona che comporta dei sì e de no. La fede è certamente anche questo. Ma prima e a fondamento di questo vi è la realtà dell’amore. Si è cristiani perché si è stati conquistati dall’amore di Cristo che ci ha preceduto e ci ha attirati a Sé. Si è cristiani perché l’intera nostra vita è coinvolta in una storia di amore dalla quale non rimangono fuori né intelligenza, né volontà, né sentimenti, né affetti. Tutto di noi rimane avvolto nell’avventura dell’amore di Dio.
    Guardiamo, dunque, alla Madonna. E avvertiamo il chiaro e dolce invito a rendere la nostra vita di fede sempre più una vita di amore, sull’esempio di Lei, la sposa tutta adorna per il suo sposo.
  2. E’ ancora la pagina di san Giovanni a fornire una seconda bellissima immagine, relativa alla Chiesa e, in tal modo, anche a Maria. La città santa contemplata dall’apostolo è anche la “dimora di Dio con gli uomini”.
    Non è forse vero che proprio la Madonna è la dimora di Dio tra gli uomini? Chi tra le creature può essere chiamato “arca del Signore” come si addice a Maria? Non è stato e mai vi sarà alcuno che al pari di Maria è “terra abitata” da Dio, perché in Lei Dio si è fatto carne.
    Guardare Maria come a colei che è la dimora del Signore significa ascoltare il richiamo a essere anche noi dimora di Gesù in questo mondo. Una domanda, però, sorge spontanea: come permettere al Signore di prendere sempre più dimora in noi? E’ ancora lo sguardo rivolto alla Madonna che ci consente di dare risposta alla domanda. Maria è dimora di Dio perché in Lei non vi è traccia di colpa e di peccato. Là dove il male è assente, Dio può prendervi la sua dimora.
    Così ci accorgiamo che possiamo essere dimora del Signore nella misura in cui debelliamo il peccato e il male dalla nostra vita, in ogni sua forma. Estirpare il male che è in noi con l’aiuto della grazia; combattere il peccato che è in noi con la forza dello Spirito di Dio. Ecco la condizione perché la presenza di Dio in noi si dilati sempre più. Proprio come in un campo, dove l’erba buona può rimanere e crescere nella misura in cui le erbacce vengano estirpate.
    Quanto il mondo di oggi ha bisogno di Dio! Ma dove può trovarlo se non in coloro che sono chiamati a essere, con la loro vita, un segno della Sua presenza tra gli uomini? La Madonna, perché dimora del Signore, è il richiamo più bello e suggestivo della Sua presenza tra gli uomini. Chiediamo la grazia di poter essere anche noi un richiamo pieno di fascino del Signore in questo mondo, perché da Lui abitati.
  3. Alla fine della pagina del Vangelo, Maria effonde il cuore orante in un canto splendido di stupore e di gratitudine. Il “Magnificat” è uno squarcio che lascia intravvedere lo sguardo con cui la SS. Vergine ha osservato la realtà della sua vita in ogni dettaglio.
    In quello sguardo le cose visibili rimangono, ma vengono considerate, lette e comprese a partire dalle realtà invisibili, dall’opera provvidente di Dio, che governa tutte le cose. Quello di Maria è lo sguardo della fede cristallina che sa vedere Dio sempre e in tutto, e per questo è capace di rendere grazie a Dio sempre e per tutto.
    Guardare alla Madonna che canta il “Magnificat” significa per noi assumere il suo stesso sguardo di fede sulla nostra vita e sull’intera storia del mondo. Non vi è nulla, proprio nulla che non porti in sé la traccia della Provvidenza di Dio che tutto conduce per il bene migliore di ciascuno. Tutto è grazia, perché tutto è abitato da Dio. Tutto è grazia perché in tutto l’amore di Dio è all’opera.
    I nostri anziani amano dire, con un detto tanto popolare quanto vero, che “non si muove foglia che Dio non voglia”. Ecco lo sguardo semplice e profondo della fede, quello sguardo che troviamo nella Madonna del Vangelo, quello sguardo che la Madonna oggi ci insegna. Impariamo ad avere questo sguardo sulla nostra giornata, sulla nostra vita passata, presente e futura, sulle vicende del mondo.
    Quando ancora ero seminarista, ricordo che un giorno l’Arcivescovo di allora, il Card. Giuseppe Siri, venne in Seminario per un incontro informale e familiare. Tra l’altro parlò a noi seminaristi della Madonna, e a un certo punto disse più o meno così: “Le immagini della Santa Vergine mi piacciono tutte, ma le mie preferite sono quelle che la ritraggono con Gesù Bambino in braccio. Le preferisco perché sono le più vere, quelle che meglio traducono in immagine una grande verità della nostra fede: Maria ci conduce a Gesù, a Gesù si va per mezzo di Maria”.
    Possa essere così anche per noi in questa solennità della Madonna della Guardia: i nostri occhi sono fissi su Maria, ma Maria ci conduce a Gesù. Lasciamoci condurre con docilità da questa nostra amatissima Custode. 

    (sintesi da registrazione)